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«Quel gol che non scorderò mai»

Ieri la visita alla Nazionale, ma la sua prima squadra è targata Csi

di Antonio Sgobba

Stefano Borgonovo si lascia andare ai ricordi e guarda al futuro. «Forse sto per trovare una grande strada che mi porterò ad aprire una porta importante che potrebbe aiutarci a capire perchè esiste la Sla», ha detto ieri l’ex calciatore nell’incontro con Marcello Lippi e la sua nazionale in ritiro al Sestriere. L’occasione era la presentazione del suo libro «Attaccante nato», appena pubblicato da Rizzoli.

Ma i pensieri di Borgonovo vanno ad un’altra squadra di calcio. La prima con cui ha giocato. L’ex attaccante ieri ha scritto una lettera (vedi allegato) al Centro sportivo italiano. Perchè «il Csi è stata la mia prima squadra da bambino e porta alla mia mente uno dei momenti più belli che il calcio mi abbia mai regalato». La lettera racconta di un gol che non si dimentica. Segnato su un campetto di periferia ma che vale come uno fatto in Coppa Campioni. 

Borgonovo ritorna agli inizi della sua carriera, ad una partita giocata contro il Paina Calcio, la squadra del paese in cui è nato, Giussano, vicino Monza. Ripensa ai suoi momenti più alti di calciatore. «Vi porto con me verso un futuro passato», scrive l’ex giocatore di Milan e Fiorentina che con la Fondazione a lui intitolata ha «l’obiettivo di sostenere la ricerca per vincere la Sla».

Stefano racconta. Era il 1974 : «Avevo 10 anni e quel gol fatto al Paina calcio non lo scorderò mai: mancavano pochi secondi alla fine della partita, eravamo sotto 11 gol a 0. Durante un contrasto a metà campo fra un mio compagno e un avversario il pallone schizza fuori e viene verso di me; lo guardo, lo seguo con gli occhi, un rimbalzo sulla riga bianca della mezzaluna dell’area di rigore. A quel punto il mio sguardo si avvia verso il portiere del Paina, lo vedo nella terra di nessuno e a quel punto penso: sei spacciato». Il pallone va in rete. «Un grande pallonetto» di Stefano. «I miei compagni per l’entusiasmo erano tutti sopra me». Era il gol della bandiera, ma «Oh ragazzi, era come se avessimo vinto».

Passano sedici anni. È il 1990, «l’attaccante nato» Borgonovo non è più all’oratorio ma all’Olimpia Stadium di Monaco di Baviera. Partita decisiva di Coppa Campioni, il Milan di Sacchi incontra il Bayern. «Un freddo incredibile, neve e acqua per la semifinale di ritorno». Sono passati sedici anni. Stefano rivive la stessa scena. Un suo compagno vince un contrasto con l’avversario. Stavolta è Paolo Maldini a far schizzare la palla verso di lui. Stefano la guarda, la segue con gli occhi, vede lo stesso rimbalzo sulla riga bianca dell’area di rigore. Guarda il portiere e pensa la stessa cosa. «Sei spacciato». E anche stavolta Borgonovo segna. Lo stadio ammutolisce. «La neve e l’acqua che cadevano erano l’unico rumore che sentivo nonostante gli 80mila tedeschi sugli spalti. Quel gol ci portò in finale». I compagni di squadra gli saltano addosso, travolti dall’entusiasmo. Proprio come sedici anni prima.

«Dov’è la differenza, Stefano, vi chiederete. Non c’è nessuna differenza, cari amici, nessuna differenza. L’unica che ho notato è che non ricordiamo più i regali che l’infanzia ci ha fatto». Firmato Stefano Borgonovo.


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