Non profit

Tariffe, il non profit tiene alta la guardia

Dopo il via libera alla Camera al decreto Incentivi

di Maurizio Regosa

Un punto a favore del non profit (e dei 15mila che hanno sottoscritto la petizione lanciata da Vita). Non si può che definirlo così, l’emendamento che riduce gli aumenti delle tariffe postali (è passato alla Camera e ora è al Senato per la conversione in legge: c’è tempo fino al 25 maggio).

Un aggiustamento di rotta capitanato da Gianni Letta in persona: «Resosi conto dell’errore», rievoca Niccolò Contucci, direttore generale dell’Airc, «assieme al sottosegretario Bonaiuti ha dato mandato alla sua struttura perché preparasse l’emendamento, in parte condiviso anche da noi. Poi il testo è arrivato in commissione dove l’Intergruppo per la sussidiarietà è stato fondamentale». Grazie quindi all’impegno dell’Intergruppo (e in particolare a Gabriele Toccafondi, Pdl, e a Luigi Bobba, Pd), la Camera ha potuto votare il testo. Morale della favola (o dell’incubo): 30 milioni per attutire la batosta, giunti per di più con il placet di Giulio Tremonti (autore del blitz del 1° aprile assieme a Claudio Scajola, allora ministro dello Sviluppo economico).
Non si può dire però che l’emendamento abbia sopito le tante preoccupazioni. Meglio di niente. Ma non basta. Anche così, i costi sono alle stelle, talmente alto era stato l’incremento tariffario. «L’aggravio costringerà a tagliare gli investimenti per i fini istituzionali», commenta Marco Piazza, responsabile Comunicazione di Telethon (che ha appena spedito l’ultimo numero del suo periodico, con la metà delle pagine e una copertina tagliata significativamente in due). Meno denaro, meno ricerca scientifica. Va da sé. «Si potrebbero ridurre le spedizioni», ipotizza Contucci, «ma questa scelta potrebbe avere conseguenze negative sulle entrate e dunque sulle missioni».
«Chi darà gli aggiornamenti normativi agli infortunati?», chiede Franco Bettoni, presidente Anmil (l’associazione si occupa di invalidi del lavoro e inviava 450mila copie del suo bimestrale). «Sono informazioni che i quotidiani generalmente non danno o pubblicano in modo spesso inadeguato. Anche se ridotto, l’esborso è in ogni caso molto alto: dunque si lede anche il diritto all’informazione».
Sono molti del resto gli aspetti per cui regna l’incertezza. Il decreto deve essere convertito. Essendo i 30 milioni collegati al pacchetto Incentivi, lo stanziamento potrebbe subire modifiche. Non sarebbe la prima volta. E non si sa mai. Non basta: fatta la legge serviranno i decreti attuativi e un confronto a tre (governo, Poste e non profit) per stabilire il tetto della riduzione (per legge dev’essere entro il 50% della tariffa ordinaria). «E se le risorse dovessero finire entro l’anno? Inoltre, la norma avrà valore retroattivo?», incalza Giangi Milesi del Cesvi, che aggiunge: «Apprezziamo l’iniziativa, ma non possiamo certo dirci soddisfatti. Siamo alla solita una tantum. Ora puntiamo ad un tavolo con il governo e le Poste». Con l’azienda guidata da Massimo Sarmi, contatti non ce ne sono stati. Si aspetta di chiudere con l’esecutivo, per poi aprire un confronto con la società per azioni. Se è disposta a fare sconti agli editori, non vorrà fare altrettanto per il non profit? «Mi sembra che, rispetto all’inizio, ora ci sia maggiore consapevolezza dell’entità del problema», conclude Rossano Bartoli, segretario della Lega del Filo d’Oro, «ma certo non possiamo mollare». E che non ci sia la benché minima intenzione di cedere, è chiaro. «Stiamo ragionando», prosegue, «per organizzare una rappresentanza unitaria su questa partita». Che sarà lunga. Anche perché il decreto riguarda il 2010 e diventerà legge proprio nei giorni in cui Tremonti scriverà la prossima Finanziaria. Ecco la porta alla quale sarà bene bussare…


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA