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Pensioni, l’Europa “costringe” l’Italia

Dal 2012 le donne lasceranno il pubblico impiego a 65 anni. Vota il sondaggio di VITA.IT

di Franco Bomprezzi

Ci voleva l’Unione Europea per costringere l’Italia a varare una misura scomoda, come l’equiparazione dell’età pensionabile nel pubblico impiego fra uomini e donne, fissandola dal 2012 a 65 anni. Una decisione che sarà a questo punto inserita nella manovra finanziaria, annuncia il ministro Sacconi. Intanto la Germania si appresta a varare una manovra molto più pesante, da 80 miliardi di euro. E l’Inghilterra è pronta ad un analogo rigore sulla spesa pubblica. I quotidiani di oggi affrontano con molti dettagli e commenti queste notizie.

“Donne in pensione, niente sconti”. È il titolo che il CORRIERE DELLA SERA dedica in prima pagina alla questione previdenza, con la posizione senza sconti della Commissione europea che chiede che l’adeguamento dell’età pensionabile avvenga già dal 1 gennaio 2012.  Il commento è affidato a Maurizio Ferrera e ha un titolo inequivocabile “Perché non è giusto”: «Tecnicamente, la Commissione europea ha ragione: il diritto comunitario non ammette deroghe in casi come questo. Politicamente, si tratta però di un’intransigenza poco comprensibile e ancor meno condivisibile. La previdenza è una sfera delicata che rispecchia tradizioni nazionali caratterizzate da diversità pienamente legittime. (…) Bruxelles ha avuto senz’altro ragione a chiedere che il governo italiano riformasse il vecchio sistema. Ma oggi ha torto a pretendere che la riforma si realizzi quasi dall’oggi al domani».

“I giovani in pensione a 70 anni”: con il titolo LA REPUBBLICA focalizza la situazione italiana, mentre occhiello e sommario guardano all’Europa: “La Merkel vara una super-manovra da 80 miliardi in 4 anni. Salta l’incontro con Sarkozy. Roma, protesta in piazza per i tagli alla cultura”. La Ue inflessibile non accetta la mediazione proposta da Sacconi e insiste: uscita a 65 per le statali fin dal 2012. Il commissario Viviane Reding ha risposto: «L’Italia ha avuto 20 anni da quando sono state adottate le direttive Ue, per rispettare il diritto comunitario». Durezza che ha permesso a Sacconi di allargare le braccia: «Non c’è alcuno spazio per la trattativa… Siamo di fronte a qualcosa che non dipende dalla  volontà del governo». Nel frattempo però si profila, nella manovra, un nuovo intervento sulle pensioni: sarà innalzata la soglia dell’uscita in relazione all’aumentata aspettativa di vita. Fino al 2050 un intervento da 87 miliardi, come sottolinea il dossier curato da Roberto Petrini: “Da 2 a 5 anni in più di lavoro così il governo allunga l’attesa”. L’intervento sulle pensioni del governo Berlusconi ha dimensioni molto più vaste di quanto fin qui immaginato: in pensione a 70 anni dal 2050. Quanto all’Europa, spazio alla iniziative della Merkel: «Il momento è grave non possiamo più permetterci tutto ciò che desideriamo, se vogliamo garantire il nostro futuro. Il nostro paese, prima potenza economica dell’Ue, versa in una situazione seria, dobbiamo dare noi l’esempio». Una Merkel inedita ha annunciato la super-manovra da 80 miliardi in 4 anni: spariranno 10mila posti nel settore pubblico, saranno ridotti esercito e spese per armi, arriveranno nuove tasse anche sulle banche.

