Non profit
Anemone, una lista con effetto domino
Appalti e ristrutturazioni sospette, ripercussioni sul Governo
Una lista lunghissima di lavori eseguiti nelle case di politici, funzionari pubblici, giornalisti, registi, manager: esplode ed è dirompente il caso Anemone. Forse troppo, perché l’elenco non basta a stabilire se e in quali casi ci sia stato, eventualmente, un favore illegale, da corruzione. Ma tanto basta perché i giornali oggi, da destra a sinistra, ai quotidiani di opinione, si buttino sulla vicenda, che sta avendo serie ripercussioni politiche sulla tenuta del governo e della maggioranza.
- In rassegna stampa anche:
- EURO
- RELIGIONE
- FARMACI
- 5 PER MILLE
- GRAN BRETAGNA
- MAREA NERA
- ETO’O
“Case, la lista segreta di Anemone”, apre così il CORRIERE DELLA SERA di oggi. In prima pagina la sintesi a firma di Fiorenza Sarzanini: «Diego Anemone aveva una lista segreta di appalti e ristrutturazioni. Nel computer sequestrato figura l’elenco degli appalti e delle commesse ottenuti tra il 2003 e il 2008. Compaiono la sede della Protezione civile, del ministero del Tesoro e due locali di Palazzo Chigi. Il quarantenne costruttore della cricca, scarcerato domenica, aveva fra i clienti, politici, registi e manager. Intanto si è dimesso Ercole Incalza, 66 anni, funzionario del dicastero delle Infrastrutture e già braccio destro di Lunardi. Coinvolto nell’inchiesta non ha voluto attendere oltre. Ha scritto la lettera di dimissioni e ha lasciato la decisione al ministro Altero Matteoli. “Sono tranquillo”, ha dichiarato». All’argomento è dedicato anche l’editoriale di Giovanni Bianconi (“Cautele e dubbi”): «Per capire se e quanto marcio c’è nel modo in cui sono stati aggiudicati gli appalti milionari, anche attraverso la presunta corruzione di cui sono accusati, sarebbe necessario fare chiarezza su ogni operazione. Anche la più apparentemente insignificante. In modo da poter stabilire se era tutto regolare oppure, com’è apparso nel caso del ministro dimissionario, c’erano passaggi talmente poco limpidi che nemmeno l’interessato è riuscito a spiegare. Il rischio è che questo lavoro, che spetta in primo luogo agli inquirenti, venga avvelenato e reso più difficile dalla confusione tra ciò che ha (o potrà avere) una motivazione lecita, e ciò che invece non ce l’ha e non potrà averla». “Ristrutturazione, la lista di Anemone: 370 interventi anche per politici e prelati”, è il pezzo di apertura di pagina 2. Scrive l’inviato a Perugia Sarzanini: «Le società di Diego Anemone avrebbero effettuato tre ristrutturazioni nelle case del capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Due volte sarebbero stati invece svolti lavori nell’appartamento privato dell’ex ministro Claudio Scajola, quella dimora con vista Colosseo per la quale l’architetto Angelo Zampolini aveva versato 900.000 euro. Alla mamma del funzionario Mauro Della Giovampaola sarebbe stata mandata una squadra in una casa di Ostia, mentre il commissario per i mondiali di nuoto Claudio Rinaldi avrebbe avuto gli operai per ben tre volte. La lista degli appalti e delle commesse ottenute dal costruttore — accusato di aver corrotto politici e funzionari per aggiudicarsi i lavori pubblici, in particolare quelli inseriti nei Grandi Eventi — svela la sua rete di relazioni. Il documento, allegato agli atti dell’inchiesta, è stato sequestrato nel suo computer al momento dell’arresto. Contiene l’elenco dei 370 incarichi svolti tra il 2003 e il 2008, poco prima che l’indagine della magistratura rivelasse l’esistenza di una «cricca» in grado di pilotare le assegnazioni. L’analisi del documento è stata affidata agli investigatori della Guardia di Finanza che stanno controllando tutte le voci per verificare la regolarità delle procedure e soprattutto accertare se alle persone citate nella lista è stata emessa regolare fattura. Ma anche scoprire che cosa ci sia dietro alcune diciture che appaiono al momento incomprensibili. Per fare un esempio è citato due volte “Claps Potenza” che subito rimanda al caso della ragazza ritrovata morta nel soppalco, ma non si capisce in realtà a che cosa si riferisca».
