Jean Vanier è il mitico fondatore della Comunità dell’Arca, un movimento che oggi conta 136 centri diffusi in 36 Paesi. Una delle peculiarità dell’Arca è l’accoglienza del disagio e della disabilità mentale. Un’esperienza di cui Vanier dice le ragioni in un libro famoso pubblicato nel 1984 e che oggi viene ripubblicato (Uomo e donna Dio li creò, Edb)
Per la nostra società, le persone che hanno un handicap mentale sono un enigma. La loro presenza solleva molti interrogativi, cui rispondere è sempre più difficile. È difficile individuare il significato della loro esistenza. Minorate nella loro volontà e nella loro ragione, la loro vita sembra spesso inutile e futile. Nella società di oggi, tanto strutturata e organizzata, e in preda a una grave crisi finanziaria, esse vengono considerate un peso economico esorbitante. La loro presenza disturba.
Alcuni considerano noi membri dell’Arca fuori dalla realtà, perché attribuiscono molto valore alle persone con handicap. Infatti, pensiamo che esse siano capaci di risvegliare ciò che di più prezioso c’è nell’essere umano: il cuore, la generosità, il dinamismo dell’amore. Hanno la facoltà di guarire gli altri invitandoli a unificare dentro di sé le loro emozioni profonde, le loro capacità di amore e la loro ragione. Diventano, quindi, sorgente di vita.
Ma sono preoccupato per il futuro di queste persone. Oggi, che tutto è professionalizzato e considerato dal punto di vista economico, è grande il rischio di voler sempre più sopprimerle sin dalla nascita.
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