Famiglia

La partita nascosta della tratta di minori

Il Sudafrica non ha leggi contro il traffico di persone

di Sara De Carli

I casi sarebbero migliaia con un’età media fra gli 8 e i 14 anni. Raffaele
K. Salinari: «Una baby prostituta vale 60mila dollari l’anno» Basta affacciarsi alla finestra. Da quasi un anno, la scena si ripete ogni giorno, più volte al giorno. La rete del confine è ridotta a un colabrodo. Ogni volta passano cinque, sei, sette bambini. Ormai si tratta di 350/400 ragazzini al giorno, minori non accompagnati che dal Mozambico, dallo Zimbabwe e dalla Namibia entrano in Sudafrica, attratti dalle opportunità di guadagno che i Mondiali rappresentano, con quei 2,7 milioni di spettatori attesi. Le guardie chiudono un occhio. Non è solo corruzione, è che il Sudafrica una legislazione antitratta e antitraffico non ce l’ha: manca anche il reato. «Che i Mondiali, oltre agli stadi, lascino al Sudafrica una legislazione che fermi il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei minori, che della tratta rappresenta un buon 80%: è questo il nostro primo obiettivo». Così Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des hommes, sintetizza la campagna «Sudafrica 2010: tutti in campo contro il traffico di bambini» (www.tuttincampoperibambini.it), lanciata insieme a Ecpat onlus. Con monsignor Napier e le sue suore fanno gioco di squadra, «affinché il presidente Zuma mantenga le promesse fatte».
Tutti i Mondiali di calcio segnano un’impennata nel traffico di esseri umani (in particolare di donne e minori), collegato anche a un aumento della domanda di prestazioni sessuali. A Berlino sono stati denunciati dieci casi. In Sudafrica i numeri invece sono enormi: «Possiamo immaginare alcune decine di migliaia di persone», dice Salinari. L’età media è tra gli 8 e i 14 anni, «l’età che rende di più, in questo mercato che dopo le armi e la droga è il terzo più lucrativo al mondo»: abbastanza grandi per fare anche alcuni lavoretti pesanti e di microcriminalità, abbastanza piccoli per avere un plus ricercatissimo come la sieronegatività, da giocarsi sul mercato del sesso. «Una ragazzina che si prostituisce vale più di 60mila dollari l’anno», continua Salinari, «capirà come per delle famiglie che vivono in assoluta povertà sia un’opportunità nei fatti irresistibile». Cifre che fanno capire come nulla sia lasciato, in questo campo, al caso.
Dietro a questi flussi ci sono vere e proprie organizzazioni criminali, che curano gli spostamenti dei ragazzini e poi ne gestiscono le vite. «Che ne sarà di loro dopo il 12 luglio?», si chiede Salinari. «Verranno semplicemente abbandonati a loro stessi, oppure dirottati verso le miniere. Impensabile che tornino a casa: sono decine di migliaia di ragazzi che bruceranno le loro vite nell’arco di un campionato di calcio. Inaccettabile».


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