Non profit

Belgio, vincono i secessionisti

Fiamminghi e valloni sempre più divisi

di Franco Bomprezzi

Vento di separazione spira dal Belgio, dove il voto premia il partito dei fiamminghi, e i socialisti della Vallonia, rendendo difficile la formazione di un governo stabile. Una situazione che viene da lontano e che ci riguarda da vicino.

“Belgio, il voto scuote lo Stato – successo dei separatisti fiamminghi: «Ora si cambia»”, questi il titolo e il sottotitolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Questo il sommario: Nuova alleanza fiamminga che vuole la secessione dal Belgio, è diventata la prima forza nelle Fiandre, la regione più ricca del Paese. Nella Vallonia francofona primi i socialisti di Elio Rupo. «Ora il cambiamento», ha detto il leader scissionista De Wever, che in campagna elettorale si era augurato l’evaporazione dello Stato. E fra due settimane il Belgio avrà la presidenza dello Stato». “Scelte irrazionali” è invece il titolo del commento di Sergio Romano: «…il federalismo belga, una volta realizzato, produsse due conseguenze negative. In primo luogo fu molto costoso  e provocò il rapido aumento del debito pubblico…In secondo luogo aprì un’interminabile sequenza di velenose discussioni sull’uso delle due lingue e sulla distribuzione delle risorse per le province più bisognose di assistenza. Dopo il fallimento del federalismo si parla oggi di una confederazione, vale a dire di un patto di convivenza ancora più labile». Quanto a Bruxelles? «continuerebbe probabilmente a essere una grande città, conserverebbe le istituzioni dell’Unione europea e diverrebbe ancor più di quanto sia oggi, la capitale dell’Ue. Avremo finalmente anche noi, come gli Stati Uniti, un distretto federale». All’interno il CORRIERE sente anche la politologa Bea Cantillon, docente ad Anversa, consulente del governo e dell’Ocse che nel titolo dice: “«Ma il piccolo paese di Matisse e Tintin non si dividerà per motivi economici»”. Ragiona la professoressa: «Il Belgio è stato un modello di integrazione. Per tutti. Siamo riusciti a convivere, pur con due culture così diverse fra loro come quella fiamminga e quella francofona. Abbiamo dimostrato che un compromesso è sempre possibile, anche nei tempi e nelle situazioni più difficili. Io credo che tutti in Belgio, ma anche fuori, dobbiamo augurarci che ciò continui».    

“Trionfo dei separatisti il Belgio si spacca in due”: di spalla sotto il titolo di apertura (dedicato a “Niente inno, bufera su Zaia”) su LA REPUBBLICA. I servizi a pagina 17: con il 30% i separatisti moderati di Bart de Wever stravincono le elezioni in Fiandra e sono il primo partito in Belgio, travolgendo i democristiani che per decenni hanno governato il paese. Questo il responso delle consultazioni che, in Vallonia, hanno riconosciuto il 36% ai socialisti: l’italo belga Elio Di Rupo, loro leader, potrebbe ora diventare il primo francofono capo del governo federale. Un successo, quello della Nva, Nuova alleanza fiamminga, che era previsto ma non in termini così massicci e che potrebbe rendere difficile la formazione di un nuovo governo, proprio alla vigilia del semestre di presidenza europea. La Nva, che in Parlamento europeo è affiliata ai Verdi, predica un separatismo “dolce” sul modello cecoslovacco. Per ora De Wever chiede la trasformazione del Belgio da stato federale a confederale, con la cessione di maggiore autonomia alle due comunità fiamminga e francofona. «Abbiamo vinto, è vero», ha dichiarato, «ma il settanta del cento dei fiamminghi non ha votato per noi. Dobbiamo creare ponti con gli altri partiti e proseguire i negoziati istituzionali». In pratica è disponibile a cedere la premiership a chi prenderà in considerazione l’ipotesi confederale. Il commento è sempre di Andrea Bonanni (“Piccole patrie d’Europa”) che sottolinea le difficoltà di formare un nuovo governo e la similitudine con la situazione olandese dove l’estrema destra continua ad avanzare e con altri paesi, ad esempio la Gran Bretagna, nei quali si stanno sperimentando soluzioni di governo inedite. «Esiste un nesso tra la confusione politica che esce a ripetizione dalle urne… e la confusione della leadership europea nel suo complesso», «la moneta unica è sotto attacco non a causa dei fondamentali economici, che sono migliori di quelli dell’America o del Giappone, ma a causa dei fondamentali politici: la mancanza di un governo dell’economia che le capitali si ostinano a non volere».

