Mondo

«Migranti, restate in Italia»

Presentato il piano di integrazione. Parla il neo direttore generale al Welfare, Natale Forlani. Anteprima di VITA

di Riccardo Bagnato

«Non sarà tanto la crisi finanziaria. Il vero banco di prova per l’Europa sarà la capacità di governare i processi di integrazione dei cittadini». Ne è convinto Natale Forlani, ex amministratore delegato di Italia Lavoro – agenzia operativa del ministero del Lavoro – e recentemente nominato direttore generale dell’Immigrazione al dicastero di Maurizio Sacconi. Dev’essere per questo che di fronte al nuovo piano per l’integrazione «Identità e incontro», in vigore da gennaio 2011 e approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 giugno (in allegato), non ha dubbi: «Si tratta di una svolta, ma non possiamo dirlo ad alta voce».

Vita: Scusi, ma in cosa consiste la novità? E perché non si può dire?
Natale Forlani: È la prima volta che si dice a chi viene in Italia che può rimanere. Capisce?
Vita:Non farà piacere a parte del governo…
Forlani: Sarà. Ma se ci facciamo caso tutta la legislazione italiana è impostata sul fatto che gli immigrati possono venire qui, ma devono poi tornarsene a casa. Il piano di integrazione sposta questo asse. Prevede la sottoscrizione di un accordo di integrazione che dovrà essere firmato da ogni straniero richiedente il permesso di soggiorno. Ma per la prima volta si parla di “premialità” a rimanere. Non è ancora la cittadinanza costruita sul piano normativo, però è una premessa culturale fondamentale. In altri termini, il sistema Italia non ha interesse a produrre popolazione attiva immigrata con un eccesso di mobilità, perché aumentano i costi e non i benefici. D’altro canto la stabilizzazione di una quota più rilevante di presenze è legata alle prospettive che si possono offrire. Insomma, la domanda è molto semplice: noi, per fare 4 milioni di popolazione attiva in più – di cui abbiamo bisogno per sostenere sanità e pensioni – dobbiamo mobilitarne 20 oppure 8 milioni? Oggi gestiamo una mobilità eccessiva, che diventa un costo sociale ed economico.
Vita: Qualche esempio concreto per stabilizzare la domanda?
Forlani: Gliene cito tre: il permesso di soggiorno premiante, il permesso di soggiorno stagionale pluriennale (dai 3 anni in su), e l’accoglimento della direttiva europea sulla Blu Card, sul modello della Green Card americana, ovvero il foglio che consente agli stranieri l’occupazione a basi formative, ma extra quota…

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In allegato, inoltre, i risultati dell’indagine svolta da Censis Ismu Iprs per conto del Ministero del Lavoro presentati a Roma il 17 giugno al convegno conclusivo del Progetto “PER.LA”


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