“Ue inflessibile sull’età pensionabile” questo il titolo di ITALIA OGGI a pagina 3. Firma Giampiero Di Santo che spiega come «l’Unione europea non ha alcuna intenzione di concedere all’Italia ulteriori rinvii per l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne impiegate nella pubblica amministrazione. E già giovedì 10 giugno il consiglio dei ministri si riunirà per discutere e approvare il provvedimento che, inserito nella manovra 2011-2012 predisposta dal titolare dell’Economia Giulio Tremonti metterà alla pari lavoratori e lavoratrici pubblici a partire dal 2012». Chiarissime le parole del ministro Sacconi, che dopo aver avuto un faccia a faccia con la vicepresidente della commissione Ue Viviane Reding ha fatto sapere che «con la crisi, la Ue non fa sconti a nessuno. Perciò, probabilmente, il governo italiano già giovedì prossimo inserirà il provvedimento nella manovra di bilancio 2011-2012, che è il veicolo più veloce di cui attualmente disponiamo». Di Santo da poi uno sguardo anche alle multe che l’Italia dovrebbe pagare per ogni giorno di ritardo: «Alla somma forfettaria minima di 9,92 milioni di euro si aggiungerebbe una penalità di mora che oscillerebbe tra un minimo di 22.000 a un massimo di oltre 700.000 . Cifre consistenti che secondo Sacconi in tempi di crisi sarebbero difficilmente sopportabili dal bilancio pubblico italiano». In basso il box “E in Europa adesso più sacrifici per tutti” in cui si spiega come una pratica italianissima ora sia usata in tutto l’Unione. «Cure da cavallo, si definivano un tempo. O anche stangate. Fatto sta che quelle manovre lacrime e sangue che sembravano prerogativa dell’Italia (chi non ricorda, tra i non giovanissimi, la mostruosa Finanziaria di 93 mila miliardi prima e oltre 100 mila miliardi di vecchie lire poi allestita da Giuliano Amato nel 1993?) ormai sono diventate consuetudine in tutta Europa, a partire dalla Grecia per proseguire con paesi ben più illustri dal punto di vista della reputazione finanziaria come Francia, Regno Unito e Germania. Ieri a Berlino, dopo un vertice di maggioranza durato due giorni, la cancelliera Angela Merkel ha annunciato una riduzione della spesa pubblica di 80 miliardi di euro tra il 2010 e il 2014 invece che di 60 miliardi come i previsto. Con interventi piuttosto drastici come il ridimensionamento del personale della difesa, che subirà un taglio di 40 mila dipendenti, e dei lavoratori pubblici, 15 mila in meno nel quadriennio, o come il congelamento degli aumenti e la riduzione di molte voci del bilancio dello stato sociale. Saranno tagliati anche i sussidi ad alcuni settori produttivi, e verrà introdotta una imposta ecologica sul traffico aereo». 

“Pensioni, parità dal 2012”. Titolo di apertura in prima. Così il SOLE 24 ORE stigmatizza il muro contro muro fra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e la commissaria Viviane Reding. Nulla da fare, quindi. L’Europa non cede di un millimetro e obbliga l’Italia – pena 19 milioni di euro di sanzioni – di equiparare l’età pensionabile delle donne impiegate nel settore pubblico a quella degli uomini. Di fatto innalzandola da 61 a 65 anni. Il provvedimento coinvolgerà 30mila impiegate da subito per un totale di 254mila fino al 2018. Un’infografica a pagina 3 illustra chiaramente la suddivisione per settore di impiego: scuola, sanità e regioni saranno i più colpiti. Ma le reazioni non si fanno attendere. Dai sindacati e dall’opposizione si chiede di aprire un tavolo di discussione. Per Cesare Damiano (Pd) «l’Ue non ci ha chiesto l’innalzamento a 65 anni ma di equiparare le condizioni di lavoro di uomini e donne», sarebbe «preferibile una misura di base uguale per tutti, 61 o 62 anni come succederà con la riforma Prodi-Damiano nel 2013 inserendo il principio dell’uscita flessibile fino ai 70 anni, liberamente scelta»  Dura Cgil, altrettanto severa la Cisl, possibilista la Uil che invita il Governo a «continuare a rappresentare le specificità del mercato del lavoro italiano ai commissari Ue».