“Tutti i nomi della lista Anemone” è il titolo di apertura de LA REPUBBLICA, che poi dedica due pagine alla vicenda, riportando addirittura l’elenco integrale degli interventi compiuti (tra i nomi Lunardi, Mancino, Cesara Buonamici, Pupi Avati, oltre a Scajola). Viviano fa le pulci alla posizione di Guido Bertolaso: «Guido Bertolaso è però il caso più clamoroso. Nel suo interrogatorio a Perugia non ha ritenuto di raccontare ai pubblici ministeri Tavernesi e Sottani dei rapporti professionali intercorsi tra sua moglie e Diego Anemone. Soltanto nella conferenza stampa convocata a palazzo Chigi, Bertolaso – consapevole che alcuni giornali erano già in possesso della notizia – ha ritenuto di bruciarla svelando pubblicamente che sua moglie era stata incaricata dal costruttore-corruttore di ridisegnare il verde del Salaria Sport Village. Gloria Piermarini incassò 25 mila euro soltanto per la progettazione: “Un lavoro interrotto – ha spiegato il sottosegretario – quando si seppe che Anemone sarebbe stato beneficiario di appalti da parte della Protezione Civile”. È questa l’affermazione smentita. Dal repertorio contabile sequestrato ad Anemone si viene a sapere che non solo il costruttore ha ristrutturato l’appartamento di Bertolaso in via Bellotti Bon (ha ammesso di essersi fatto risistemare le “tapparelle”), ma anche in due occasioni un altro appartamento in via Giulia, di cui fino ad ora non si conosceva l’esistenza. Il nome di Bertolaso figura in una terza occasione. Soltanto il cognome. “Bertolaso”, e nulla più (non è indicato il luogo dell’intervento né la modalità). Ma soprattutto si legge che già dal 2004 Anemone interviene negli uffici della Protezione Civile di via Vitorchiano e anche in altre due occasioni nell’ufficio personale del capo della Protezione civile in via Ulpiano. Quindi, la moglie di Bertolaso accetta di lavorare per Anemone dopo che questi ha già goduto di appalti da parte del marito e non come ha lasciato credere pubblicamente Bertolaso che quel rapporto professionale s’è interrotto perché era nato il legame tra Anemone e la Protezione civile».
IL GIORNALE annuncia la prima puntata della lista segreta di Anemone ovvero, come titola a tutta pagina “L’elenco che fa paura ai politici”. Diego Anemone arrestato nell’inchiesta sugli appalti del G8 segnava nomi e indirizzi dei lavori svolti: ci sono Scajola e Bertolaso, ma anche il vicepresidente del Csm Mancino e l’architetto di Veltroni, il regista Pupi Avati, la giornalista Cesara Buonamici e chi vuole a pagina 2 tre colonne di nomi, per un totale di 150. Ma non finisce qui: è solo la prima puntata. Notare il numero 70: Claps Potenza. L’elenco è preceduto da una spiega: «di fronte a questo elenco del 2003 di contratti presumibilmente onorati da Anemone c’è da levarsi tanto di cappello. Il costruttore all’epoca ha solo 32 anni fra i suoi clienti il fior fiore della Roma che conta che sembra che faccia di tutto per tenerlo impegnato. In città come nelle case al mare. Tutte operazioni regolari fino a prova contraria, ma da quanto emerso negli ultimi tempi, gli inquirenti vogliono verificare».
«Tangenti, Manganelli e De Gennaro nella lista Anemone» è questo il piccolo richiamo in prima pagina de IL MANIFESTO che rimanda all’articolo di apertura di pagina 6: «L’elenco dei pagamenti di Anemone. Che tocca i vertici del Viminale». Nell’articolo si fa una ricostruzione della lista della persone «decine di nomi, anche con altri esponenti politici, che il costruttore Diego Anemone foraggiava per garantirsi i principali appalti pubblici italiani, con un meccanismo rodato nei dettagli già dai primi anni 2000. Tra i tanti anche i vertici del Viminale (…)» e per quanto riguarda la scelta dell’ex ministro Scajola la mossa viene definita «una scelta da tattica avvocatesca». L’articolo poi è dedicato a ricostruire la storia degli ultimi anni dei ministeri dei trasporti e delle Infrastrutture dal 2000 in poi.
