La progettazione “per grandi insediamenti” è l’unica in grado di consentire il raggiungimento delle economie di scala necessarie per l’adozione di soluzioni tecnologiche più efficienti dal punto di vista ambientale: sistemi di produzione e distribuzione di energia, ma anche di gestione e smaltimento degli output (rifiuti solidi urbani ed acque reflue) piuttosto che di infrastrutture e servizi per la mobilità sostenibile, che richiedono consistenti investimenti iniziali e, di norma, un adeguato bacino di utenza atto a garantire un tempo di ritorno e performance ambientali in linea con le aspettative.
Un esempio per tutti: la produzione individuale di energia termica comporta inefficienze di carattere gestionale, oltre che sotto il profilo tecnologico ed ambientale. Il livello di inefficienza aumenta considerando il sistema ad un livello macro, constatando che di norma, accanto alle case e agli uffici che impiegano ingenti risorse per riscaldare gli ambienti, vi sono impianti produttivi, di smaltimento ed energetici che investono ingenti risorse in impianti per raffreddare l’acqua calda in eccesso, generata dai loro processi. Energia termica preziosa che, oltre che a produrre elettricità, potrebbe essere impiegata più efficientemente per riscaldare (o addirittura, attraverso apposite tecnologie, raffrescare) ambienti abitativi e di lavoro.
È evidente che una simile impostazione comporta un cambio di prospettiva nelle strategie urbanistiche e di sviluppo del territorio: l’impostazione di una logica di “filiera energetica corta”, che trova il suo fondamento nella valorizzazione delle opportunità connesse all’integrazione tra funzioni metropolitane e si affranca dalla logica “Not In My Back Yard”, che frena lo sviluppo del nostro Paese.
Obiettivo: incentivare l’autoproduzione di energia a livello locale, puntando su piccoli impianti centralizzati ad alta efficienza e smart grid connesse alle reti territoriali, da privilegiare rispetto ad altre forme di approvvigionamento. Si tratta di una soluzione tecnologica che richiede di essere integrata nelle strategie di programmazione alla scala urbana (ad esempio nei piani dei servizi) e che in ogni caso potrebbe essere a pieno titolo annoverata, con i suoi vantaggi in termini ambientali, ma anche economici, tra gli aspetti oggetto di compensazione/negoziazione sempre più diffusi nella logica partenariale pubblico-privato.
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