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Il Senegal è campione del mondo

A Bergamomondo la world cup degli immigrati

di Lorenzo Alvaro

I campioni sono i senegalesi. La finale dei mondiale Bergamondo 2010 è stata Brasile-Senegal. Gli africani hanno avuto la meglio sui sudamericani per 2-1 davanti a 1500 tifosi. Il goal decisivo è stato firmato dal numero 18 Dia, che gioca nel calcio provinciale con la VeVer, quando ormai si stava pensando ai calci di rigore.

Si tratta di un pareggio in termini assoluti. Brasile e Senegal infatti avevano vinto tutti i tre trofei assegnati fino ad ora dal mondiale bergamasco (2-1 per i verdeoro). Ora il tabellino dice 2-2.

La Costa d’Avorio ha vinto la finalina e si è classificata al terzo posto, battendo 5-2 la Colombia, sorpresa del 2010.

Il leader della classifica marcatori è Augusto De Campos con all’attivo 6 reti. Il miglior giocatore del torneo invece è il colombiano Juan Miguel Valderrama mentre il premio per il miglior portiere è andato all’ivoriano Emmanuel Kona Dekpassi.

Nonostante i verdeoro potessero contare sul capocannoniere del torneo ha avuto la meglio la maggior duttilità della formazione sengalese che poteva anche contare su il secondo e il terzo della classifica marcatori (5 e 4 reti), i senegalesi Seck Ndoume e Diop Tediane.

Un torneo che è alla quarta edizione e raccoglie 20 nazionali. Chi gioca deve risiedere o essere domiciliato nel bergamasco. Questa l’unica condizione oltre naturalmente ad avere fiato e piedi buoni. Altissimi il livello tecnico e la voglia di vincere. Ma al Bergamondo non c’è solo il calcio. La sfida più seria è l’integrazione. Motivo per cui Csi Bergamo e Eco di Bergamo hanno pensato l’iniziativa.

«Abbiamo inventato questa manifestazione soprattutto per far incontrare e dialogare le varie nazionalità d’immigrati del nostro territorio e le varie anime e correnti che esistono all’interno delle comunità di immigrati» racconta il presidente del Csi Bergamo, Vittorio Bosio. Tanti piccoli segnali fanno capire che la strada è quella giusta. Il Marocco, dilaniato all’interno da faide tra etnie, finalmente ha trovato il modo di decidere allenatore e formazione in maniera “pacifica”. Tanto che sugli spalti per la prima volta tutti i marocchini tifavano insieme la squadra. Anche i boliviani, divisi in gruppi familiari “nemici”, si sono inventati una sorta di campionato preliminare tra le loro squadre che dia, democraticamente, gli effettivi alla squadra rappresentativa. «In questo caso ci siamo imposti», spiega Bosio, «ci siamo inventati la regola per cui è vietato fare sostituzioni e cambi di formazione che si discostino dai risultati del torneo preliminare».  Ma forse il caso più eclatante è la nazionale indiana che in realtà, per insufficienza di effettivi è una squadra mista. Indiani e pakistani infatti giocano sotto le stesse insegne e per la stessa causa.

Gli spalti sono un’altro esempio fuori dal comune per il mondo del pallone. «Ci sono fino a 2 mila supporters in certe partite. Non c’è mai stato un incidente nonostante il tifo caldo» racconta Bosio, in risposta alle critiche per cui secondo il presidente «l’evento è stato un po’ preso di mira» da certa stampa che sperava in incidenti e problemi. «Certo qualche scaramuccia c’è stata. Ma se dovessimo mettere in campo una squadra della Val Seriana contro una della Val Brembana con 2mila spettatori non credo che andrebbero così le cose» scherza Bosio.  

Anche la crescita del numero di paesi rappresentati è sintomo di un format che funziona. Il primo anno infatti erano 16 le nazionali con due selezioni italiane (una della Caritas, l’altra della Banca Popolare) per garantire il numero minimo.

 

In copertina un’immagine del Senegal vittorioso nel 2007


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