“L’Europa non fa sconti. Le statali in pensione a 65 anni già dal 2012”  titola la cronaca dalla copertina del GIORNALE  che è commentata dal direttore: «Ci voleva l’Europa per indurci a fare una cosa che con piccolo sforzo  avremmo potuto fare da soli, senza spinte». Secondo Feltri con la pensione a 65 anni anche per le statali si «risolverà non soltanto un problema della Previdenza, che alleggerirà il proprio passivo, ma anche il problema dell’effettiva parità dei sessi. Quando due si sposano è bene sappiano  che i loro ruoli non sono diversi tranne nel momento del parto. Sarebbe folle che dinanzi a prove di parità conquistata in campo professionale godessero di 5 anni di abbuono per dimettersi dall’impiego pubblico». Intervista al ministro Giorgia Meloni che  lancia l’allarme generazionale: «La trattativa continui. Ma la vera emergenza riguarda i più giovani, chi ha meno di 40 anni al momento  di andare in pensione sarà poverissimo». Sulle “manovre lacrime e sangue”  IL GIORNALE  oggi commenta quelle inglesi e tedesche. “Tagli choc per l’Inghilterra di Cameron” il premier britannico sostiene che il popolo inglese ha vissuto al di sopra delle sue possibilità e che il deficit va sanato. La manovra inglese sarà presentata il 22 giugno. La Germania chiederà ai cittadini 80 miliardi di euro di sacrifici nei prossimi 4 anni. II GIORNALE  mette in risalto le parole di Cameron: «I mercati non guardano più alla solidità  delle banche, ma a come i governi tengono le finanze sotto controllo».

 «Anti italiani»: per il suo titolo di apertura sceglie di puntare sulla presa di posizione di Emma Marcegaglia che, secondo il MANIFESTO «sdraia la Confindustria sulla manovra del governo e chiede ancora più liberismo, più tagli e più favori alle imprese, con l’alibi della crisi e dei sacrifici necessari» nel frattempo «A Roma protestano i dipendenti degli enti di ricerca e culturali soppressi da Tremonti». Anche il commento in prima pagina «Il conto di Emma» è dedicato allo stesso tema: «Sventaglia colpi come una mitraglia Emma Marcegaglia. Evidentemente ha ben compreso che il governo ha scelto bene chi dovrà pagare la crisi e che è giunto il tempo per osare di più (…) Più chiaro di così sarebbe stato difficile. Chissà cosa ne penseranno tutti quelli che, nel centrosinistra, fino a ieri avevano occhieggiato alla presidente di Confindustria come interlocutrice  politica. Ma soprattutto le migliaia di “anti-italiani” che si apprestano a scendere in piazza sabato prossimo in difesa della scuola e contro la mannaia sul pubblico impiego, gli insegnanti che stanno bloccando gli scrutini e i “tagliati” e “soppressi” degli enti di ricerca e di quelli culturali che ieri per protesta si sono sdraiati in piazza Navona a Roma (…) E persino quelle 800mila persone che nel silenzio generale hanno firmato un referendum che chiede di tornare indietro sulla privatizzazione dell’acqua. Cornuti e mazziati si direbbe a Napoli. E se tutti insieme decidessero che a pagare la crisi fossero gli “italiani veri” alla Marcegaglia?» conclude Angelo Mastrandrea che firma il commento. Per quanto riguarda la manovra tedesca in prima pagina si trova il richiamo: «La “manovra” di Angela Merkel, un euro-tsunami che si abbatte sul mondo». Due le pagine dedicate alle manovre con l’apertura (a pagina 6) che punta l’obiettivo sulla Germania: «Il buon esempio tedesco» è il titolo, nel sommario si sottolinea come la «Germania pigia sul freno e si prepara a una manovra di risparmi da 80 miliardi in quattro anni. In arrivo una sforbiciata ai sussidi di disoccupazione, alle famiglie e ai dipendenti pubblici. In vista anche tagli alle forze armate e una tassa sul nucleare. È la nuova Europa come la vuole Berlino». Nelle stesse pagine una panoramica europea che per la Gran Bretagna sottolinea il ritorno al passato: «David Cameron come la Thatcher». Tra questi articoli anche uno sulla pensione a 65 anni per le donne del pubblico impiego «Si decide giovedì» annuncia il ministro Sacconi.

“L’Europa non fa sconti”, titola AVVENIRE in prima pagina. E così dipinge lo scenario che si profila: «Tutto in una notte. Dal primo gennaio 2012 le dipendenti pubbliche dovranno probabilmente lavorare 4 anni in più per accedere alla pensione di vecchiaia. L’Europa infatti non fa sconti e l’Italia dovrà dire addio alla guadualità prevista nell’aumento dell’età pensionabile». Il mancato adeguamento alla sentenza della Ue costerebbe all’Italia 714 mila euro al giorno, circa 260 milioni l’anno. «Dalla maggioranza però emerge fastidio per la posizione della Ue. Il ministro leghista Roberto Calderoli parla di rigidità, mentre per il l’onorevole Giuliano Cazzola la richiesta è irragionevole», scrive Nicola Pini. In appoggio una cronistoria che spiega come lo scontro Italia-Ue sull’età pensionabile delle donne risale al 2005 e come l’Italia sia vincolata a intervenire fin dal dicembre 2008: teoricamente l’Italia potrebbe sanare la sua posizione anche abbassando l’età di pensionamento maschile, «operazione insostenibile sul piano economico e politico». La manovra tedesca di 80 miliardi di euro in quattro anni con il taglio di 10mila statali sta a pagina 23, sotto una panoramica europea complessiva che parla di un’«era delle maximanovre». 

