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Permessi di studio, la brutta bozza di Frattini

Avib pubblica le bozze inedite dell'accordo, che slitta ora all'autunno

di Sara De Carli

Permessi di studio per i minori bielorussi? Se ne riparla in autunno. Cioè un anno dopo quella visita di Frattini a Minsk che in 30 settembre 2009 aveva dato per imminente l’intesa, grazie a un memorandum siglato. Invece ora il presidente di Avib, Raffaele Iosa, nella sua recente visita a Minsk ha appreso che «la questione permessi studio è stato “rinviata” ad un “probabile” prossimo autunno su un testo che è…”allo studio”».

Eppure nei mesi scorsi le cose sembrano molto vicine alla soluzione, soprattutto dopo che la bozza di intesa redatta dall’allora ambasciatore italiano in Bielorussia, Giulio Prigioni (che è stato recentemente sostituito nel suo incarico) aveva avuto in aprile l’apprezzamento formale da parte delle autorità bielorusse. «Un intero anno scolastico perso e il prossimo chissà», dice Iosa. «Sullo sfondo, la conferma che il Ministero dell’Istruzione italiano non era mai stato coinvolto in questi mesi. Non posso che esprimere il mio più vivo disappunto».

Così oggi, pre chiarire le ragioni di tanto disappunto, sul sito dell’Avib spuntano per la prima volta i testi delle due bozze di intesa sui permessi studio: quella del Ministero degli Affari Esteri e quella dell’ambasciatore Prigioni. Più una relazione di Prigioni sulla bozza ministeriale.

Partiamo dalla – chiamiamola così – “bozza Frattini”, spedita a Minsk nell’ottobre 2009: «anche un inesperto di accordi e di scuola capisce subito, leggendolo, le incongruenze di questo testo, il cui esito negativo era nelle cose e non certo per colpa bielorussa», dice Iosa. Perché? Perché in effetti tutto pare tranne un accordo bilaterale che ha per oggetto la scuola e i percorsi di studio. La prima preoccupazione dell’Italia pare quella di rassicurare la Bielorussia che i soggiorni di studio sono un’altra cosa rispetto alle adozioni e che i minori rientreranno tutti in Bielorussia: una sorta di – dice anche Prigioni nella sua analisi – «fotocopia dell’Accordo sui progetti di risanamento del 2007» (cioè dopo il caso Vika, ndr), tanto da «sembrare una excusatio non petita» e da prevedere – per questo – degli accompagnatori maggiorenni. Insomma, una bozza che ha generato «imbarazzo» a Minsk, per l’assoluta mancanza di elementi sugli aspetti squisitamente scolastici dei soggiorni», che «paradossalmente ha prodotto qui a Minsk la percezione di un’eterogenesi dei fini apparendo proprio per la sua vaghezza una simil-adozione senza adozione». L’aspetto di particolare gravità, ha sottolineato ancora Prigioni, è che «nulla è stato detto sul valore degli studi in Italia né al rientro in patria».

Tutto un altro tono, obiettivamente, per la bozza Prigioni, centrata sulla regolamentazione del soggiorno di studio con le sue specificità. Immediato, fin dall’articolo 2, il riconoscimento della validità del percorso di studi effettuato, così che «il soggiorno all’estero sia positivamente apprezzato nella carriera scolastica». L’articolo 4 invece definisce la durata e la tipologia dei quattro diversi percorsi di studio: soggiorni brevi per i più piccoli (uno o due mesi, visto che le scuole medie sono sostanzialmente identiche, mentre i vantaggi più chiari dovrebbero venire per il triennio della nostra scuola superiore, in particolare in alcune aree professionalizzanti), tre anni dopo i 14 anni, preparazione all’università, corsi per alunni tra i 10 e i 14 anni, ma con disabilità. Tra i plus aggiunti, il russo come seconda lingua.

In allegato i tre documenti.


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