Cultura
Manifesto dei cattolici per il G8 di Genova
Schede di lavoro e priorità per l'agenda del G8
di Redazione
7 luglio 2001
L’effetto serra
La terra soffoca per l’inquinamento, anche il clima sembra impazzire. In questo ventennio la temperatura media della terra è cresciuta di mezzo grado e sono aumentati il numero e l’intensità degli eventi meteorologici estremi (uragani, inondazioni, ondate di calore, siccità). Molti affermano che siamo entrati nell’era dell’effetto serra.
Che cos’è l’effetto serra
Alcuni gas hanno la capacità di assorbire il calore delle radiazioni solari. Quando questi gas sono presenti in misura eccessiva, trattengono le radiazioni che, una volta “rimbalzate” sulla superficie terrestre, non sfuggono più verso lo spazio. Il loro calore è intrappolato nell’atmosfera e fa aumentare la temperatura sul nostro pianeta. La concentrazione dei gas serra nell’atmosfera cresce sia per l’aumento delle emissioni sia, nel caso dell’anidride carbonica, per la distruzione di milioni di ettari di foresta. Gli alberi, infatti, agiscono da veri e propri accumulatori di carbonio e per ogni ettaro di foresta bruciato cresce un po’ la quantità di anidride carbonica liberata nell’aria e con essa l’effetto serra.
A partire dalla rivoluzione industriale la concentrazione dei gas serra nell’atmosfera ha progressivamente subìto un’accelerazione. Gli anni 90 sono stati il decennio più caldo a memoria d’uomo. Certo l’effetto serra è una minaccia sempre più concreta, che rischia di diventare incontrollabile se continuerà ai ritmi attuali l’immissione nell’atmosfera dei cosiddetti gas serra, cioè quelli prodotti dall’uomo direttamente, attraverso attività industriali, o indirettamente, con la deforestazione.
I rischi sono elevatissimi, perché un aumento ulteriore anche di pochi decimi di grado della temperatura terrestre innescherebbe una gravissima reazione a catena: parziale scioglimento delle calotte polari, innalzamento del livello di mari e oceani, tropicalizzazione del clima in molte regioni oggi temperate.
Che cosa abbiamo chiesto
ove l’Europa non è riuscita a imporre a Stati Uniti e Giappone l’accettazione di misure incisive per curare la febbre del pianeta, mette tutti davanti ad un bivio: o i governi, le forze politiche, i sistemi economici, gli stessi consumatori si muoveranno in fretta per fermare l’aumento delle emissioni che stanno alterando il clima, oppure tra pochi anni dovremo fronteggiare non più una minaccia, ma una drammatica realtà.
Per questo chiediamo al G8 che gli accordi di Kyoto siano immediatamente riconfermati e che sia indicato in modo trasparente il percorso di rafforzamento dell’azione di tutela dell’ambiente.
Lo chiediamo con la convinzione che ogni piccolo gesto può portarci a un’inversione di marcia per non consegnare alle prossime generazioni un mondo peggiore di quello che abbiamo ricevuto.
Il protocollo di Kyoto
In base al protocollo di Kyoto del 1997 ogni Paese europeo o gruppo di Paesi ha sottoscritto un proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Tra i Paesi industrializzati, responsabili di gran parte delle emissioni che minacciano il clima e cui tocca perciò lo sforzo maggiore per una loro riduzione, solo l’Unione europea ha in parte tenuto fede ai suoi impegni; quanto all’Italia, malgrado alcuni positivi passi in avanti, l’obiettivo di ridurre del 6,5% le emissioni di CO2 entro il 2001 resta lontanissimo. Recentemente, il presidente Usa ha affermato che il suo Paese non osserverà gli accordi.
Un pianeta in guerra
Burundi, Congo, Afghanistan, Sudan, Sierra Leone, Colombia, Guatemala, Messico, Honduras, Salvador, Kosovo, Macedonia, Palestina, Cecenia… Il mondo continua a essere insanguinato da conflitti, guerre e guerriglie che provocano morte e distruzione.
Il 90 per cento delle vittime di una guerra è tra la popolazione civile; 300mila ragazzi e ragazze sotto i 18 anni, molti anche sotto i 10 anni, sono drogati e costretti a combattere; sono bambini rapiti dalle loro case, o appartenenti a gruppi emarginati o economicamente e socialmente in difficoltà;
il mercato delle armi in cui anche l’Italia con molte banche è coinvolta, mette a disposizione, tra gli altri,ordigni micidiali: mine antiuomo che uccidono e mutilano intere popolazioni anche a distanza di anni, soprattutto bambini, a causa delle forme appositamente studiate per attirare i più piccoli; armi di piccolo calibro il cui uso è accessibile anche ai bambini, essendo leggere e semplici da smontare e rimontare.
