Welfare

Immigrati, il lavoro è un po’ meno nero

Entro il 2001 un nuovo assunto su cinque sarà extracomunitario. Sono le cifre di un rapporto del ministero di Maroni.

di Francesco Agresti

Senza il contributo degli extracomunitari, non solo il tasso di crescita della popolazione sarebbe negativo, ma l?economia nazionale subirebbe una decisa battuta d?arresto. La conferma viene dai dati contenuti nella quarta edizione del rapporto Excelsior 2001 sui fabbisogni professionali delle imprese, promosso da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro. Prima della fine di quest?anno saranno assunti nel nostro Paese 149mila cittadini extracomunitari: il 21 per cento delle nuove assunzioni. Sull?intero territorio nazionale saranno così creati 714 mila nuovi posti di lavoro, il 14 per cento in più rispetto alla previsioni del ?99. Delle oltre 100mila imprese monitorate dal sistema informativo camerale, il 30 per cento ha dichiarato di voler assumere personale. Il 2001 farà registrare un saldo, tra entrate e uscite dal mercato del lavoro, positivo e superiore alle 380 mila unità con un incremento del 3,9 per cento rispetto all?anno precedente. E le imprese del Sud, in particolare quelle di piccole dimensioni, guideranno la ripresa. Quello dei servizi si conferma il settore più dinamico, in particolare il comparto turistico e quello a elevato contenuto innovativo, mentre diminuiranno le richieste di specializzazioni legate alle attività impiegatizie. In netta ripresa anche il settore dell?edilizia, indicatore significativo della salute di un?economia: nel 2001 infatti farà segnare una crescita occupazionale vicina al 7 per cento. In crescita, anche se a ritmi meno sostenuti, l?industria manifatturiera. A tirare la volata sono le piccole imprese, che si confermano nel ruolo di vera struttura portante dell?economia nazionale. Rispetto allo scorso anno, l?offerta di lavoro delle aziende di modeste dimensioni crescerà del 10 per cento. Rimane ancora irrisolto il problema della formazione dei lavoratori: mancano all?appello il 40 per cento delle figure professionali che le imprese stanno cercando. La flessibilità introdotta per gradi nel nostro ordinamento inizia a produrre effetti. A tal proposito, la preoccupazione principale è quella di creare posti di lavoro in grado di garantire un?adeguata stabilità economica. «Quella che verrà creata», afferma Carlo Sangalli, presidente di Unioncamere, «sarà una buona occupazione. Si prevede una consistente crescita del livello medio di istruzione richiesto dalle imprese. Inoltre ogni dieci assunzioni sei lo saranno con contratti a tempo indeterminato». Cifre, queste, che riguardano solo marginalmente la condizione lavorativa degli immigrati: secondo una ricerca della Fondazione Silvano Andolfi sulla qualità della vita delle famiglie immigrate nel nostro Paese, commissionata dal dipartimento degli Affari sociali della presidenza del Consiglio dei ministri, il primo lavoro in Italia per 62 immigrati su cento è in nero ed è un lavoro manuale non qualificato. L?85 per cento degli immigrati da quando è in Italia non ha mai frequentato un corso di formazione professionale o di avviamento al lavoro. «Nei settori tradizionali, quelli nei quali si registra la maggior richiesta di lavoratori extracomunitari», spiega Oberdan Ciucci, presidente dell?Anolf, associazione della Cisl che raccoglie 46mila immigrati, «il 60 per cento delle offerte di lavoro sono indirizzate alla manovalanza non qualificata. L?aumento di richieste di lavoratori extracomunitari è strettamente correlato al rifiuto dei lavoratori del Sud di trasferirsi in zone dove la manodopera scarseggia. Gli immigrati, pur di lavorare, sono invece disposti a vivere anche in dieci in appartamenti dalle dimensioni ridotte, accettando condizioni disagiate». Accertata la necessità di avviare al lavoro un numero discreto e in continua crescita di lavoratori extracomunitari, rimane ora il problema di far crescere anche la qualità delle condizioni di lavoro. «La proposta di Umberto Bossi, ribadita dal ministro del Lavoro Roberto Maroni», conclude Ciucci,«va proprio nella direzione opposta, quella dei lavoratori immigrati ?usa e getta?. È un idea inaccettabile».


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