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Scajola, le dimissioni e dopo?

I giornali registrano il clima politico teso, timore per nuovi sviluppi

di Franco Bomprezzi

La sensazione è che non sia finita qui. I giornali oggi registrano e commentano le tormentate dimissioni del ministro Scajola e avanzano l’ipotesi che siano in arrivo altre notizie, altrettanto gravi, con nuovi coinvolgimenti politici nell’area del governo. La situazione politica è dunque molto incerta e il clima è teso e avvelenato.

“Scajola si dimette: mi difenderò”, apre così il CORRIERE DELLA SERA di oggi. L’editoriale di via Solferino (“Fuori la verità”) è a firma di Pierluigi Battista: «Dimettendosi da ministro, Claudio Scajola ha dimostrato di avere sensibilità istituzionale. Di non voler coinvolgere il governo in una vicenda personale i cui contorni restano ancora enigmatici. E di aver capito che un ulteriore ritardo di questa scelta avrebbe sfidato lo sconcerto dell’opinione pubblica, stordita dalle rivelazioni sulle modalità molto, troppo particolari che hanno segnato la compravendita di una sua casa. L’ex ministro Scajola avrà così modo di difendersi, come è suo inalienabile diritto, se e quando l’autorità giudiziaria dovesse metterlo formalmente sotto accusa. Ma dovrà anche fornire una versione univoca e convincente di quanto è realmente accaduto nel 2004. Univoca: perché dopo i primi giorni in cui Scajola ha perentoriamente negato alla radice di aver acquistato un appartamento avvalendosi dei 900 mila euro suddivisi in 80 assegni circolari forniti dal gruppo Anemone, adesso ammette che quel cospicuo versamento di denari ci può essere stato,ma a totale insaputa di chi ne avrebbe beneficiato. Convincente: perché gli italiani, popolo di proprietari di case acquistate con i sacrifici, le ansie e i sudori che tutti coloro che accendono un mutuo conoscono, comprendono perfettamente l’assoluta singolarità e anomalia di una compravendita finanziata con somme tanto considerevoli senza che l’acquirente neppure ne fosse a conoscenza». L’altro commento “pesante” del CORRIERE è affidato al notista politico Massimo Franco che nella sua consueta Nota (“Dietro le dimissioni altri focolai di tensione nel Pdl”) scrive: «L’incognita è lo scandalo per i lavori del G8 alla Maddalena. Le ramificazioni dei favori elargiti ai beneficiari degli appalti governativi allungano ombre che rappresentano un fattore di incertezza. Il presidente del Consiglio non nasconde di essere preoccupato. E torna a puntare il dito contro la magistratura che si «accanirebbe» contro il suo governo. E teme un tentativo della minoranza del Pdl di cavalcare la «questione morale», convergendo con spezzoni dell’opposizione. I finiani criticano il fatto che i vertici del partito non abbiano accelerato la discussione della legge contro la corruzione. E la frantumazione degli ex di An fra seguaci del presidente della Camera e di Ignazio La Russa, alleato del premier, accentua la confusione». 

L’apertura di REPUBBLICA titola “Scajola lascia, scossa nel governo”. All’interno, si parla di un «addio tra le lacrime, Silvio mi ha mollato» e «la mia carriera politica è finita, adesso che faccio?». L’«agnello sacrificale» Scajola avrebbe confessato ai suoi tutti i suoi dubbi su una vicenda «troppo strana» e ha tirato in ballo la Francia, «che ha tutto da perdere dal nostro programma nucleare». Tra i pezzi d’inchiesta, REPUBBLICA tira fuori la Dia per la ristrutturazione dell’appartamento romano di Scajola, in cui risulta che i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti dalla ditta AMP srl, di proprietà di Daniele Anemone, fratello di Dario e che il direttore dei lavori era Angelo Zampolini. Ezio Mauro firma l’editoriale. Inizia parlando di «follia che si abbatte sul governo» e «colpisce con uno sfregio il tabernacolo del potere berlusconiano». In particolare dice che le dimissioni di Scajola («per la seconda volta in pochi anni, a conferma, almeno statisticamente, dell’imperizia del Cavaliere nella scelta dei suoi collaboratori») rivelano come «lo scudo di dissimulazioni, banalizzazione, vittimizzazione che il Premier utilizza abitualmente per difendere se stesso quando spunta un’ipotesi di reato, questa volta è sbrecciato». E la breccia, si sa, apre una falla. In questo senso, ragiona Mauro, c’è del metodo nelle dimissioni di Scajola, che però non possono bastare: la questione politica infatti è molto più ampia della responsabilità individuale dell’ex ministro. La vicenda della casa con vista Colosseo infatti apre una domanda ovvia, a cui le dimissioni di Scajola non rispondono: «per quale motivo un costruttore sborsa 900mila euro per comprar casa a un ministro? In cambio di quale favore evidentemente inconfessabile, se ha un prezzo così alto?».