IL SOLE 24 ORE parla del caso Anemone a pagina 22 “Scajola non deporrà a Perugia”. Marco Ludovico e Domenico Lusi spiegano che «non ci sono le necessarie garanzie. Per questo motivo l’ex ministro Claudio Scajola non andrà a testimoniare davanti ai magistrati di Perugia che indagano sui grandi eventi. Per il suo legale, Giorgio Perroni, è evidente che, dopo le notizie sull’inchiesta apparse sulla stampa, Scajola verrebbe sentito “in una veste che parrebbe ormai solo formalmente, ma non già sostanzialmente, quella di persona informata sui fatti”. Per questo la convocazione viene considerata “scorretta”. Non solo. Per Perroni la procura umbra non è competente dal momento che “i fatti sono tutti, pacificamente, avvenuti a Roma” e la competenza a giudicare Scajola è del tribunale dei ministri». La scelta dell’ex ministro ha innescato la polemica politica. «Nel frattempo l’indagine va avanti. Domani sarà fissata la nuova udienza in cui il gip di Perugia esaminerà la richiesta di commissariamento delle aziende del gruppo di Anemone. Su cui proseguono gli accertamenti. Finora gli inquirenti hanno stabilito che, negli ultimi sette anni, il costruttore ha ottenuto solo a Roma appalti per 100 milioni e che, in almeno cinque circostanze, i soldi dell’imprenditore sono stati utilizzati per acquistare appartamenti destinati a personaggi influenti: Scajola, il generale della GdF Francesco Pittorru, Lorenzo Balducci, figlio dell’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo, Ercole Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture con l’attuale ministro, Altero Matteoli, e funzionario con il predecessore, Pietro Lunardi». Ma non solo, «gli inquirenti indagano poi su una lunga lista di nomi contenuti in un computer sequestrato al costruttore lo scorso anno, circa 300 persone. C’è di tutto: case e appalti di politici, attori, manager, vertici ed esponenti delle forze dell’ordine, ma anche figli e mogli di vip. Ristrutturazioni fatte da Anemone dal 2003 al 2008, che comprendono ristrutturazioni private e lavori pubblici. È un documento inedito dell’inchiesta di Perugia: una lista su cui sta lavorando la Guardia di Finanza per scremare e riscontrare appalti, possibili favori ma anche, com’è probabile – e in alcuni casi già accertato – lavori in regola». I nomi dunque. « Guido Bertolaso compare quattro volte nelle commesse, di cui una fattura con due indirizzi privati, uno in centro storico o un altro ai Parioli. C’è poi il generale della GdF Francesco Pittorru, caporeparto logistico all’Aisi, che compare tre volte. Scajola ha dato almeno tre volte commesse ad Anemone secondo la lista scovata dalla Finanza. Claudio Rinaldi, indagato dalla procura di Perugia, si ritrova con tre commesse all’imprenditore romano. Mauro Della Giovampaola, dirigente dei Lavori Pubblici, si ritrova con due fatture relative. Ma le ristrutturazioni riguardano anche nomi della politica e non solo. Come il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, o l’ex sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (Udc). Si ritrova il nome di Giancarlo Leone, dirigente Rai, e di Marco Zanichelli, presidente di Trenitalia. Va precisato, però, che in questi ultimi casi, a differenza di Bertolaso o Della Giovampaola, non si tratta di indagati. Come non lo sono affatto i numerosi alti esponenti delle forze dell’ordine che ci sarebbero nella lista. Nel documento compare monsignor Camaldo, cerimoniere del Papa, già emerso agli atti dell’inchiesta. Il regista Pupi Avati (che ha subito smentito di aver mai ricevuto regali da Anemone) e l’attore e produttore Andrea Occhipinti, già citato nelle cronache giudiziarie del G-8. Spunta anche il nome di “Elisa Claps, Potenza”: tutto farebbe pensare, ma non ci sono ancora riscontri, alla giovane donna morta e scomparsa, di cui è stato ritrovato di recente il cadavere in una chiesa del capoluogo lucano. Un mistero nel mistero. Ci sono poi molti lavori effettuati, come era già emerso, presso diversi ministeri. Ma salta all’occhio, in particolare, la voce “Palazzo Chigi–letto” e “Palazzo Chigi-cucina”. E poi: appalti al Viminale, il centro Sisde a Piazza Zama, lavori nelle carceri».