 Al “diktat dell’Europa” sulle pensioni LA STAMPA dedica un grande richiamo in prima e le prime due pagine del giornale di oggi. Dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea che impone all’Italia di equiparare subito l’età pensionabile di uomini e donne nel settore pubblico, si arrende il ministro Sacconi che avverte: «Le abbiamo tentate tutte, ma non abbiamo scelta. Non c’è spazio per trattare». Se il Governo appare “spiazzato” e cresce il pressing su Berlusconi per un intervento diretto, in una intervista il giuslavorista del Pd Pietro Ichino sostiene che non sia giusto accettare questo vincolo come una sconfitta, ma come un’occasione che l’Europa ci offre per «uscire dal vecchio “equilibrio mediterraneo”, anche perché i periodi di grave crisi sono quelli in cui scelte del genere si possono fare con maggiore incisività» e lancia una proposta choc: abbassare le tasse alle lavoratrici «così il richiamo europeo sarà rispettato davvero». Parlano anche alcune dirigenti del pubblico impiego, (da Gabriella Alemanno dell’Agenzia del Territorio a Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle Entrate) per nulla sorprese dell’ipotesi di innalzamento chiedono almeno la gradualità nell’applicazione e adeguate reti di protezione. A pagina 4 e 5 LA STAMPA esamina poi le misure anti crisi e il via al fondo salvaeuro che divide l’Europa. Profondo il disaccordo tra Francia e Germania, con Parigi che chiede uno stretto coordinamento. Tra le diverse risposte dei vari governi viene analizzata in particolare la posizione di Gran Bretagna, Spagna e Ungheria. Il premier inglese David Camerun annuncia interventi drastici per arginare il debito pubblico arrivato a 770 miliardi e che potrebbe raddoppiare in 5 anni. Zapatero copia (in parte) l’Italia e prepara uno scudo fiscale per far rientrare 50 miliardi di euro. Anche l’Ungheria corre ai ripari e promette più rigore con la riforma fiscale. Ma la manovra più incisiva appare quella di Berlino, che vuole risparmiare 80 miliardi di euro tra il 2011 e il 2014, con tassa su nucleare e finanza e tagli ai sussidi per i disoccupati.  

E inoltre sui giornali di oggi:

MONSIGNOR PADOVESE
CORRIERE DELLA SERA – “Vescovo ucciso e decapitato. «L’assassino invocava Allah»” . «Nuovi e agghiaccianti particolari» sull’uccisione del presidente dei vescovi cattolici turchi, sono stati rivelati da AsiaNews, agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, che sostiene la tesi di un «omicidio rituale», dunque inquadrabile nella visione dell’islam fondamentalista, e ritiene che alla luce dei fatti siano «da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l’uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi. 

STATI VEGETATIVI
AVVENIRE – Presentato ieri il “Libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza”, risultato del lungo lavoro svolto della commissione istituita presso il ministero stesso dal sottosegretario Eugenia Roccella e composta da “La Rete” (Associazioni riunite per il trauma cranico e gravi cerebrolesioni acquisite), dalla Fnatc (Federazione nazionale associazioni trauma cranico) e Vi.Ve (Vita Vegetativa). Chiesti formazione e fondi per le famiglie che seguono i pazienti a domicilio, ma anche la richiesta che le persone in stato vegetativo, una volta stabilizzate, vengano considerate alla stregua di disabili gravi. Accanto a questo libro bianco anche la relazione della commissione medica: mappati 5.344 pazienti dimessi con diagnosi di stato vegetativo nel quinquennio 2002/06, in aumento (dai 1138 casi del 2002 ai 1811 del 2007), il 27% è morto ma tra il 50 e il 70% recupera l’attività di coscienza e per due terzi anche si tratta di un buon recupero funzionale. Altro dato choc è il fatto che ben il 42% delle diagnosi sono errate, cioè parlano di stato vegetativo anziché di stato di minima coscienza.

