Non profit

Bp, la reputazione va a fondo

Fuori dal Dow Jones etico, fuori da molti portafogli sostenibili. Viscovi (Etica Sgr): «Petrolio ed etica non si conciliano»

di Redazione

Altro che “Beyond Petroleum”, slogan su cui British Petroleum aveva tentato di ricostruire la sua immagine. Il disastro ambientale delle acque del Golfo del Messico sta facendo inabissare non solo un sacco di soldi, tra deprezzamento del titolo, multe e danni da riparare, ma anche una buona fetta della reputazione. A certificarlo è arrivata l’esclusione di Bp dagli indici sostenibili Dow Jones Sustainability Indexes (Djsi), i più importanti al mondo. La decisione, immediatamente operativa, è stata presa in base alle regole degli indici Djsi che prevedono la possibilità di escludere un titolo in seguito ad “eventi straordinari”. Nelle motivazioni, si precisa come l’esclusione di Bp sia dovuta alla portata della catastrofe e ai suoi prevedibili effetti a lungo termine: economici, sull’ambiente, le popolazioni locali e, appunto, la reputazione della società.
A breve giro è arrivata anche la decisione della banca scandinava Nordea, che ha decisco di vendere le azioni di Bp in possesso dei propri fondi socialmente responsabili sottolineando le mancanze della società nella gestione dei rischi. Successivamente, un gruppo di parlamentari britannici ha chiesto al proprio governo una relazione per comprendere cosa stanno facendo i fondi pensione, e cosa potrebbero fare in più, per integrare la valutazione dei rischi ambientali nelle loro politiche d’investimento, dato che i rischi ambientali sono sempre più anche rischi finanziari. «La decisione di escludere BP dagli indici Djsi rafforza la posizione che abbiamo assunto nei confronti del settore petrolifero», dice Alessandra Viscovi, direttore di Etica sgr. «Dal 2003 il nostro Comitato etico ha escluso dall’universo investibile dei nostri fondi le imprese che operano nel settore petrolio, in quanto presenta diversi rischi strategici strutturali: umani, ambientali ed economici. Bp ha precise politiche di Csr nei confronti dell’ambiente e in sicurezza, che però non sono state sufficienti ad evitare i rischi strutturali del settore. Escludere tale settore significa proteggere i nostri clienti».
Bp, dunque, era già nel mirino di analisti e investitori socially responsible prima che il petrolio invadesse le coste. «La società era “borderline”, cioè solo un gradino sopra il rating negativo», afferma Camilla Bossi, responsabile marketing di Ecpi (Gruppo Mittel), «dato che aveva già un track record di incidenti legati alla sicurezza ripetutisi in pochi anni. Appena c’è stata una mole d’informazioni sufficiente per effettuare un’analisi d’impatto, abbiamo valutato l’avvenimento. E da metà maggio abbiamo comunicato ai nostri clienti che il nuovo rating di Bp (valutazione effettiva alla prossima revisione degli indici, a luglio, ndr) era di società ineleggibile per l’inserimento negli indici».

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