IL SOLE 24 ORE non commenta le elezioni in Belgio sul cartaceo ma dà spazio alla notizia online.
“Alle elezioni in Belgio avanzano gli indipendentisti fiamminghi. Socialisti primi nelle zone francofone” di Michele Pignatelli  riassume i risultati delle elezioni. «Gli indipendentisti fiamminghi sono in testa nelle Fiandre, dopo i primi risultati parziali delle elezioni politiche in Belgio. I nazionalisti della Nuova alleanza fiamminga (N-Va), guidati da Bart De Wever, hanno ottenuto tra il 23 e il 32 per cento, nelle sei circoscrizioni che hanno già comunicato i risultati. L’avanzata dei nazionalisti avviene a danno dei cristiano-democratici fiamminghi (Cd&V) dell’attuale primo ministro Yves Leterme. Nella zona francofona, un sondaggio diffuso dalla televisione pubblica Rtl-Tvi dà al primo posto in Vallonia e a Bruxelles il partito socialista, con il 32,4% dei voti, davanti ai liberali del partito riformatore (Mr), al 22,5%. Il futuro del Paese è a un passaggio cruciale. Lungo la frontiera linguistica fissata nel 1963 tra le Fiandre e la Vallonia si è creato uno spartiacque tra due paesi distinti: è diversa e fonte di continui contrasti la lingua, sono diversi i giornali e le televisioni, diverse le economie, con le ricche Fiandre sempre più insofferenti dei cospicui trasferimenti di denaro alla Vallonia. E sono distinti i sistemi partitici: a nord si votano partiti fiamminghi, a sud valloni. Così i 7,7 milioni di elettori chiamati oggi a rinnovare Camera (150 deputati) e Senato (71 senatori) sceglieranno tra ben 10 partiti fiamminghi e 11 valloni». Partendo da questi presupposti è chiaro che «lo spettro che si aggira nel paese cuore dell’Europa è il separatismo». 

IL GIORNALE sintetizza “Come la Lega” per descrivere i risultati delle elezioni in Belgio in cui «Sarà difficile formare un governo dopo che i scissionisti sono diventati il primo partito nel Nord e il partito socialista è il primo gruppo alla Camera». L’inviata Manila Alfano scrive: «Il Belgio è spaccato. La crisi fra fiamminghi e valloni si è riversata sulle urne. La vittoria storica è andata a Bart De Wever. De Wever, il giovane Bossi fiammingo che in campagna elettorale prometteva la dissoluzione del Belgio, che al suo pubblico giurava che non sarebbe stata una rivoluzione ma un’evoluzione, ha convinto davvero». IL GIORNALE  fa un ritratto di Elio Di Rupo, leader del partito socialista, candidato numero uno a diventare premier. «Abruzzese, figlio di minatore, sempre con il nailon, omosessuale. Con difetto: non sopporta gli italiani. Tranne Massimo D’Alema per il quale si prodiga per racimolare i voti degli italiani all’estero».

La foto della prima pagina de LA STAMPA è dedicata all’esultanza di Bart de Wever, sotto il titolo: «In Belgio trionfa il separatista». La notizia viene approfondita a pagina 17 del quotidiano nell’articolo del corrispondente Marco Zatterin, si racconta della festa nella sede del partito indipendentista  e vengono analizzate le possibili conseguenze del voto. «L’affermazione di de Wever non basta per dire che sarà un esponente del N-Va ad ottenere oggi da Alberto II l’incarico di “informatore” su quale coalizione possa governare», scrive Zatterin. «Il re dovrà scegliere fra il partito e la famiglia, fra i divorzisti del N-Va e i socialisti anti “società degli egoismi”. Qui la trama si complica. Gli analisti dicono che anche una scelta degli autonomisti potrebbe essere una mossa per bruciare De Wever». Per il quotidiano torinese uno scenario possibile sarebbe questo: «Si potrebbe arrivare, in prima o seconda battuta, a un socialista, probabilmente fiammingo. Questo aprirebbe la strada a Di Rupo per la poltrona di primo ministro con cristiano democratici e forse i verdi». Conclude il corrispondente: «Sarà dura, ma una cosa è chiara: il Belgio si salva se cambia, sennò è finita». Di taglio centrale un articolo è dedicato al sovrano del Belgio. «In caso di rottura Alberto diventerà un re disoccupato» è il titolo.

