Federale secondo alcuni, ormai confederale secondo altri, il Belgio è un Paese la cui struttura costituzionale suscita numerosi interrogativi. Il Belgio infatti è configurato secondo un sistema federale originale e complesso. Innanzitutto, bisogna ricordare – a vantaggio di coloro che sono poco pratici delle sue specificità – che il Belgio riconosce tre lingue ufficiali: il fiammingo, il francese e il tedesco. Queste divisioni linguistiche permettono di identificare quelle che sono definite dalla Costituzione «regioni linguistiche». Sono semplici circoscrizioni amministrative, ed i loro confini delimitano il campo d’applicazione delle leggi relative alla lingua e degli atti legislativi delle entità federate, vale a dire i decreti. Le regioni linguistiche sono quattro:
Il sistema federale fu suggellato dalla Costituzione in modo esplicito nel 1993, da cui conseguì la fine definitiva del sistema unitario, proclamato dalla stessa Costituzione all’epoca dell’indipendenza del Belgio, nel 1830. Ma i primi segni di scollamento e i primi passi verso un sistema federale risalgono a un periodo di gran lunga precedente.
Alcuni autori fanno risalire le origini del malessere alla nascita stessa dello Stato, che è parsa un “accidente della storia”. Nel 1830, infatti, i belgi si ribellano al giogo olandese che era stato loro imposto nel 1815, a seguito del Congresso di Vienna. Scoppia un’insurrezione nazionale che mette in fuga, in soli quattro giorni, le truppe di Gugliemo I. I fiamminghi vivono l’indipendenza come una catastrofe e i valloni l’hanno accettata solo perché era loro rifiutata l’unione con la Francia.
Nasce così un Paese che impiegherà più di un secolo per riconoscere e gestire la diversità al suo interno. Se la Costituzione proclama il Belgio un regno unitario e i belgi tutti eguali di fronte alla legge, essa stessa sarà tradotta in fiammingo solo nel 1967 e in tedesco nel 1991, come risultato della lotta condotta dalle rispettive popolazioni per il riconoscimento della loro lingua madre. Qui certamente si situa il cuore del problema belga, ancora alimentato dai rancori storici nati a causa del riconoscimento tardivo delle componenti che non fossero francofone.
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