Non profit

Impiegati pubblici sempre più digitali

Una ricerca presentata al Forum PA rivela che il 75% non può più fare a meno del computer

di Redazione

Sebbene con punteggi ancora inferiori rispetto a quelli del settore privato, i lavoratori del pubblico impiego riconoscono come la digitalizzazione sia ormai pervasiva nei propri processi lavorativi. Per il 75,1% dei lavoratori del settore pubblico, il proprio lavoro dipende interamente dal computer e non sarebbe concepibile lavorare senza; per il settore privato, questo dato sale all’86,4%. È quanto emerge da un’indagine quantitativa-qualitativa di Gipieffe spa, realizzata per la Camera di commercio di Roma e presentata al Forum Pa, che fa il punto sul rapporto dei lavori pubblici e privati con gli strumenti che offrono le nuove tecnologie.

«Questa ricerca – spiega Andrea Mondello, presidente della Camera di commercio di Roma – indaga su come i dipendenti pubblici guardano all’informatizzazione e all’uso dei new media. L’indagine ha portato esiti sorprendenti che fanno giustizia di tanti stereotipi sulla Pa e su chi ci lavora. Sebbene esista ancora un digital divide con il settore privato, questo è molto più contenuto di quanto si possa

pensare. Trovo molto interessante, poi, che siano proprio i lavoratori del pubblico impiego a riconoscere come la digitalizzazione sia un processo benefico di democratizzazione oltre che di efficienza ed efficacia dei servizi.

Internet, si legge nella ricerca, è uno strumento di lavoro per il 68% degli impiegati del settore pubblico e per il 78,3% degli impiegati del settore privato. L’e-mail è usata per lavoro dal 76,7% dei dipendenti pubblici, nel privato si sale all’85,1%. La Pec (Posta elettronica certificata) è conosciuta dal 57,2% nel privato e dal 72,8% nel pubblico. Il 40,8% degli impiegati pubblici usa già la Pec per lavoro. La stragrande maggioranza degli impiegati pubblici (91,8%) è concorde sull’utilità della Pec. Un 55% ritiene che sia anche semplice da utilizzare, mentre il 36,2% ritiene che sia un po’ complicata ma che ne valga comunque la pena.

Nel settore pubblico, rispetto a quello privato, ci sono più diffidenti (62,5% contro 37,5%), ma paradossalmente anche più entusiasti (63,2% contro 36,8%). Nel privato, esiste già una fase di

normalizzazione e per certi versi di saturazione, in cui i pragmatici sono il 60,2% rispetto al 39,8% del settore pubblico. I social network sono conosciuti per il 92,5% degli impiegati pubblici e per la stessa percentuale dagli impiegati del privato. Sono utilizzati dal 52,9% nel privato e dal 46,9% nel pubblico.

La pubblica amministrazione rimane a due velocità: un’abilitazione tecnologica che ha fatto progressi sostanziali, a fronte di una cultura organizzativa ancorata a procedure obsolete. La parte qualitativa dell’indagine mette in rilievo, come spiegano i ricercatori, che «alcuni dirigenti sono

spaventati dall’effetto di democratizzazione insito nelle tecnologie». «Le tecnologie – sottolineano – promuovono modalità operative di autonomia che scardinano vecchi status symbol, come per esempio reperire un file in una cartella condivisa, invece di farselo stampare e portare sulla scrivania. È ancora vivo il retaggio di quando le tecnologie erano appannaggio dei lavoratori di basso livello». «Per gli impiegati – continuano i ricercatori – la digitalizzazione implica invece responsabilizzazione, promozione di forme di collaborazione fluide e reticolari, maggiore engagement. Il lavoro in rete, soggetto a condivisione e revisione continua, esalta la collaborazione e fa sentire il lavoro proprio».

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it