Welfare

El Biutz, la frontiera che non c’è

Il paradosso del confine che separa l'Europa dall'Africa

di Redazione

Dal varco possono passare le persone, ma non le merci. Il Marocco infatti
non riconosce la dogana e Madrid di fatto asseconda la rivendicazioneIl varco di El Biutz è una delle frontiere più particolari d’Europea. È un passaggio pedonale di metallo, alto 2 metri per un metro e mezzo, lungo 100 metri e rigorosamente separato in due parti per dividere le donne dagli uomini. È stato aperto verso la fine del 2004 a poche centinaia di metri dalla frontiera ufficiale tra Ceuta e il Marocco, con il beneplacito del governo Zapatero e di quello di Mohamed VI. La sua peculiarità è che è illegale per le merci, ma permette il transito delle persone e di ciò che portano con sé, in una sola direzione, dall’enclave spagnola verso il territorio marocchino. La frontiera legale per le mercanzie tra i due Paesi è infatti quella lontana di Tangeri. Perché il Marocco non riconosce Ceuta, che definisce città occupata (come Melilla) e chiama Sebta. Accettare la dogana commerciale sarebbe come ammettere che Sebta è suolo spagnolo. La Spagna collabora: le dogane sono affidate su tutto il territorio nazionale alla Guardia Civil, ma visto che El Biutz ufficialmente non lo è (Ceuta e Melilla non sono neppure in territorio Schengen), affida i controlli alla Polizia Nacional.
Ogni mattina, dal lunedì al giovedì, dalle 7 alle 13, il poligono di El Tarahal, area di magazzini commerciali alla periferia estrema di Ceuta, viene invaso da quasi 10mila persone. Sono per la maggior parte donne marocchine rimaste sole, divorziate, ripudiate o con figli piccoli a carico, ma anche uomini non più giovani o invalidi parziali.
Si caricano sulle spalle pacchi enormi, che arrivano a pesare anche una cinquantina di chili. Le donne-mulo, sotto i propri coloratissimi niqab, trasportano di tutto: generi alimentari di prima necessità, birra e alcolici proibiti nel musulmano Marocco, vestiti usati che arrivano dall’Europa, scarpe. Poi frigoriferi e lavatrici e persino moto rubate, smontate a pezzi. Ogni viaggio frutta sui 4 euro, per un reddito complessivo di una ventina di euro al giorno, quando se ne ha la forza e se tutto si svolge senza intoppi. Per Ceuta gli introiti sono cospicui e si calcolano, secondo fonti ufficiali, tra i 500 e i 700 milioni di euro l’anno.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.