Non profit

Le responsabilità del G8 nel nucleare: un rapporto

Sul banco degli imputati ci sono le agenzie di credito all’export, che sono tra i finanziatori di impianti nucleari all’estero. Lo afferma la campagna "Occhio alla Sace"

di Gabriella Meroni

La Campagna ?Occhio alla Sace? ha reso pubblico il rapporto ?Financing Disaster. How the G8 fund the Global Proliferation of Nuclear Technology? (Il finanziamento dei disastri. Come il G8 finanzia la proliferazione globale della tecnologia nucleare) prodotto in collaborazione con diverse ong ambientaliste dei paesi del G8. Ancora una volta sul banco degli imputati ci sono le agenzie di credito all?export dei paesi del G8, che sono tra i principali finanziatori di impianti nucleari all?estero, proprio quando l?industria nucleare occidentale attraversa da diversi anni un momento di crisi. Tra crediti e garanzie gia? concessi ed in via di approvazione, i paesi del G8 intendono elargire sussidi con fondi pubblici pari a circa 12 miliardi di dollari per la realizzazione di ben 23 impianti nucleari in Cina, Romania, Ucraina, Argentina, Lituania, Mexico Corea del Nord, India, Iran, Bulgaria, Repubblica Ceca. Il nucleare non puo? essere l?alternativa sostenibile per l?emergenza climatica, ma rimane una delle tecnologie piu? pericolose al mondo. Nel 1987 l?Italia ha bandito la produzione di energia nucleare con un referendum popolare e recentemente il governo tedesco si e? impegnato a dismettere progressivamente i propri impianti nucleari. Il sostegno all?export delle imprese nucleari, in particolare di questi due paesi, evidenzia la chiara incoerenza tra le politiche adottate a livello nazionale e le politiche di sostegno all?export, sempre piu? importanti in termini di utilizzo di fondi pubblici. ?Risulta emblematico a riguardo il caso della centrale nucleare di Cernavoda in Romania?, ha detto Antonio Tricarico della Campagna Occhio alla Sace, ?per cui secondo quanto ammesso dalla agenzia all?export canadese, l?Ansaldo nucleare ha approcciato la Sace e Mediocredito Centrale per ottenere cospicui finanziamenti per la costruzione del secondo reattore di un impianto concepito addirittura sotto il regime di Ceausescu. L?interessamento italiano al progetto?, ha continuato Tricarico, ?per assicurarsi eventualmente l?import di energia elettrica prodotta con nuovi reattori nucleari dalla Romania avverrebbe in chiara violazione dello spirito del referendum del 1987. Non possiamo permetterci di assicurare profitti alle imprese lasciando i rischi pubblici ai rumeni?. Senza alcuna coerenza con la battaglia che hanno condotto fino ad oggi per difendere dagli attacchi americani gli accordi di Kyoto sul clima, i paesi europei del G8, in particolare la Germania, stanno frenando in sede OCSE sull?adozione di standard ambientali e di trasparenza di alto livello vincolanti per le agenzie di credito all?esportazione, accettando un blando compromesso che non recepisce gli standard riconosciuti internazionalmente, come quelli dell?Unione Europea e delle banche multilaterali per lo sviluppo. Ieri, il dipartimento di stato americano, dopo aver recentemente rigettato l?accordo OCSE, ha mandato una nota diplomatica agli altri paesi del G8 motivando il perché standard ambientali comuni e vincolanti sono necessari per le agenzie all?export. ?L?Europa deve prendere una leadership anche nella riforma ambientale delle agenzie all?export?, ha aggiunto Tricarico. ?Non ha senso fare i primi della classe quando ci si siede ai tavoli del clima e poi cercare di svuotare ogni accordo su regole chiare per le agenzie all?export, i principali responsabili del sostegno ai combustibili fossili ed al nucleare, per altro con fondi pubblici. Il governo italiano deve accettare questa sfida ed adoperarsi affinché il G8 ribadisca chiaramente gli impegni gia? presi a Colonia, Okinawa e dai ministri dell?ambiente a Trieste lo scorso marzo?.


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