MIGRANTI
IL SOLE 24 ORE – Eliana Di Caro da Amsterdam informa che “più della paura, poté la crisi”. In Olanda il benessere di un tempo sta svanendo e gli immigrati sono diventati improvvisamente ingombranti. Interviste nel quartiere di Slotervaart.  Dove è nato e cresciuto Mohammed Bouyeri, il marocchino che il 2 novembre 2004 fece ammutolire il paese. Aveva assassinato Theo van Gogh, il regista che denunciava gli abusi subiti dalle donne musulmane assieme alla deputata di origini somale Ayaan Hirsi Aly, fuggita negli Stati Uniti dopo le minacce di morte.

SCUOLA
LA REPUBBLICA – “Tempo pieno alle elementari, è caos «Non c’è posto per 150mila bambini»”. Genitori in rivolta in tutta Italia mentre la Gelmini rassicura: «aumenta il tempo pieno nella scuola italiana: nel prossimo anno scolastico saranno attivate 782 classi a tempo pieno in più». È vero che le classi a tempo pieno cresceranno, ma pare che diminuiranno le prime, che sono quelle che condizionano anche gli anni successivi.

GIOVANI
LA REPUBBLICA –  Nell’inserto Salute, “Bocciati in sesso”. Una indagine del ministero della Salute presenta risultati molto preoccupanti: circa la metà degli studenti intervistati non usa il preservativo, più della maggioranza è affetta da patologie genitali o riproduttive. Il 61% assume ansiolitici; ancor più preoccupante l’ignoranza sulle malattie sessualmente trasmissibili. «L’aids esiste ancora» ha chiesto qualcuno…

SERVIZIO MILITARE
ITALIA OGGI – Un piccolo box a pagina 39 titola “La mini-naja già nel Veneto”. Emanuela Micucci spiega «Il Veneto promuove la mini-naja nelle scuole, il progetto tanto a cuore al ministro della difesa Ignazio La Russa, ddl attualmente all’esame della commissione difesa del senato. Un ddl che ha avuto un iter parlamentare faticoso. Ma che ha già trovato l’appoggio della regione del Veneto. L’assessore all’istruzione, Elena Donazzan, intende promuovere la mininaja nelle scuole della regione. Perchè rappresenta “una nuova sfida culturale per la nostra terra e per le nostre tradizioni, per quei figli e nipoti di alpini, di bersaglieri, di lagunari, di carabinieri che hanno vissuto la leva obbligatoria come occasione di crescita“. Caserme venete dunque pronte ad aprire le porta ai giovani per corsi di formazione teorico-pratici di 3 settimane, massimo 5mila ragazzini ogni anno».

DISARMO
IL SOLE 24 ORE – Le misure d’emergenza varate per ridurre spesa pubblica e deficit stanno abbattendosi anche sui bilanci della Difesa. Il quotidiano di Confindustria lancia l’allarme proprio nel giorno in cui Finmeccanica (insieme a Boeing) si prepara a partecipare alla nuova gara per l’elicottero del presidente Usa, il Marine One. Titolo: “Vecchia Europa in disarmo”. Nel vecchio continente, infatti, il crack greco ha portato i governi a manovre che, nel campo della Difesa, stanno portando a un chiara razionalizzazione. In Francia, in Spagna, ovviamente in Grecia. E anche in Italia. Roma non ha però ancora indicato dove i nuovi tagli stimati tra 1 e 1,5 miliardi di euro andranno a incidere, ma le decurtazioni già approvate dalle precedenti Finanziarie hanno reso quasi impossibile addestrare i reparti. La notizia merita per il SOLE 24 ORE anche la fotonotizia in prima, oltre al servizio di pagina 13 a cura di Gianandrea Gaiani.
 
