Sostenibilità

Ponte sullo Stretto, è sempre l’ora del no

di Redazione

Caro WWF,
leggo sulle vostre pubblicazioni prese di posizione contro il ponte sullo Stretto di Messina e mi chiedo quanto segue. Un po’ in tutte le parti del mondo sono stati fatti e si fanno ponti su lunghi tratti di mare: cosa ne dicono i WWF dei molti e importanti Paesi interessati a queste costruzioni?
Renato Caramel (vecchio socio di Padova)

Gentile Renato,
non esiste oggi al mondo la capacità tecnica di realizzare un ponte sospeso di 3.300 metri, a doppio impalcato stradale e ferroviario, come è stato dimostrato dai più grandi esperti. Inoltre c’è da ricordare che l’opera dovrebbe essere costruita in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo, oggetto anche dei movimenti geologici profondi per lo spostamento e l’innalzamento delle piattaforme continentali africana ed europea che qui si incontrano. Si aggiunga, dal punto di vista territoriale e ambientale, che sia la fascia costiera calabrese che quella siciliana è costituita da sabbie che si sgretolano continuamente (come hanno dimostrato le tragedie di Messina ma prima anche quelle della Costa Viola calabrese), oltre ad essere zone tutelate dall’Europa per l’avifauna migratrice. Quindi, si dovrebbe fare un’opera irrealizzabile e a rischio e perlopiù inutile e non redditizia. Infatti, c’è da dire che il costo del ponte sarebbe a consuntivo tra i 6 e i 9 miliardi, e che la gestione ordinaria graverebbe sulle tasche degli italiani con aiuti pubblici per 130 milioni l’anno, questo perché è stato stimato che al 2032 il traffico non sarà più di 18.500 veicoli al giorno, mentre il ponte si ripagherebbe solo se vi transitassero 100mila veicoli al giorno e i tempi di percorrenza (dati i lunghi raccordi ferroviari e stradali e il pagamento del pedaggio) non sono concorrenziali con il traghettamento.
Stefano Lenzi, ufficio istituzionale WWF Italia
inviate le vostre lettere a panda@wwf.it

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