Non profit

Coop sociali, che pasticcio

Impennata del costo del lavoro dopo l'accordo sindacati-multiutilities

di Redazione

L’allarme parte dall’Emilia Romagna, ma i termini del problema non sono “soltanto” regionali. Se non si apportano correttivi, molte delle cooperative sociali di tipo B che operano nel ciclo integrato dei rifiuti (e quindi lavoro per le multiutilities) potrebbero dover chiudere. Addio posti di lavoro. Addio inserimenti strappati magari uno per uno a un mercato diciamo non proprio bendisposto. «Parliamo di circa 1.500 persone nella sola regione», premette Gaetano De Vinco di Federsolidarietà-Confcooperative.
Destini che potrebbero essere travolti da un accordo che con le sociali ha poco a che fare. La partita infatti è stata giocata fra i sindacati e le multiutilities in sede di rinnovo contrattuale, con i primi che spingevano (davanti a tutti, la Cgil) e le seconde che, obtorto collo, hanno dovuto accettare di «prevedere per le imprese appaltatrici l’obbligo di assicurare ai propri dipendenti il trattamento economico e normativo previsto dal Ccnl dei servizi ambientali di settore». Un obbligo scattato dal primo maggio che fa impennare anche di oltre il 20% gli oneri. Da qui l’allarme per molte cooperative (nella regione sono 93 a fare inserimenti nelle multiutilities; per un fatturato totale di circa 50 milioni). Il punto è: riusciranno a sostenere un aumento così alto del costo del lavoro? «È chiaro che senza compensazioni non è assolutamente possibile per le nostre imprese applicare questa clausola», sottolinea Alberto Alberani di Legacoopsociali. «Non mettiamo in discussione i sindacati che hanno premuto perché questa regola fosse introdotta», gli fa eco De Vinco, «ma certo una simile decisione non tiene conto dell’assoluta originalità imprenditoriale delle cooperative di tipo B». Già perché per loro il lavoro (e dunque il contratto) è un fine, non un mezzo. E lo scopo – va da sé – continua ad essere l’inserimento di persone svantaggiate. Senza contare, fanno notare i due cooperatori, che la cooperazione sociale un contratto specifico l’ha già (ed è in via di rinnovo). «Ne è semplice introdurre modalità contrattuali diverse all’interno di una coop. Poi se pensa al caso di un singolo addetto, che magari per conto della multiutility lavora solo un paio d’ore al giorno. Dovremmo inquadrarlo in due modi differenti?», incalza Alberani che aggiunge: «È stato aperto un tavolo di confronto. L’obiettivo è ottenere una deroga. Non siamo disponibili ad applicare contratti diversi dal nostro», conclude De Vinco.

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