Che cosa abbiamo chiesto
Rendere inequivocabile il ruolo dell’Onu come primo attore della pace nel mondo. Rafforzare l’intervento autorevole delle Nazioni unite, privilegiando approcci regionali, in tutti i conflitti, anche quelli interni, quando violano la libertà delle popolazioni civili.
Combattere autenticamente il mercato delle armi.
A partire dai Paesi membri del G8, vogliamo essere informati di tutte le operazioni di vendita e acquisto di armi e vogliamo che sia promossa nelle sedi competenti una legislazione internazionale che impegni alla trasparenza in questo campo tutte le nazioni del mondo. Utilizzare il denaro destinato a progetti di difesa inutili, come lo scudo spaziale, per eliminare le cause che originano i conflitti, prima fra tutte la povertà.
Gli Ogm
In maniera sempre più incalzante, in questi ultimi anni si parla di prodotti geneticamente modificati (ogm); con questa denominazione si intendono quei prodotti che hanno origine da produzioni vegetali o animali la cui struttura genetica sia stata modificata per sviluppare o creare ex novo caratteristiche che permettano di migliorare le peculiarità possedute da ogni singola specie.
Che cosa abbiamo chiesto
Il dibattito sulle biotecnologie troppo spesso si riduce ad un “non dialogo” tra due integralismi. I favorevoli sono favorevoli e basta e sventolano le loro ragioni come fa il tifoso allo stadio. Alcuni fra i contrari non sono da meno.
In mezzo, troppo spesso, si colloca il cittadino che riesce a carpire solo qualche frammento dei contenuti di questa discussione, nonostante gli argomenti trattati riguardino direttamente la sua vita quotidiana. Affinché tutti, indistintamente, possano essere correttamente informati sui pro e sui contro degli organismi geneticamente modificati, abbiamo chiesto un preciso impegno nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica perché ogni individuo possa essere protagonista della propria vita e costruttore del proprio futuro. Perché ciò avvenga riteniamo sia necessario attivare le seguenti azioni: normativa sull’etichettatura e campagna informativa dei governi sugli strumenti adottati per il controllo sulla qualità dei prodotti.
L’informazione
Le imprese biotecnologiche affermano che gli organismi modificati sono conquiste scientificamente essenziali, necessarie alla nutrizione della popolazione mondiale, alla protezione dell’ambiente e alla riduzione della povertà, poiché l’ingegneria genetica è il solo o il miglior modo per incrementare la produzione agricola. Le associazioni ambientaliste esprimono dubbi sulla fondatezza di tali opinioni, sostenendo che mercato e ricerca devono adottare il principio di precauzione, tenendo conto dei livelli di imprevedibilità che derivano dalle interazioni fra gene e organismo, con sondaggi sugli eventuali esiti negativi per la salute.
Movimenti di Capitali
Ogni giorno nel mondo vengono effettuati trasferimenti internazionali di denaro per 1800 miliardi di dollari. I movimenti di denaro relativi agli scambi commerciali, cioè per vendere e acquistare merci e servizi, non raggiungono neppure un centesimo di questo valore. La differenza è impressionante.
Le ragioni di un movimento enorme
Il denaro viene trasferito fondamentalmente per tre ragioni:
1. in parte per finanziare acquisti di merci o servizi (ad esempio per acquistare dall’Italia un biglietto per una crociera sul Nilo o una cassa di vino cileno);
2. in parte per finanziare l’acquisto di beni di investimento (ad esempio l’acquisto di una casa all’estero o di un macchinario straniero o la costruzione di uno stabilimento produttivo in un altro paese);
3. la parte principale, cioè circa 1.780 miliardi di dollari, per finanziare le cosiddette attività finanziarie (cioè per acquistare titoli, azioni, obbligazioni sulle borse di tutto il mondo, oppure prestare denaro a chi vuole fare questi acquisti ecc.).
Movimenti valutari (cioè di denaro) così grandi possono creare instabilità finanziaria. Nei Paesi a medio reddito (come molti Paesi sudamericani e del sud est asiatico) un continuo flusso e deflusso di denaro può far innalzare e abbassare bruscamente il valore della moneta locale senza che l’economia locale, ancora debole, possa compensare gli squilibri.
Questo può avere ripercussioni molto gravi sull’economia. Se la valuta locale crolla, tutte le importazioni, petrolio in testa, diventano impagabili e scoppia la crisi.
In Indonesia, grazie a un fenomeno di questo tipo, nel 1995, in poche settimane, milioni di persone hanno perso il lavoro e sono ripiombate sotto il livello della povertà assoluta.
Che cosa abbiamo chiesto
1) Un impegno più radicale nella denuncia dei paradisi fiscali e finanziari.
2) La mobilitazione, nelle sedi internazionali, per la pubblicazione della lista dei Paesi che permettono riciclaggio e speculazioni selvagge.