Questo il commento di Vittorio Feltri, direttore de IL GIORNALE: «La notizia che un politico in Italia si dimetta è talmente rara che merita una sottolineatura. E davanti a simile gesto ci togliamo il cappello e ci asteniamo di ribadire le accuse che gli sono state rivolte. L’unica cosa da ricordare è che il ministro non risulta ancor indagato e ciò accresce il valore del suo gesto. Vorremmo che tutti in una situazione analoga si comportassero come lui. Le dimissioni non hanno placato le polemiche sul Governo che in questo momento avrebbe bisogno  di lavorare in serenità per accelerare i tempi di realizzazione del programma.  Ieri il segretario del Pd Bersani anziché riconoscere la correttezza di Scajola si è lanciato in ipotesi strampalate ha sentenziato che il governo si trova in una palude. La magistratura se c’è di mezzo un nome  che garantisca il pronto intervento dei riflettori è rapida e instancabile. Se fossimo Berlusconi non scaricheremmo Scajola completamente ma lo utilizzeremmo nel partito allo scopo di riorganizzarlo specialmente in periferia» infine il direttore chiosa: «Berlusconi ha detto che in Italia esiste troppa libertà di stampa. La libertà di stampa abbonda. Mancano gli uomini liberi».  Da segnalare  il commento scritto da Domizia Carafoli che titola “Ma il primo scandalo è costruire una palazzina-mostro di fronte al Colosseo” e scrive: lo scandalo è in una fotografia pubblicata su tutti i giornali  dove si vede la palazzina in via del Fagutale, dove sorgeva la dimora di Tarquinio Superbo. Ma l’avete guardata bene? Nella sua desolata brutalità della sua squallida architettura, lo scandalo è che è a un passo dall’anfiteatro più famoso del mondo si sia lasciata  costruire una simile palazzinata».

Stefano Folli su IL SOLE 24 ORE dedica il suo “il punto” al caso Scajola. «Dal punto di vista politico la sua permanenza in carica non aveva più senso. E anzi gettava un’ombra obliqua sull’intero governo»: preso atto di questo, Berlusconi è corso ai ripari, facendo capire a Scajola che era giunta l’ora del ritiro. Questo però «potrebbe essere l’avvisaglia di una valanga che sta rotolando a valle. Se davvero un «sistema» limaccioso operava nell’ombra, con le sue reti di complicità e il tornaconto di tanti, il caso Scajola potrebbe essere il primo episodio di una storia ancora da scrivere». In particolare il caso Scajola getta «benzina sul fuoco» sulla frattura interna al Pdl aperta da Fini: una «battaglia insidiosa, da combattere tutta all’interno del Pdl», che si giocherà «sul disegno di legge sulla corruzione». La corrente che fa capo al presidente della Camera «sta già sollevando una bandiera su cui campeggia il motto “Legge e Ordine”». Intanto la priorità per il premier è evitare che la corsa alla successione di Scajola apra altre tensioni, tipo rivendicazioni della Lega. Tra i probabili successori, IL SOLE 24 ORE, indica come più papabile Paolo Romani, «cresciuto a pane e tv».

ITALIA OGGI affronta il caso Scajola sotto il profilo della successione. E Giampiero Di Santo, a pagina 4, lancia un’ipotesi suggestiva: ci sarebbe anche Luca Cordero di Montezemolo tra i piani di Berlusconi per il ministero dello Sviluppo Economico. Una scelta che avrebbe un solo grande ostacolo: la Lega. Infatti Montezemolo viene da una violenta polemica con Calederoli sul tema Unità d’Italia. E al ministro leghista ha risposto tramite il direttore di Italia Futura (la fondazione di Rutelli, cui Montezemolo partecipa): «È il tempo di archiviare la benevolenza verso la strategia leghista». Dalla sua invece ha il sostegno convinto di un pragmatico come Gianni Letta.