La lista segreta di Anemone su AVVENIRE non c’è. Si parla di Scajola che «sfida i magistrati», cambiando strategia e annunciando che domani non sarà a Perugia a deporre, in quanto non è la procura competente. Un boxino dà conto di come ora, nell’inchiesta sul G8/grandi eventi «entri di striscio anche il ministro Matteoli», essendo venuta alla luce un’altra operazione immobiliare del tandem Anemone-Zampolini. Recupera quindi il sito, con «più di 400 nomi nella lista di Anemone», che oggi starebbero «tremando». In procura a Perugia sono convinti che il vero ammontare del giro di soldi messo in moto da Anemone, dice l’articolo on line, secondo l’accusa per compensare i funzionari pubblici che avrebbero favorito le aziende della cricca negli appalti pubblici, sia ancora tutto da quantificare e comunque di molto superiore ai quasi 3 milioni scoperti su un conto della Deutsche Banke intestato a Zampolini. Un fiume di denaro che gli investigatori perugini stanno cominciando a rintracciare nei 1.143 rapporti bancari, di cui 263 conti correnti, intrattenuti da Balducci, Anemone, dai loro rispettivi familiari, dagli intermediari e dalle società a loro riferibili».
“Scajola non va dai pm: Troppe indiscrezioni” titola LA STAMPA in taglio medio di prima pagina. A pagina 14 e 15 un primo piano con gli sviluppi dell’inchiesta sul costruttore Diego Anemone: “Dal pc di Anemone spunta una lista di vip” titola un pezzo di retroscena. Nell’apertura su Scajola l’inviato a Perugia prova a ricostruire tattiche e motivazioni: «Letto sui giornali delle indagini che riguardano la compravendita del suo appartamento, e visto che si sospetta di una possibile corruzione legata alla ristrutturazione di una caserma dei servizi segreti nel periodo in cui lui era ministro dell’Interno, infatti, l’ex ministro pretende di essere ora formalmente indagato». Questa è la posizione espressa dall’avvocato di Scajola. Che ha motivato il diniego dell’ex ministro a presentarsi dai giudici con il fatto che Scajola non è indagato ma viene sentito come testimone informato dei fatti, senza dunque la possibilità di farsi assistere dall’avvocato e costretto a rispondere a ogni domanda. «Molti nel Pdl avevano criticato la scelta di non indagare il ministro» scrive LA STAMPA, «ma di indagare e intanto tenerlo sulla graticola nella scomoda veste di semplice testimone». LA STAMPA rileva che, nel momento in cui venisse formalmente indagato, la sua posizione verrebbe automaticamente stralciata e inviata al tribunale dei ministri di Roma. Altra interpretazione dà Antonio Di Pietro – nella sua veste più di ex magistrato che di politico, scrive LA STAMPA – : un testimone è obbligato a presentarsi ai giudici, la possibilità di non presentarsi è prerogativa dell’indagato. Quindi, secondo Di Pietro, Scajola sarebbe in realtà già indagato.
