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Allarme “barras bravas”. Diciasette arresti

Continua l’allerta hooligans sudamericani al seguito della nazionale di Maradona

di Lorenzo Alvaro

Il governo sudafricano ha disposto l’espulsione dal paese di 17 tifosi argentini appartenenti al gruppo “barras bravas”, protagonisti di azioni violente durante la partita di sabato scorso fra la nazionale “albiceleste” e la Nigeria. Secondo quanto reso noto dall’ambasciata argentina a Pretoria, durante un’azione congiunta della polizia locale e di quella federale argentina, «sono stato identificati 17 cittadini argentini protagonisti di azioni violente sabato scorso nello stadio Ellis Park durante la partita contro la Nigeria».

Sally De Beer, portavoce della polizia sudafricana, ha spiegato che «gli hooligans erano visti come una potenziale minaccia», avendo tentato, con atteggiamento aggressivo, di entrare senza biglietto allo stadio in occasione di due partite dei Mondiali. La polizia li ha identificati nell’albergo di Pretoria in cui soggiornano circa 165 sostenitori argentini. Altri cinque cittadini del paese sudamericano, tenuti sotto stretta sorveglianza, hanno deciso spontaneamente di lasciare il paese.

La polemica sui gruppi violenti argentini era scoppiata già prima dell’inizio della competizione mondiale quando alcune fonti anonime avevano fato sapere che alcuni esponenti di questi gruppi ultras erano addirittura volati in Sudafrica insieme alla nazionale Argentina in quanto amici del tecnico Diego Armando Maradona. Tra loro Ariel Pugliese, capo del club Los Perales, inquisito per l’omicidio di Marcelo Cejas, un tifoso della squadra del Tigre ucciso il 25 giugno 2007, e protagonista di altri gravi incidenti in uno dei quali è stato, a sua volta, accoltellato. Un “curriculum” che non gli ha impedito, ricorda il quotidiano sportivo Olè, di venire scelto come guardia del corpo di Lionel Messi lo scorso anno sempre al seguito dell’”albiceleste”.

El pibe ha sempre smentito queste voci. I 13 facinorosi sul volo ufficiale argentino sono comunque stati fermati dall’ufficio immigrazione al loro arrivo a Johannesburg.

 


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