3) L’adozione di una tassazione dei movimenti internazionali di capitali, del tipo Tobin tax. Questo potrebbe scoraggiare le speculazioni,i che vengono effettuate muovendo più volte al giorno la stessa quantità di denaro, rendendo i trasferimenti più onerosi.
I paradisi fiscali
Sono zone franche in cui è possibile trasferire capitali senza che siano soggetti al pagamento delle imposte. Il fenomeno impedisce che parte del reddito sia a disposizione della comunità dopo essere stato trasformato in tasse per finanziare i servizi sociali, e crea diseguaglianze fra chi elude le tasse (imprese più internazionalizzate) e chi no (diventando meno competitivo).
I paradisi finanziari
Esistono Paesi in cui è possibile trasferire e custodire denaro senza dichiararlo. Gli esiti del sistema sono allarmanti, soprattutto rispetto al riciclaggio. Il denaro proveniente da fonti illecite (droga, armi, corruzione…) può così essere ricollocato sul mercato.
Fame e divario
Fame e disuguaglianze di reddito
Il 20 per cento della popolazione mondiale consuma l’80 per cento delle risorse. Un cittadino americano o europeo consuma quanto 33 ruandesi. Metà della popolazione mondiale, cioè circa tre miliardi di persone, per vivere ha a disposizione meno di due dollari al giorno.
Fra loro, 1,2 miliardi (500 milioni nell’Asia meridionale e 300 milioni in Africa) vivono con meno di un dollaro al giorno.
Il miliardo di persone che vive nei paesi del Nord guadagna il 60 per cento del reddito mondiale, i 3,5 miliardi che vivono nei paesi a basso reddito guadagnano meno del 20 per cento.
Sanità
Ogni anno, vengono spesi complessivamente più di 56 miliardi di dollari per la ricerca sanitaria. Meno del 10 per cento di questa cifra viene indirizzata ai problemi che toccano il 90 per cento della popolazione mondiale.
Meno dell’1 per cento della spesa è destinato alla ricerca dedicata alla cura di malaria, diarrea, tubercolosi e polmonite. Attualmente circa 36 milioni di persone sono affette da virus Hiv-Aids: di queste, oltre 25 milioni vivono in Africa. In 91 Paesi è ancora presente la lebbra, una malattia che la medicina sarebbe in grado di curare.
Ci sono 2mila nuovi casi al giorno, più di uno al minuto; 80mila sono bambini e 250mila le persone che presentano già danni permanenti.
Istruzione
Un bambino su due non va a scuola.
In molte aree si rischia un ritorno all’analfabetismo. Le scuole nei Paesi con maggiori difficoltà diventano purtroppo luoghi di reclutamento per le formazioni armate locali o per l’invio di manodopera all’estero.
Che cosa abbiamo chiesto
Mantenere gli impegni, assunti e non onorati, di finanziare l’aiuto allo sviluppo con lo 0,7% del Pil dei nostri Paesi. Promuovere nelle sedi internazionali l’utilizzo dei programmi di riduzione della povertà, i cosiddetti Prsp, rafforzando il ruolo della società civile nella loro elaborazione e realizzazione e il suo coinvolgimento nel monitoraggio dell’uso delle risorse e dei risultati. Garantire a tutti, nel Nord e nel Sud del mondo, l’accesso alle cure sanitarie, indipendentemente dalle condizioni di reddito. Garantire a tutti, nel Nord e nel Sud del mondo, l’accesso all’istruzione, indipendentemente dalle condizioni di reddito.
Ogni persona ha il diritto inalienabile a una vita in piena dignità, senza umilianti dipendenze. Oltre a questo, la tutela della vita offerta da adeguate cure sanitarie e l’accesso all’istruzione sono prerequisiti per una uscita permanente dalla povertà. Una persona svolge meglio qualunque attività quando è in salute e ha ricevuto una formazione, dunque più efficacemente può diventare protagonista del proprio sviluppo.
Favorire la diffusione di attività di microcredito, un sistema per finanziare con prestiti, piccoli e piccolissimi, persone che ne hanno bisogno per svolgere la propria attività, ma che, in ragione della loro povertà, non sono in grado di offrire garanzie e, perciò, non riceverebbero alcun finanziamento dalle banche tradizionali. Il microcredito può finanziare, ma è davvero solo uno dei tantissimi esempi, l’acquisto di un carretto alle donne che vanno al mercato del villaggio per vendere il loro raccolto.
La disuguaglianza
Un bambino su cinque in molti Paesi africani muore prima di compiere cinque anni! Questo è solo uno dei casi in cui oggi nel nostro pianeta la dignità della vita umana è offesa. E la differenza tra la vita delle persone nei Paesi ricchi e in quelli impoveriti è scandalosa.
Troppe sono le ingiustizie e impressionanti i divari.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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