E inoltre sui giornali di oggi:
EURO
IL MANIFESTO – L’apertura del MANIFESTO è dedicata alla situazione economica europea: «Zapateuro» è il titolo a tutta pagina. «Arriva l’austerity alla spagnola: tagli ai salari pubblici, welfare e pensioni firmati da un premier socialista. Esultano i mercati, esulta Berlusconi: per l’Italia in arrivo lo stesso trattamento. La crisi stravolge anche il trattato di Maastricht: ora i bilanci degli stati dovranno essere “vistati” dalla Ue. È l’Europa 2, in cui i banchieri vincono sempre sui cittadini»”. Quattro le pagine dedicate a questo tema. Le prime due con uno sguardo complessivo che tiene conto anche della speculazione che ora punta sull’oro. Mentre in Grecia si continua a scioperare il professor Roubini, docente della New York University sentenzia che la Grecia alla fine uscirà dall’euro. Nella moneta unica resterà: «una cerchia ristretta di Paesi con “fondamentali fiscali ed economici più forti”». Nelle due pagine successive occhi puntati alle scelte del governo socialista spagnolo «costretto a un pesante piano di tagli (…) I sindacati non ci stanno e annunciano proteste» Sulle scelte di Zapatero viene intervistato l’economista Vincenço Navarro che osserva : «Esattamente l’opposto della politica economica che andrebbe fatta in una crisi così drammatica», insomma per l’economista quello che servirebbe è un New Deal. Accanto uno sguardo italiano e l’«apprezzamento» di Berlusconi a Zapatero «Anzi, è quasi “merito suo” quel che il premier spagnolo ha reso noto ieri» e ci si prepara a tagli «Roma non farà altro che incamminarsi sulla stessa strada (…)».
RELIGIONE
CORRIERE DELLA SERA – Dura presa di posizione del vicedirettore Pierluigi Battista che dalla prima pagina del CORSERA si scaglia contro il verdetto del Consiglio di Stato: “La religione a scuola fa media: che errore”. Ragiona Battista. «Rendere implicitamente obbligatorio il facoltativo. Trasformare una libera scelta in una convenienza. Gratificare chi opta per l’ora di religione di una condizione di vantaggio rispetto a chi, per le più diverse ragioni, decide di non avvalersene. La sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce l’importanza determinante dell’insegnante di religione «ai fini dell’attribuzione del credito scolastico» intacca un principio d’eguaglianza e introduce un criterio di esclusione per chi quel «credito» non può (o non vuole) accumularlo». E ancora: «La sentenza del Consiglio di Stato ricorre a un escamotage, applicando gli stessi parametri ai corsi «alternativi». Ma tutti sanno che quei corsi sono assenti nella grande maggioranza delle scuole. Con il risultato che si avranno gli studenti che frequentano il corso di religione con una marcia in più, un credito in più, un contributo in più che faccia «media» con le altre materie. E gli altri? Gli altri dovranno dolersi di non aver scelto l’ora di religione. Le loro pagelle partiranno con una penalità, appesantite da una scelta che si rivelerà un handicap. Una libera opzione diventa, di fatto, un privilegio».
FARMACI
LA STAMPA – “Pillola dei 5 giorni dopo. Il governo prende tempo”. È appena arrivata in Italia la Ru486 e già si apre un nuovo fronte, scrive LA STAMPA a pagina 22. Stavolta è la pillola dei cinque giorni dopo, ancora un prodotto in arrivo dall’estero e già nel prontuario in Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna. La discussione all’Agenzia italiana per il farmaco era prevista per il 23 e 24 marzo ma l’Aifa ha preso tempo, vista il dibattito già in corso per la Ru486. Ieri il ministro della salute Ferruccio Fazio ha risposto a un’interrogazione di Luisa Capitanio Santolini dell’Udc: «Ogni decisione è stata sospesa» ha detto il ministro «in attesa di acquisire il parere degli esperti della commissione tecnico scientifica». Parere che riguarderà la compatibilità con la normativa vigente ma anche la differenza con la pillola del giorno dopo e se è possibile escludere con certezza che il farmaco agisca dopo il concepimento. Bruno Mozzanega presidente di Scienza e Vita d Venezia inviata a fare attenzione perché si tratta di un farmaco «anti-impianto che agisce più o meno come la Ru486 e quindi può agire dopo l’ovulazione».
5 PER MILLE
ITALIA OGGI – “Si firma per l’otto per mille ma non funziona come il cinque“. Un’inchiesta su cosa c’è dietro i soldi del 5 e dell’8 per mille che mette in evidenza i due pesi e due misure nell’assegnazione delle offerte alle confessioni religiose e agli altri enti. «Nel primo caso ( il 5 per mille) conto per il mio peso fiscale; nel secondo io conto uno, come se si trattasse di una votazione politica. Nel primo caso, se io non scelgo, il cinque per mille resta allo Stato. Nel secondo caso, se non scelgo, l’otto per mille di tutti, compreso il mio, viene destinato secondo le percentuali di chi ha sottoscritto un’indicazione». Morale della favola? Per Cesare Maffi, che ha firmato il pezzo, «razionalità vorrebbe che l’otto per mille fosse portato alle stesse condizione del cinque». Tuttavia c’è un ma: se l’otto per mille fosse distribuito sulla base delle scelte espresse, la Chiesa Cattolica perderebbe oltre la metà dei sui introiti, che secondo i dati riportati dal pezzo, sia aggirano sul miliardo di euro.
