Welfare

Nuovo suicidio in cella

È il ventinovesimo caso dall’inizio dell’anno. La UILPA Penitenziari denuncia una situazione esplosiva con rivolte e proteste

di Redazione

 

«Alessandro Lamagna, 34enne detenuto per rapina con fine pena 2012, si è suicidato nel pomeriggio di ieri, nella sua cella nel carcere di Salerno. È il 29° suicidio in cella dal 1 gennaio 2010. Ieri sera i detenuti del 2° Piano della 1° Sezione di Genova Marassi hanno dato vita ad una violentissima protesta con incendio di suppellettili e lenzuola, degenerata con il barricamento di sette detenuti in una cella. Solo il deciso intervento dei poliziotti penitenziari ha riportato l’ordine. Bilancio: due agenti feriti». Lo riferisce il segretario Generale della UilPa Penitenziari, Eugenio Sarno.

«A Novara sino a tarda notte – continua Sarno – si sono succedute le proteste dei detenuti attraverso la battitura del pentolame e delle stoviglie sui cancelli e sulle grate. Sabato a Padova, Vicenza e San Vittore analoghe manifestazioni di protesta messe in atto dalla popolazione detenuta. Venerdì a San Remo un detenuto è stato salvato in extremis dalla polizia penitenziaria. Ancora venerdì a Milano Opera un detenuto ha aggredito e ferito con pugni un agente – prosegue Sarno – è il 96° agente penitenziario aggredito e ferito dall’inizio del 2010. Giovedì l’evasione di un detenuto dall’ospedale Gemelli di Roma. Basta e avanza per dire che siamo oltre il baratro». «Credo che abbiamo speso tutte le parole possibili per lanciare l’allarme su cosa succederà negli istituti penitenziari – ha detto ancora Sarno – Adesso più che parlare bisognerà concentrarsi su come affrontare questa estate di proteste e rivolte nelle prigioni, nella consapevolezza di essere stati lasciati nel più completo abbandono a dover gestire, senza mezzi, uomini e risorse queste tensioni. Gli episodi violenti della settimana appena trascorsa non i sono che l’avamposto dell’eruzione che ci attende».       

«Purtroppo il Parlamento pare essere distratto daaltre cose e irresponsabilmente non ha voluto approfondire la tematica relativa alle carceri – prosegue Sarno -. La discussione dello scorso gennaio si è vaporizzata in un insano accordo bipartisan che lascia immodificato lo stato delle cose e scarica sugli operatori penitenziari una situazione ingestibile e pericolosa. Non è eresia affermare che il dramma penitenziario, come eloquentemente definito dall’esimio Presidente Ciampi, non interessi i nostri politici e i nostri governanti. 67500 detenuti; 29 suicidi in cella; 44 tentati suicidi sventati; 96 agenti penitenziari, 2 medici e 4 infermieri aggrediti e feriti; 4 evasioni e 5 tentate evasioni. Questi sono i numeri dello sfascio, dell’emergenza e del dramma penitenziario».

«Il personale è stanco, depresso, demotivato e sfiduciato. Su tutto il territorio nazionale fioriscono manifestazioni di protesta contro un’Amministrazione statica, immobile, insensibile ed incapace. Nonostante ciò, il silenzio e l’immobilismo continuano ad essere i tratti caratterizzanti dell’azione dipartimentale – conclude Sarno – .Non c’è il piano carceri. Almeno ne abbiamo perso completamente le tracce. Non ci sono le norme deflattive. Ora non ci sono più nemmeno le 2000 assunzioni. Diciamo che le parole sono state tante. I fatto sono zero. Non ce ne voglia il Ministro Alfano, ma sul fronte penitenziario i suoi propositi sono naufragati sullo scoglio degli interessi politici della lega Nord. Ma a pagarne le conseguenza non saranno solo gli operatori penitenziari, quanto l’intero Paese».

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