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Onu lascerà il Paese, ma i massacri continuano

Ban Ki-moon si è detto in disaccordo con il governo congolese sul ritiro della Monuc

di Emanuela Citterio

La Monuc, la più grande missione di peacekeeping dell’Onu forte di 20mila uomini, lascerà la Repubblica democratica del Congo nell’agosto del 2011. Così vorrebbe Joseph Kabila, il presidente del Paese africano. Anche se in un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza il mese scorso il segretario generale dell’Onu si è detto in disaccordo con questa previsione. A ribadire la posizione dell’Onu in questi giorni è stato il responsabile degli aiuti umanitari John Holmes, che ha appena concluso una visita di cinque giorni nell’Est del Congo dove l’Lra, il gruppo ribelle Lord Resistence Army fuoriuscito dalla vicina Uganda, sta compiendo massacri e rapimenti.

«In molte aree, la Monuc è un deterrente nei confronti di coloro che terrorizzano e attaccano i civili e gli operatori umanitari, specialmente nella Provincia Orientale e dell’Equatore,  ma anche nel Kivu. E’ importante  per continuare a fornire assistenza e a salvare la vita alle persone che sono in pericolo» ha detto Holmes nella capitale Kinshasa.

La Repubblica democratica del Congo, che andrà alle elezioni presidenziali nel settembre del 2011, deve affrontare un nuovo gruppo ribelle nella provicia dell’Equatore: si tratta del “Independent Liberation Movement of the Allies”, guidato da Ibrahim Mangbama. I suoi membri sono ex-miliziani fedeli a Jean-Pierre Bemba, leader ribelle proveniente dalla stessa provincia e ora sotto processo alla Corte penale internazioanale.

Durante la visita di Holmes in Congo, le Nazioni Unite hanno reso noto che un centinaio di abitanti di Niangara, un villaggio sperduto nel nord-est sono stati massacrati da bande armate di bastoni e macete che fanno capo al Lord’s Resistance Army. Il massacro è avvenuto circa due mesi fa ma i funzionari Onu sono riusciti solo due giorni fa a raggiungere la zona.

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