“Io vittima di un processo mediatico”, dice il ministro Scajola nel titolo di AVVENIRE. L’articolo parte con un «arrivano nel pomeriggio i primi segni di cedimento» ed è corollato da un’infografica di foto e commenti brevi del “fronte ostile” a cominciare da Franceschini, Granata e Casini. Il «segnale» del fatto che Scajola sia «in bilico» arriva dal blog di Nicola Porro, vicedirettore di Il Giornale, che dice: «io l’ho intervistato e non gli credo». Anche Berlusconi starebbe prendendo atto del fatto che «la protesta monta anche sui siti dei supporter azzurri» e c’è già chi ipotizza nomi per il successore. In testa Brunetta e Lupi. Anche AVVENIRE naturalmente apre con “Scajola si fa da parte”. Il commento in seconda pagina (quella degli editoriali) è siglato da Sergio Soave: «Al di là delle responsabilità specifiche che il ministro nega e che dovranno essere accertate, appare evidente che questa vicenda contribuisce ad accentuare il problema del tutt’altro che esaltante tasso di credibilità dell’attuale classe dirigente… Ora Silvio Berlusconi non deve solo sostituire il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico, uno dei più importanti ministeri economici, deve delineare e concordare all’interno di una maggioranza attraversata da profonde tensioni una politica complessiva per lo sviluppo economico, in una fase nella quale i mercati e le valute subiscono i pesanti contraccolpi della crisi greca… Si tratta di un compito arduo, che richiede scelte di prospettiva, sulle quali sarebbe auspicabile il confronto costruttivo tra una maggioranza che ritrova la sua coesione con minoranze rispettate nel loro ruolo e portatrici di apporti critici ma non ostruzionistici. La precondizione, naturalmente, è l’attendibilità dei governanti, che deve essere assicurata anche sotto il profilo della loro correttezza personale». 

«Homeless» è questo il titolo del MANIFESTO (che oggi annuncia anche il nome del nuovo direttore: Norma Rangeri) che affida l’affaire Scajola a una vignetta di Vauro che funge da copertina. Vignetta muta che mostra la caricatura dell’ex ministro in stile clochard sdraiato su una panchina – vista Colosseo – che si copre con un giornale che annuncia le dimissioni di Scajola. Il commento è di Andrea Fabozzi che nell’editoriale intitolato «Dimissioni di governo», scrive: «Le dimissioni non sono un atto di forza e Scajola lasciando il ministero non si è guadagnato il paradiso né il diritto di nascondere i suoi rapporti con l’imprenditore che gli ha comprato la casa. Un coro angelico di lodi ha accompagnato il gesto del ministro, “dimostra senso dello stato” ha detto il presidente del Consiglio: è chiaro che il governo ha interesse a chiudere qui la faccenda». E prosegue: «Non è solo un ministro ma tutto il governo al centro dello scandalo. Berlusconi lo sa e difende se stesso quando di fronte alle dimissioni di Scajola prima attacca l’eccessiva libertà di stampa che ci sarebbe in Italia (in effetti siamo solo dieci posizioni più in basso della Bosnia e del Cile), poi vaneggia sul “modello L’Aquila”, quello cioè di “un paese unito in cui non ci sono discussioni, contrasti  o invidie, ma soltanto la voglia di lavorare per i bene di tutti”. Parliamo dello stesso terremoto che qualche ora dopo la scossa già provocava le prime risate di cupidigia tra gli appaltatori (…)» E conclude: «Il baco è nel cuore stesso del sistema e il passo indietro di Scajola non basta a rimettere le cose a posto. Così come un appartamento di duecento metri quadri non riassume tutta la corruzione che ha girato intorno agli appalti assegnati a trattativa privata. Scajola passa, il sistema protezione civile resta. Bertolaso infatti è sempre là».

“Via Scajola, voci di altri blitz” titola LA STAMPA. E all’interno “Ora Silvio teme l’effetto domino sulle inchieste”. «Circola voce di nuovi blitz giudiziari» scrive LA STAMPA, «addirittura retate fra i deputati Pdl. Nel mirino altri ministri, uno o forse due». Da segnalare l’editoriale di Luigi La Spina “Lontano dalla realtà”. Parte con Scajola che «ha scavato con pertinacia, in dieci giorni di dichiarazioni inverosimili», un «fossato di credibilità». «L’allontanamento progressivo dell’ex ministro dalla realtà è documentato dal linguaggio, rivelatore infallibile ma anche inesorabile di una sindrome masochistica». Al di là del caso Scajola, l’’attenzione, scrive l’editorialista, dovrebbe essere concentrata «sull’ormai evidente intreccio corruttore rivelato, prima dalle indagini sulla caserma dei carabinieri a Firenze, poi dalle inchieste sulla Protezione civile e probabilmente confermato da altri possibili futuri coinvolgimenti illustri: il rapporto, chiuso e autoreferenziale, tra imprenditori e settori delicati dell’amministrazione dello Stato».  Le inchieste in corso non riescono però «a spiegare fino in fondo i motivi della peculiare sensazione di impunità e di onnipotenza che inebria costruttori e politici, quel misto di presunzione arrogante e nello stesso tempo ingenua che finisce per travolgere ogni prudenza e ogni limite di opportunità». Il linguaggio di Scajola, con « la pretesa di convincere l’opinione pubblica dell’assolutamente improbabile» è la cifra di questo “distacco dalla realtà”.

