Non profit
Italia ultimo donatore d’Europa
Lo rivela il nuovo rapporto (in allegato) dell'ong ActionAid
“L’Italia dimentica la cooperazione allo sviluppo e mette in crisi la sua credibilità internazionale”. È un j’accuse a tinte forti quello che l’ong ActionAid rivolge al governo italiano sul tema degli aiuti ai paesi poveri. L’occasione è la presentazione del nuovo rapporto dell’organizzazione non governativa intitolato ‘L’Italia e la lotta alla povertà’ (presentato giovedì 17 giugno a Roma), dal quale esce una vera e propria fotografia a 360 gradi dell’impegno del nostro paese nella cooperazione internazionale.
Ultimi in Europa
Un impegno, quello italiano, decisamente sottotono: “nel 2009 siamo stati il peggior paese d’Europa in termini di stanziamenti per l’Aps (Aiuto ai paesi in via di sviluppo, ndr), l’Italia dona solo lo 0,17% del pil, equivalente a 3,3 miliardi di dollari, a fronte di una media europea dello 0,44% che, secondo gli accordi, dovrebbe salire a 0,56% entro la fine del 2010”, spiega il rapporto di ActionAid.
Situazione dovuta alla crisi economica in atto? “Può darsi, ma nazioni come Grecia, Portogallo, Malta e Cipro, le cui finanze pubbliche sono più instabili di quelle italiane, hanno in proporzione donato di più che l’Italia”, riporta l’ong. “E nazioni come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna lo scorso anno hanno addirittura aumentato il loro apporto, rispettivamente di +5,4% e +12%. I tagli, quindi, non sono dettati solo da necessità economiche, ma anche da scelte politiche”, afferma ActionAid.
Le promesse mancate del G8
Nel rapporto il dito è puntato anche verso i protagonisti del vertice del G8 all’Aquila della scorsa estate. “Il governo italiano si era impegnato ad onorare precisi impegni internazionali, quali contribuire all’Afi (Aquila food initiative) con 450 milioni di dollari o il mettere in atto nuovi strumenti per aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo come la de-tax, ma nessuno di tali impegni è stato mantenuto”, sottolinea l’organizzazione non governativa. Questo è avvenuto non tenendo conto che “nonostant ela recessione, il 74% degli italiani considera importante mantenere le promessi di aiuto finanziario ai paesi in via di sviluppo”.
L’anomalia della presenza italiana
Secondo i propri piani, la cooperazione governativa italiana ha previsto di essere presente in 35 paesi nel triennio 2009-2011, per concentrare gli sforzi e garantire un aiuto più efficace. “Ma la lista dei paesi partner è in continua crescita dal 2007 e a fine 2009 ha toccato le 110 unità”, più del triplo delle previsioni. Le nazioni più supportate dall’Italia sono “le ex colonie, quelle con cui si intrattengono maggiori rapporti commerciali e gli stati in post conflitto. Ma prede peso l’impegno nell’Africa Sub Sahariana, che oggi è al 18,5%, contro il 28% della media dell’Unione europea.
Per quanto riguarda i settori di intervento, dal maggio 2007 le direttive Ue vogliono che ogni paese donatore lavori al massimo su tre settori, per concertare meglio gli interventi a livello internazionale: tale direttiva viene rispettata “solo in 32 paesi su 110, nei restanti si trova impegnata in più di cinque”, si legge nel rapporto, sottotitolo ‘2010: cala il sipario’ lascia intendere come, se non cambiano le tendenze attuali, le conseguenze saranno sempre più dannose: alla fine del 2010, saranno 64 milioni in un solo anno le persone che si aggiungeranno alla lunga lista di quelle che vivono in povertà estrema, con meno di un dollaro al giorno. “E 350mila bambini in più non avranno finito le scuole elementari, mentre ulteriori 100mila persone non avranno più accesso all’acqua potabile.
L’interesse dei parlamentari
ActionAid nel proprio rapporto ha anche stilato la classifica dei 40 parlamentari, 20 deputati e altrettanti senatori, che nel 2009 si è interessato al tema degli aiuti italiani allo sviluppo con un’interrogazione parlamentare: un dato che emerge dalla tabella è la pingue presenza di rappresentanti della maggioranza al governo: solo due dei 40 (Cicchitto, Pdl, in ultima posizione per i deputati, e Lidia Boldi, Lega nord, 13ma tra i senatori). La maggior parte degli interventi appartiene quindi a parlamentari dell’opposizione, Pd in primisi, in minor misura Idv e Udc.
L’occhio dei beneficiari
Una delle sezioni conclusive delle 40 pagine del rapporto, infine, è dedicata alle opinioni della società civile di tre paesi prioritari per la cooperazione italiana (Afghanistan, Libano e Mozambico) e i ‘voti’ che i governi dei 12 dei 110 paesi partner (lo stesso Mozambico, più Bolivia, Etiopia, Gambia, Ghana, Honduras, Malawi, Nicaragua, Niger, Senegal, Sierra Leone e Zambia) danno all’aiuto fornito loro dal Belpaese.
Ebbene, se per quattro delle dieci sezioni su cui bisognava esprimere il proprio giudizio il risultato è positivo (dal ‘molto buono’ della voce ‘volontà di sostenere la strategia nazionale’ al ‘sufficiente’ del ‘rispetto delle promesse finanziarie’), per le restanti sei il voto è insufficiente (per esempio, per le voci ‘esborso puntuale’, ‘prevedibilità pluriennale delle risorse’) o addirittura gravemente insufficiente (‘importanza finanziaria nel finanziare le strategie di sviluppo’ e ‘aiuto slegato’: l’impressione è quella di una netta bocciatura.
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