Sostenibilità

Sos Mediterraneo, il nostro scrigno sempre più a rischio

di Redazione

Occupa l’1% della superficie marina mondiale, ma contiene il 7,5% delle specie. Inquinamento, pesca selvaggia, turismo, cambiamenti climatici lo minacciano. Salvarlo si può. Ecco comeDi tutti gli oceani del pianeta, il Mare Mediterraneo occupa meno dell’1%. Un piccolo gioiello, che ospita una biodiversità straordinaria: 8.500 specie, vale a dire il 7,5% di tutte le specie marine. Un quarto delle specie marine vive solo qui. Dieci specie di cetacei sono regolarmente presenti nel Mediterraneo; in zone costiere e di mare aperto si trovano aree dove vengono a riprodursi lo squalo bianco, lo squalo grigio e la verdesca.
Il Mediterraneo è anche un’area di nidificazione della tartaruga marina Caretta caretta, e una zona di riproduzione del tonno rosso, nonché la zona di pesca (legale ed illegale) più importante al mondo di questa specie (vedi articolo a pagina 7). Il tonno rosso è al momento la specie di maggior valore commerciale a livello globale, ed un prodotto capace di influenzare i meccanismi commerciali tra i mercati ittici più influenti al mondo, ovvero il Giappone, l’Europa e gli Stati Uniti. Infine, nel mar Mediterraneo vive uno dei mammiferi più rari al mondo, la foca monaca.

Le minacce
Sono otto le minacce che incombono sul Mediterraneo e contro le quali si concentrano gli sforzi di tutela del WWF: distruzione degli habitat a causa delle attività di pesca, il bycatch di specie non bersaglio nella pesca, la pesca eccessiva o indiscriminata, il turismo non sostenibile, l’urbanizzazione non sostenibile della fascia costiera, le specie aliene introdotte, l’inquinamento, i cambiamenti climatici globali. Il Mediterraneo – frequentato ogni anno da 220 milioni di turisti – è sommerso da “fiumi” di pesticidi, fertilizzanti, o veleni vari scaricati dalle industrie: 9mila chilometri di acque ricche di sostanze tossiche solo contando i corsi del Po, dell’Ebro, del Rodano e del Nilo. La pesca a strascico, se illegale, distrugge i fondali, estirpando e pescando invertebrati marini e pesci che non hanno valore commerciale, e per tale motivo vengono rigettati in mare. L’attrezzo che cattura il maggior numero di cetacei è però la rete derivante illegale, detta spadara, una vera e propria barriera verticale alta decine di metri e invisibile, che ogni anno si stima che causi la morte di decine di migliaia di cetacei.

L’azione WWF
Per limitare l’impatto di queste minacce, il network degli uffici del WWF nel Mediterraneo (Francia, Italia, Grecia, Spagna, Turchia, Programma Mediterraneo, Ufficio Europeo di Policy) si è impegnato nella definizione di una strategia di conservazione comune, la Mediterranean Initiative. In Italia, il Programma Mare del WWF promuove la collaborazione con i pescatori per rendere la pesca e la sua gestione più rispettose dell’ambiente (anche nei Paesi dove le flotte europee operano per portare il prodotto nei mercati italiani, come ad esempio il Senegal), contrastare l’impatto della pesca illegale e non normata in Italia, promuovere l’efficacia di gestione delle aree marine protette, educare al consumo sostenibile di pesce e degli altri prodotti ittici del mare.
(M.Cost.)


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