E inoltre sui giornali di oggi:

SEMAFORI
CORRIERE DELLA SERA – “I semafori T-Red? Legittimi. In arrivo multe per 60 milioni”: «Una stangata da 60 milioni di euro per gli automobilisti, una boccata d’ossigeno di pari entità per una quarantina di Comuni italiani, un’incognita sul destino delle inchieste giudiziarie sui semafori T-red, quelli che con l’apparato semaforo-computer-telecamera rilevano e documentano in foto l’infrazione al rosso: appena pochi giorni dopo che la Procura di Verona ha chiuso le indagini e contestato al padrone della ditta produttrice di aver ingannato lo Stato e i Comuni e gli automobilisti «ottenendo fraudolentemente nel 2005 l’omologazione dal Ministero dei Trasporti in mancanza dei presupposti di legge», ora proprio una verifica amministrativa del Ministero conclude invece che il dispositivo è regolarmente omologato».

SCUOLA
IL MANIFESTO – Si lancia l’allarme per il questionario Invalsi che sarà somministrato agli alunni delle classi seconde e quinte elementari e prima e terza media. «Un test classista e razzista» titola IL MANIFESTO a pagina 5. L’allarme è dovuto al fatto che il questionario oltre che sulle competenze acquisite dagli studenti «indagherà sulla vita privata degli alunni». «I dirigenti scolastici si sono allineati al sapienziometro e in rete si trovano anche delle simulazioni per le prove Invalsi. Anzi in alcune classi hanno già fatto delle prove». Nell’articolo che segnala il parere contrario dei Cobas scuola della Toscana si cita un documento online a firma Daniele Checchi, Andrea Ichino e Giorgio Vittadini dove si parla delle necessità di «disegnare un sistema di incentivazione che premi i singoli operatori della scuola», si suggerisce di agire sul reclutamento di presidi e insegnanti in base alle performance ottenute «Più chiaro di così» chiosa l’articolo che si conclude con l’invito di Giua di tenere i figli a casa nei giorni del test.

GRAN BRETAGNA 
REPUBBLICA – Alla vigilia delle elezioni, Anthony Giddens, ispiratore della nuova sinistra europea, scende in campo per sostenere l’accordo Brown-Clegg: «sarebbe la soluzione migliore per uscire dalla crisi economica e spingere le forze progressive verso il necessario rinnovamento». Di Cameron, dato per favorito, dice: «non vedo entusiasmo nei suoi confronti. Se vincerà, sarà più per demeriti altrui che per meriti suoi».

IRAQ
AVVENIRE – L’apertura di AVVENIRE è dedicata alla strage di studenti cristiani uccisi da un attacco ai quattro bus su cui viaggiavano, diretti all’università: quattro morti e 171 feriti, ma in sette anni sono 700 i cristiani uccisi in Iraq per via della loro fede. Monsignor Emil Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, lamenta che nessuna autorità locale ha espresso una parola di solidarietà, «sono tutti occupati a trattare per il governo». Ma a suo parere «è una questione politica più che religiosa», anche se certo «i cristiani in Iraq hanno bisogno di protezione». L’editoriale di Andrea Lavazza lamenta anche il silenzio occidentale ed europeo su questa «pulizia confessionale»: un occidente che è «selettivamente distratto quando si tratta di difendere i cristiani presi di mira in quanto tali». 

MEDICINA
REPUBBLICA – Il sito americano www.scienceheros.com, dedicato all’informazione scientifica per i giovani, ha stilato una nuova e originale classifica: quella degli scienziati che hanno salvato più vite umane. Una classifica in base al merito, insomma, che però vede nomi in gran parte sconosciuti e dà un volto nuovo alla ricerca scientifica. In testa il chimico Fritz Haber, che inventò i fertilzzanti chimici: senza di quelli, 2,7 miliardi di persone sarebbero state senza cibo. Nei posti alti della classifica il medico austriaco Karl Landsteiner, che scoprì l’esistenza dei gruppi sangigni e inventò le trasfusioni: un miliardo di vite salvate. Poi Eward Jenner, che inventò il vaccino contro il vaiolo, con 122 milioni di vite salvate o Abel Wolman, che risucì a disinfettare l’acqua con il cloro. Il più giovane è il pediatra André Briend, che nel 1999 lanciò in Africa una sorta di “Nutella” ad altissimo contenuto nutrizionale: 1,9 milioni di bambini salvati.

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