Non profit

Una fondazione e tre coop: la Val Camonica fa impresa

di Redazione

Gestiscono una Rsa da 45 posti. E insieme hanno sottoscritto un mutuo di 25 anni«Abbiamo solo fatto la scelta più ovvia», racconta Giacomo Lanzini visibilmente meravigliato. Per lui, consigliere di una fondazione, e per altri tre presidenti di cooperative, costituire un’impresa sociale è stato naturale, ovvio appunto. Le quattro realtà collaboravano da tempo nel campo dell’assistenza agli anziani e allora sembrava scontato fare un salto di qualità. Nasce così Valle Camonica Solidale srl, l’impresa sociale che riunisce la Fondazione ex Ipab Santa Maria della Neve onlus, le due cooperative di tipo A, Rosa Camuna Alta Valle e Margherita, e la cooperativa di inserimento lavorativo Rosa Camuna Ambiente. Insieme gestiranno una Rsa di 43 posti letto in regime di accreditamento, riuscendo al contempo a rispondere alle esigenze di assistenza degli anziani e a favorire percorsi di inserimento per persone svantaggiate.
Un progetto complesso che si fonda su una chiara definizione dei poteri – alla fondazione, che detiene il 52% del capitale sociale, spettano tre consiglieri su cinque e la presidenza – e dei ruoli. «Le cooperative di tipo A organizzeranno e gestiranno tutto ciò che riguarda l’intervento socio-assistenziale», spiega Lanzini che oggi è anche presidente della neonata impresa, «mentre quella di tipo B assicurerà il servizio di pulizia e ristorazione grazie all’inserimento di una trentina di persone in stato di disagio. La fondazione invece si occuperà delle governance interna e del coordinamento degli interventi, ma soprattutto metterà a disposizione i capitali per acquistare e mantenere gli immobili».
Ed è proprio grazie alle garanzie economiche fornite dalla Fondazione che Valle Camonica Solidale ha ottenuto un mutuo di 3,5 milioni per l’acquisto all’asta dell’immobile, senza il quale oggi forse il progetto non sarebbe stato possibile. «Ma al di là del fattore economico, non saremmo mai arrivati a fare il grande passo di firmare assieme un mutuo di 25 anni, senza una volontà ferrea di superare le diffidenze», ammette Lanzini.
Un riconoscimento reciproco che nasce da una storia comune. «La fondazione gestiva già una Rsa con 125 posti letto e altri servizi in convenzione con i Comuni», racconta Lanzini, «e non erano mai mancate occasioni di collaborazione con le altre tre cooperative. In breve tempo ci siamo accorti che si poteva capitalizzare l’esperienza, mettere a disposizione le rispettive competenze e arrivare ad offrire un servizio più complesso e soddisfacente per l’utenza».
Il progetto di Lanzini non si ferma alla sola gestione della Rsa. In ballo c’è l’evoluzione dello stesso welfare locale. «La formula dell’impresa sociale favorisce le partnership tra soggetti diversi per costruire qualcosa di nuovo anche in prospettiva futura». Purtroppo però anche in un territorio non molto esteso come la Val Canonica sembra difficile avviare un dialogo costruttivo tra soggetti non profit. Spiega Lanzini. «Le cooperative preferiscono proteggere le proprie fette di servizio senza progettualità, si riuniscono in consorzi ma poi ognuno si tiene per sé la gestione delle strutture e degli interventi, spesso a scapito della specializzazione».

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