GRAN BRETAGNA
AVVENIRE – Pagina sul nuovo governo di Cameron, «il tory che esalta famiglia e comunità», celebrando in questo il «matricidio» della Lady di Ferro: invece dell’individuo, «Cameron esalta la comunità», Invoca la responsabilità privata ed «esalta il ruolo della famiglia (non intesa però solo in senso tradizionale, essendo i Tory favorevoli alle “nozze” fra omosessuali».
MAREA NERA
LA REPUBBLICA – “«Mai sprecare una crisi», il presidente rilancia le riforme ambientaliste” è il titolo del pezzo di Federico Rampini dopo l’annuncio della tassa sui petrolieri per finanziare il fondo anti-disastri: «”Dopo la tragedia del Golfo del Messico, lo status quo non è più accettabile”. Barack Obama sfida il tabù della carbon tax, alzando una sovrattassa sul petrolio. E rimette in movimento tutte le riforme per l’ambiente, che sembravano arenate dopo il fallito vertice di Copenaghen. Obama applica al disastro della Louisiana il detto che usò per la recessione: “Mai sprecare una crisi”. La più grave marea nera nella storia americana diventa l’occasione per rilanciare l’offensiva contro le lobby coalizzate delle “energie fossili”. Ad aiutare il presidente, involontariamente, sono stati i boss dell’industria petrolifera. (…) Così ieri è ripartito al Senato il disegno di legge di 1.000 pagine, fermo da otto mesi, che punta a ridurre le emissioni carboniche del 17% entro il 2020 (e dell’83% entro il 2050). La riforma deve introdurre il primo sistema nazionale di tetti alle emissioni di CO2 da parte dell’industria e delle centrali elettriche. I suoi firmatari John Kerry (democratico) e Joseph Lieberman (indipendente), hanno potuto rilanciarlo grazie alla ritirata della lobby petrolifera. Bp, Shell e ConocoPhillips hanno smesso di “remare contro”. Eppure il disegno di legge introduce una novità che per loro è micidiale: il diritto per i singoli Stati Usa di porre il veto alle nuove trivellazioni. (…) Il disegno di riforma Kerry-Lieberman ha ricevuto l’appoggio di 21 organizzazioni ambientaliste, la benedizione del Premio Nobel Al Gore e quella del Wwf. In un comunicato congiunto, queste organizzazioni hanno definito il progetto “un balzo in avanti verso il futuro energetico dell’America”».
LA STAMPA – “Marea nera, Obama tassa i petrolieri”. Un centesimo al barile per aiutare l’ambiente. Barack Obama propone di incrementare la tassazione a carico delle società petrolifere e creare un fondo ad hoc da utilizzare per far fronte alle emergenze come quella scatenata dall’incidente della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Il presidente Usa calcola che all’anno si potrebbero raccogliere 118 milioni, da far confluire nel fondo supplementare per combattere le maree nere, affiancato all’innalzamento a 1,5 miliardi di dollari del tetto di indennizzi delle società petrolifere per danni ambientali.
ETO’O
IL GIORNALE – «Eto’o mi disse: abortisci o ti taglio la testa» è il titolo shock che riprende le parole che Samuel Eto’o avrebbe detto secondo una giovane senegalese che lo ha denunciato e ne ha parlato con IL GIORNALE. Se ne occupa Luca Fazzo: «Quell’uomo secondo la denuncia della donna è Samuel Eto’o camerunense, di professione calciatore, l’attaccante che sta svolgendo un ruolo decisivo nel portare l’Inter in testa alla classifica e alla finale di Champions. Ma che ora viene investito da accuse che rischiano di mettere a repentaglio la sua serenità nel periodo più delicato della stagione».
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