L’ISOLA DEI CASSINTEGRATI
IL MANIFESTO – L’ultima pagina, quella dei reportage, del MANIFESTO è dedicato a “Il reality reale”, ai «ribelli dell’Asinara. Sono determinati i cassintegrati della Vinyls che da 104 giorni occupano l’isola perché “senza lavoro non c’è libertà”. Meritano e ricevono solidarietà, dialogano con Napolitano, non la mandano a dire a Berlusconi e all’Eni. Cercano l’opposizione tra i cespugli dove brucano cinghiali, asini, capre, mufloni. Vogliono tornare nel loro impianto a produrre Pvc e salvare la chimica». Nella pagina

un breve articolo è dedicato anche al libro – diario sulla vertenza e la lotta portata avanti, scritto da Argentino Tellini (uno dei cassintegrati), con la prefazione di Luca Telese e che è appena uscito in libreria.

ONLUS E TRUFFE
CORRIERE DELLA SERA – “Truffa, arrestato il presidente della Croce San Carlo”. I militari della Guardia di Finanza di Milano hanno arrestato lunedì mattina Massimo Zuccotti, presidente della «Croce San Carlo di Milano», con l’accusa di truffa aggravata.  Secondo le indagini, il presidente della Croce San Carlo, che svolge servizio per il 118 e anche per i privati mettendo a disposizione le proprie ambulanze, avrebbe percepito a partire dal 2005 e per cinque anni, 2 milioni e 600 mila euro, di cui 400 mila a fondo perduto in quanto organizzazione non a scopo di lucro. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno appurato che in realtà l’associazione era gestita in modo manageriale dal presidente Zuccotti e dai suoi familiari. Inoltre, da quanto è emerso, i presunti volontari che prestano e hanno prestato servizio in realtà sarebbero stati dipendenti e per giunta pagati in nero. L’indagine era nata dall’esposto presentato da un volontario, Tiziano Balossi, il 13 agosto 2009.

MICROCREDITO
ITALIA OGGI – “Decolla il microcredito” è il titolo di apertura del quotidiano economico. Cristina Bartelli approfondisce «l’importo dei finanziamenti concessi non dovrà essere superiore ai 25 mila euro. Niente obbligo di ipoteca e disco verde a servizi di assistenza e monitoraggio all’iniziativa professionale e imprenditoriale. Prestiti anche a persone fisiche in particolari condizioni di disagio economico e sociale, ma fino a 10 mila euro. Vigilanza alleggerita per i soggetti che esercitano l’attività di microcredito. Lo prevede uno schema di provvedimento, questa settimana al vaglio del consiglio dei ministri, che riscrive le regole sul credito al consumo».

NUCLEARE
IL SOLE 24 ORE – Nasce la seconda cordata nucleare italiana. È formata dalla tedesca Eon e dalla francese Gdf Suez. Potranno aggregarsi anche altre società. Ne parla Jacopo Gilberto in apertuira allo speciale de IL SOLE 24 ORE Economia e Imprese. Il protocollo d’intenti prevede la costituzione di una società mista con quote paritetiche del 50% l’uno per sviluppare in Italia i progetti atomici. Su un’ipotesi di sei o sette centrali di taglia media (o, in alternativa di quattro centrali atomiche di taglia grande), il nuovo raggruppamento potrebbe realizzarne due o tre, non di più. Il costo di ogni impianto è nell’ordine dei 3-5 miliardi di euro, secondo le esperienze in via di  realizzazione all’estero.

HAITI
IL GIORNALE – Seconda puntata a sei mesi dal terremoto  nell’isola caraibica. Fausto Biloslavo  riparte dal fatto che la ricostruzione è ferma. «I primi a dire che le cose non vanno siamo stati noi di Agire – dice il direttore Marco Bertotto. Solo il Vis è riuscita a costruire su terreni di sua proprietà. Il Cisp, altra ong di agire, invece deve mettere in piedi delle scuole nelle bidonville ma il Governo non concede il permesso. Stesso discorso per Intersos che sta riabilitando un sanatorio a Leogane. La protezione civile ha fatto le pulci alle ripartizioni dei costi di Agire». Biloslavo riporta una lettera: «Se si annuncia ai donatori che il 93% dei 13.616.512 euro raccolti vanno a progetti sul campo, sarebbe bene chiarire il significato del 41% dei fondi raccolti che non saranno destinati ai beneficiari haitiani ma ai costi di personale, coordinamento e supporto, e staff nelle sedi italiane». Bertotto replica: « è qualunquismo. Le spese delle ong sono infinitamente inferiori alla macchina di aiuti pubblici, compresa la portaerei Cavour».

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