E inoltre sui giornali di oggi:

FAMIGLIA
CORRIERE DELLA SERA – “Obbligo di restare a casa per i neopapà”, titola il CORRIERE a pag 19 riprendendo una proposta di legge bipartisan all’esame alla Camera. «Niente giorni di ferie, anche perché il riposo non c’entra proprio. Niente permesso premio, visto che non sempre il capoufficio ha il cuore tenero. E niente fuga in pausa pranzo, con itinerario ufficio-ospedale-ufficio a tempo di record. Come nella maggior parte dei Paesi europei, anche i neopapà d’Italia potrebbero presto rinunciare ad affanni e sotterfugi pur di godersi in santa pace le prime ore dell’erede. «Congedo di paternità obbligatorio» si legge sulla prima pagina dei disegni di legge che la Camera ha cominciato a discutere mercoledì scorso. Se arriveranno al traguardo finale, i papà non avrebbero più scelta: subito dopo la nascita del bambino dovrebbero prendere quattro giorni di congedo. Non una possibilità, come già oggi consentito dalla legge sul congedo parentale. Ma un obbligo, come quello che impone alla mamma di non lavorare per i cinque mesi a cavallo del parto. Il tutto senza perdere un euro di stipendio: quei quattro giorni sarebbero a carico delle aziende per i lavoratori dipendenti e del sistema previdenziale per gli autonomi». 

NON PROFIT
ITALIA OGGI – “Il non profit sotto il gioco dell’Iva”. Nella sezione fisco, il quotidiano dei professionisti propone due pagine intere di approfondimento molto tecnico sulle nuove norme del principio di tassazione Iva a destinazione. Secondo ITALIA OGGI, si tratta di una «croce per il per gli enti non proft con partita Iva, i quali quando acquistano da fornitori esteri, possono essere tenuti a versare l’imposta con il meccanismo del “reverse charge” e ad osservare adempimenti contabili e dichiarativi». In soldini, secondo la nuova modulistica dichiarativa carata dall’agenzia delle entrate, gli acquisti di beni fatti in altri stati membri dagli enti non commerciali sono considerati acquisti intracomunitari tassabili in Italia e gli enti sono tenuti ad applicare l’Iva.
 
ENTI LOCALI
LA STAMPA – Il titolo di apertura della prima pagina è «Tremonti sfida le Regioni», con il catenaccio che riporta le frasi del ministro al congresso Cisl: «Tagli? Hanno già avuto tanto, ora tocca a loro». All’intervento di Tremonti sono dedicate le pagine 2 e 3. Non si sono fatte attendere le reazioni dei governatori: la polemica nasce da dichiarazioni di Roberto Formigoni e «Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, ha convocato per domani una riunione straordinaria».

MATURITA’
IL SOLE 24 ORE – Esordiscono le crocette all’esame di maturità. Franca Deponti lo racconta firmando “Agli esami di terza media quiz con brivido”. «L’ora della verifica scocca giovedì 17 alle 8,30: sessanta minuti per i test a risposta multipla di italiano e altrettanti per quelli di matematica predisposti dall’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Dopo le 12 via libera alla correzione in base alle griglie disponibili online. Lo scoglio più temuto per i 575mila ragazzi alle prese da domani con gli esami di terza media è proprio questo: il “quizzone”». 

FIAT
LA REPUBBLICA – “Tremonti: addio conflitti sul lavoro Pomigliano sarà un modello per tutti”. Secondo il ministro dell’Economia, «con la globalizzazione è finito il conflitto tra capitale e lavoro. Io, tra la dialettica continua di questo conflitto e l’economia sociale di mercato non ho dubbi: la via giusta è quella dell’economia sociale di mercato, quella di Pomigliano» ha detto Tremonti, annunciando a breve lo Statuto dei lavori (al posto di quello dei lavoratori). Allo stesso convegno Epifani, leader della Cgil, ha dimostrato una certa apertura all’accordo con la Fiat (fino ad ora la Fiom non ha firmato). Ha detto: «Pomigliano non ha alternative».

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
ITALIA OGGI – Per chi cerca lavoro nella

cooperazione internazionale, c’è tempo fino al 30 luglio per presentare la domanda ed usufruire della borsa di studia messa a disposizione dalla Direzione Generale per la Cooperazione italiana e dal Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali ( Un/desa) dell’Onu. Dopo due settimane di tirocinio presso il System Staff collage delle Nazioni Unite a Torino, il borsista sarà assegnato ad un paese nel quale opererà per undici mesi e mezzo a partire del gennaio 2011. Requisiti per partecipare e i dettagli sul tirocinio nel pezzo “L’Onu forma i futuri cooperanti” nella sezione Post-It.

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