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Governo clinico: nuova legge
Secondo Margherita Miotto (Pd) il testo approvato ieri dalla Commissione Affari Sociali ci porta indietro di 20 anni e “rafforza gli intrecci con la politica“
di Redazione
«È stata approvata in commissione la legge sul governo clinico che contiene un grave arretramento per il sistema sanitario. Finita l’esclusività di rapporto dei medici pubblici: si torna a De Lorenzo». Lo ha dichiarato Margherita Miotto, componente Pd in commissione Affari Sociali della Camera.
«Ogni medico», prosegue Miotto «potrà d’ora in poi operare nel servizio pubblico e nel privato, percepirà l’indennità di esclusività (circa 10 mila euro l’anno), potrà gestire il badget del suo reparto, orientare le scelte aziendali dal ruolo di capo dipartimento, ma potrà anche fare concorrenza all’azienda dove lavora e organizzare l’attività in funzione della sua libera professione fuori dall’azienda: il tutto con regole opache che coprono una indefinita area di evasione fiscale. Inoltre è stato rafforzato l’intreccio fra politica e sanità cacciando il merito e le capacità fra i criteri facoltativi per assumere i direttori e promuovere i dirigenti. Non basta, è stata violata l’autonomia regionale, calpestato il federalismo basti pensare che sul testo pesa il parere contrario della commissione Affari Regionali e il parere con condizioni della commissione Bilancio, della commissione Affari Costituzionali, della commissione Istruzione. La destra italiana fa tornare indietro la sanità di venti anni».
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