Welfare

Caos farmaci, quartiere che vai prezzo che trovi

Tutti i paradossi del "federalismo farmaceutico"

di Francesco Dente

Succede nella capitale dove
i residenti della Asl Roma-E hanno diritto gratis al kit di adrenalina autoiniettante, mentre gli altri lo devono acquistare di tasca propria. Ma non è un caso isolato. In tutta Italia i costi dei medicinali variano a seconda della latitudine. Perfino
per patologie pesanti come i tumori. Una tendenza
che in futuro sarà sempre più marcata Siete allergici a un ingrediente della coda alla vaccinara? Se sì, incrociate le dita prima di addentarla. Ma soprattutto, nel caso di corsa in ospedale per una crisi da shock anafilattico, sperate di vivere nel quartiere giusto. Al momento delle dimissioni dal pronto soccorso, se siete residenti nella zona della Asl Roma-E, riceverete il kit di adrenalina pronta autoiniettante da utilizzare in caso di nuovo attacco; se ricadete nell’area di competenza della Roma-D vi daranno il kit a seconda del reddito; se invece appartenete a qualche altra Asl romana o del resto del Lazio rimarrete a mani vuote. E vi toccherà acquistare il farmaco di tasca vostra in farmacia. Nonostante, ecco il bello, questo salvavita rientri già dal 2005 nell’elenco dei farmaci gratuiti a distribuzione ospedaliera (fascia H) autorizzati dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Miracoli del cosiddetto “federalismo farmaceutico”. Ovvero dell’effetto combinato della competenza concorrente in materia «di tutela della salute» attribuita alle Regioni dall’ultima riforma costituzionale e del disavanzo sanitario di molte Regioni, specie del Sud.

Altro che Lea…
A dispetto dunque dei tanto sbandierati livelli essenziali di assistenza (Lea), l’accesso ai farmaci indispensabili assicurati dal Servizio sanitario nazionale varia a seconda non solo delle Regioni ma anche dei quartieri, come dimostra questo caso segnalato da Federasma, la Federazione delle associazioni di sostegno ai malati asmatici ed allergici. La mappa più aggiornata della difficoltà è contenuta nell’ultima edizione, la nona, del Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità stilato da Cittadinanzattiva grazie alle segnalazioni delle 48 organizzazioni di tutela di persone affette da patologie che aderiscono al Cnamc – Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici. Una mappa che di fatto coincide con i prontuari farmaceutici regionali, le liste cioè delle medicine a carico dei singoli assessorati alla Sanità. Il punto è che gli elenchi, che dovrebbero fungere da porta di ingresso, si trasformano invece in barriera per l’accesso alle terapie. Fino a quando infatti i farmaci non vengono inseriti, non sono rimborsati. «Le Regioni, anziché limitarsi a decidere sulle modalità di erogazione, si arrogano il diritto di decidere se rimborsare o meno i medicinali. È come se attraverso le proprie commissioni del farmaco iniziassero di nuovo il processo di autorizzazione e di immissione in commercio che ha già fatto l’Aifa. Che senso ha duplicare il lavoro?», si chiede Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento.

E arrivano gli strozzini
Il ritardo nel via libera regionale finisce col pesare non solo sul portafogli ma sulla salute dei malati. «I tempi di accesso al farmaco sono importanti per chi, ad esempio, ha un cancro», osserva l’autore del report. Succede così che le famiglie povere si trovano costrette a decidere se proseguire determinate cure o, talvolta, affidarsi a quelle degli strozzini. Recentemente il presidente pugliese della Favo – Federazione italiana delle associazioni di volontariato oncologico, Francesco Diomede, ha scritto al governatore Vendola per chiedere l’inclusione dei nuclei con parenti ammalati di tumore fra i soggetti beneficiari del fondo anti usura. Ben il 54%, una su due, delle organizzazioni che collaborano con Cittadinanzattiva denuncia difficoltà di approvvigionamento dei farmaci mentre il 35% lamenta ulteriori limitazioni imposte dalle delibere regionali rispetto alla normativa nazionale. «In alcuni casi, penso all’asma refrattaria alle cure normali, chi ne è effetto è costretto a trasferte in altre regioni per rifornirsi», evidenzia Sandra Frateiacci, presidente di Federasma.
La strada per ottenere i farmaci gratuiti, insomma, è irta di ostacoli. A causa anche della scarsità o della distanza dal luogo di residenza dei malati dei centri ospedalieri autorizzati alla prescrizione dei medicinali. È il caso, ad esempio, dei farmaci biologici per l’artrite reumatoide. La cartina delle disuguaglianze regionali si fa poi ancora più variegata se si prendono i considerazioni i farmaci di fascia C, a carico cioè dei cittadini. Si tratta dei cosiddetti parafarmaci, come dermocosmetici, dietetici, integratori alimentari, soluzioni sanificanti: prodotti non salvavita ma indispensabili per il mantenimento di buone condizioni generali di salute, specie dei malati cronici. Le Regioni più ricche li garantiscono gratis, quelle povere o con i conti in rosso no. La Campania, che somma le due condizioni, ha deciso di recente di non rimborsare più i cibi aproteici necessari per i pazienti con patologie renali. Come se non bastasse, nel 2010 è prevista l’ulteriore riduzione del tetto della spesa farmaceutica territoriale dal 13,6% del Fondo sanitario nazionale al 13,3%.

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