Quattro anni fa scrisse un pamphlet per analizzare la “testata mondiale” di Zidane. Oggi Sergio Manghi, docente di Sociologia a Parma, potrebbe trovare altra materia nella dissoluzione della nazionale transalpina.
Vita: C’è qualcosa in comune tra questi due fatti…
Sergio Manghi: Quello che c’è in comune è la non banalità. Questa Nazionale si è voluta far ricordare in modo inconscio. Non è un exploit ben riuscito come quello di Zidane. Oggi è più una caciara. Però rispetta l’idea narcisista francese: una bella sconfitta cancella il fatto che è una sconfitta. Questa è la grandeur.
Vita: C’è anche un conflitto tra immigrati da banlieue e nuovi immigrati. Una sconfitta figlia di queste tensioni?
Manghi: Probabilmente sì. Uno come Malouda non è un combattente come poteva esserlo Vieira. Ancor meno il bretone Gourcuff. Le nuove generazioni di immigrati sono figlie di una società più europea e per questo meno affamate e forti.
Vita: Zidane si è schierato con l’allenatore contro la squadra. Come se lo spiega?
Manghi: Lui sa che il mondo si ricorderà di questi Mondiali per il vincitore e per la brutta figura della Francia. E sa che quando i francesi “non francesi” falliscono hanno i nervi più fragili. La sua testata mondiale insegna…
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