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Se il calcio è metafora della vita

di Redazione

Gol. Non segniamo mai, al dunque non si arriva al punto finale. L’Italia ha un problema. Anzi, diversi. Dopo l’ultima partita della Nazionale, ignoti vandali hanno imbrattato le statue di Villa Borghese a Roma con scritte pregnanti del tipo: «Viva i re del cazzeggio». Che succede al nostro Paese? Davvero il destino della nostra squadra di calcio ai Mondiali è una metafora di tutti gli altri guai che ci tocca vivere? Davvero dobbiamo sperare solo nel “cazzeggio”? Il sospetto è fondato, visto che sulla carta c’era ottimismo e voglia di far bene, un allenatore vincente anche se antipatico come Lippi? Invece la vicenda è abbastanza depressiva. Difficile finisca davvero come nel 1982, quando, come evocato dal più forte di tutti, Maradona, si cominciò molto male e si finì con la coppa Rimet. È tutto drammaticamente diverso per un Paese di umorali come noi. Certo, poi uno si guarda intorno e vede il calciatore francese Ribery che si allontana in lacrime dagli spogliatoi? La Germania a intermittenza, la Spagna che perde all’esordio? E pensa a Mario Balotelli rimasto a casa.
Scandali. È stata una settimana di intoccabili alla ribalta. Prima è stato indagato l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, con un’accusa gravissima: corruzione. Legata alla gestione di alcuni alloggi di Propaganda Fide, al cui vertice fu per qualche anno lo stesso Sepe. Poi è toccato ad Antonio Di Pietro. Il leader dell’Italia dei Valori è finito sotto inchiesta a Roma per un’ipotesi di truffa legati ai rimborsi elettorali assegnati al movimento politico da lui fondato. Entrambi sono molto convinti della loro innocenza ed hanno avuto modo di esternarlo ampiamente sui mass media italiani. Vediamo che cosa resterà di queste inchieste penali fra un po’ di tempo. Importante però che non si abbia l’impressione che esistano aree moralmente inattaccabili, soprattutto quando non lo sono affatto.
Anniversari. Siamo ad un anno dalla strage di Viareggio, quando morirono 32 persone ed un intero quartiere della cittadina toscana fu sconvolto. Ora la Procura ha finalmente iscritto 18 persone nel registro degli indagati. Al centro delle indagini negligenze, omissioni ed errori che hanno portato al guasto fatale. Il futuro processo si annuncia fitto di perizie tecniche e pareri di professori, e tuttavia la speranza è che si accertino comunque le responsabilità. Si affaccia infatti un altro anniversario, quello di Ustica, e stringe il cuore a pensare come il nostro sia il Paese delle stragi senza un perché. Viareggio potrebbe essere il primo esempio di un cambio virtuoso.

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