Welfare

Sanaa: il padre condannato all’ergastolo

Il ministro Carfagna: «il processo dimostra che le giovani immigrate devono denunciare i loro aguzzini e riprendersi la libertà»

di Redazione

El Katawi Dafani, il cuoco marocchino che il 15 settembre scorso ha ucciso la figlia Sanaa di 18 anni, ad Azzano Decimo (Pordenone), perchè non ne condivideva la relazione con un giovane italiano, è stato condannato all’ergastolo. Il processo si è svolto ieri con rito abbreviato davanti al gup di Pordenone Patrizia Botteri.

«Chi ostacola l’integrazione di una giovane o un giovane immigrato non compie un reato qualunque, ma attenta ai valori della nostra democrazia. Una democrazia che riconosce pari diritti e dignità agli uomini e alle donne, che non ammette alcuna forma di sopraffazione o violenza», ha commentato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna.

«La sentenza contro il padre di Sanaa è storica perché sancisce questo principio e, infatti, ha riconosciuto un risarcimento simbolico al Ministro per le Pari Opportunità che, per la prima volta, si era costituito parte civile nel processo (leggi qui, ndr)», aggiunge. «La pena, severa, è giusta. Da oggi è chiaro a tutti che non è ammesso alcun relativismo culturale agli occhi della legge, che è uguale per tutti, ed esiste a tutela di tutti», ha continuato il Ministro. «Un processo come quello che si è appena concluso dimostra che le giovani immigrate si possono fidare del nostro Paese, devono denunciare i loro aguzzini e riprendersi la libertà che qui viene loro riconosciuta», conclude Carfagna.

Soddisfatta anche Souad Sbai, parlamentare del Pdl e presidente di Acmid Donna, Associazione delle donne marocchine in Italia, anch’essa parte civile nel processo della morte di Sanaa. «Plaudo alla decisione dei giudici. La condanna all’ergastolo e’ la giusta pena per un omicidio cosi’ efferato. Questa condanna esemplare è una vittoria per tutta l’Italia e per tutte le donne e gli uomini italiani ed immigrati che amano il nostro Paese e che credono nei suoi valori fondanti».

Gli avvocati difensori di El Ketaoui Dafani hanno annunciato l’appello contro la sentenza.

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