Mondo

Obama, giorni d’allarme

La marea nera nel Golfo del Messico. Le minacce terroristiche: gli Usa sulle prime pagine dei giornali

di Redazione

Il fallito attentato a Times Square  e l’incidente petrolifero che assume contorni sempre più preoccupanti: la cronaca e i commenti dei quotidiani sulle notizie che arrivano da Oltreoceano

 

 

LA REPUBBLICA apre sull’attentato americano: “Autobomba a Times Square a New York torna la paura”. Riferisce all’interno Angelo Aquaro: sabato sera ritrovato un Suv imbottito di esplosivo («non è saltato in aria solo perché il meccanismo non ha funzionato»). Mentre il ministro della Sicurezza nazionale, Janet Napolitano, ha auspicato si tratti di un «colpo isolato». In realtà un sito islamista ha già rivendicato l’azione: i Taliban del Pakistan avrebbero voluto vendicare l’uccisione di Al Masri, leader di Al Qaeda. Le indagini procedono in tutte le direzioni, cominciando naturalmente dal proprietario del Suv. Federico Rampini descrive il venditore ambulante che ha dato l’allarme: è  un reduce dal Vietnam, 57enne nero che ha la bancarella proprio sul lato della piazza in cui è stato parcheggiato il Suv. Ha visto il fumo uscire dal finestrino e ha chiamato la polizia. «Per la densità, la notorietà, la forza simbolica di questo luogo», annota Rampini, se l’attentato avesse avuto successo sarebbe stato un disastro. È il tema anche del pazzo di Vittorio Zucconi: “Il sogno americano nel mirino del terrore”. «Il fumo che si sprigiona da un Suv a Broadway risolleva l’incubo del terrore negli Stati Uniti e quindi nel mondo…. perché New York rimane la madre di tutti i sogni, le paure e gli odi del mondo. La città insieme reale e immaginaria che tutti vorrebbero possedere o distruggere». Una situazione difficile per Obama che «ha ereditato tutti gli odi che Bush aveva eccitato e che preesistevano all’11 settembre, aggiungendo di suoi il rancore di quelle estreme destre che lo vedono non come un Kennedy di colore, ma come uno Stalin nero». Seguono altre quattro pagine dedicate alla marea nera. Il presidente è andato in Louisiana ha incontrato il governatore e promesso che la Bp pagherà i danni (non era però assicurata). «Ci vorranno almeno tre mesi per chiudere le falle» ha dichiarato il ministro dell’interno, Mike Salazar. La Bp sta realizzando  tre cupole che dovranno essere calate nel fondo del mare e che dovrebbero aspirare il petrolio. Si procede a tempi record: dovrebbero essere pronte entro 6-8 giorni. Intanto si fanno i conti: probabilmente i costi sfioreranno quelli causati dall’uragano Katrina (costato 200 miliardi di dollari). Secondo la previsione più pessimistica potrebbero servirne 150. Pagherà tutto la bp anche se appunto non è coperta da assicurazione.

Il CORRIERE DELLA SERA non dà troppa enfasi all’autobomba scoperta e disinnescata a Time Square a News York. In prima pagina la notizia è relegata in una finestrella in taglio medio. All’interno se ne parla a pag 6. “Autoboma a News York. I talebani: «È nostra»” è il titolo del pezzo di Guido Olimpio. La cronaca: «Momenti di grande paura nel cuore di New York: Times Square, uno dei luoghi simbolo della città, è stata evacuata alle 18,30 di sabato (le 0,30 di domenica in Italia) per un veicolo sospetto che aveva a bordo un rudimentale ordigno esplosivo, disinnescato dagli artificieri. Domenica nel tardo pomeriggio è arrivata la rivendicazione di talebani pachistani per vendicare l’uccisione di due militanti islamici e «i martiri musulmani». Secondo un sito islamista  il talebani pachistani «annunciano che è loro la responsabilità dell’attacco di New York per vendicare dei due leader al-Baghdadi e al-Mahajer e martiri dell’Islam». Ma in serata in una conferenza stampa il responsabile della polizia di New York ha dichiarato che la pista talebana è senza fondamento. Il ricercato, ha detto, «è un uomo bianco sui 40 anni», ripreso da una telecamera di sicurezza». Sempre ad Olimpio è affidato il commento sulle nuove strategie dei terroristi: “Da Londra a Manhattan, Jihad fai da te”. Il giornalista parla di «militanti fai da te – solo ispirati da vere organizzazioni – che si affidano a metodi empirici. Segno di determinazione, ma anche di debolezza militare». Mentre Paolo Valentino nel suo “Quel cuore del mondo, simbolo del sogno americano” si intrattiene sulle ragioni  del fascino di Time Square: la piazza visitata ogni anno da 37 milioni di turisti. Della marea nera il CORRIERE invece parla alle pagine 18 e 19 in cronaca: da segnalare in particolare il reportage di Massimo Gaggi in barca con un pescatore che dice: “«la mia terra che muore. Qui scomparirà tutto»”. Dice Ron Price: «la marea nera non è un fulmine a ciel sereno: ucciderà in fretta qualcosa che sta morendo…Ho votato per il Partito repubblicano e mi stanno bene le regole del mercato, ma davanti a disastri come questi dallo Stato mi aspetto molto di più»

 IL SOLE 24 ORE dedica spazio al caso petrolio solo nella versione online. “Obama arriva in Louisiana: catastrofe senza precedenti” il titolo che racconta delle reazioni del presidente Usa di fronte al mare di greggio. «La marea nera riversatasi nel Golfo del Messico dopo l’esplosione di una piattaforma offshore della Bp “è una catastrofe senza precedenti” e la compagnia petrolifera britannica “pagherà”: lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, giunto in Louisiana per visitare le zone colpite. “Credo che gli americani si rendano conto che siamo di fronte ad una catastrofe ecologica forse senza precedenti: le cose siano chiare, la Bp è responsabile di quanto accaduto, e la Bp pagherà. Ma, come Presidente, non risparmierò alcuno sforzo per affrontare questa crisi”, ha concluso Obama. La autorità federali statunitensi hanno vietato la pesca dal delta del Mississippi fino alla Florida. Il disastro non potrà venire arginato prima di almeno una settimana, secondo quanto reso noto da Bp. Si tratta dello scenario più ottimistico, dato che si basa su una tecnica di recupero del greggio utilizzata fino ad ora in acque basse e mai su un pozzo situato ad oltre 1.500 metri di profondità; se non dovesse funzionare, occorrerà scavare un secondo pozzo che tagli fuori il primo, operazione che potrebbe portare dei mesi».
 
In copertina la foto di Obama “ sotto assedio” da “attentati, disastri e amanti: povero Obama”. Partiamo dalla fine tanto che IL GIORNALE dedica mezza pagina al supposto tradimento del presidente degli Stati Uniti  con tal Vera Baker, 35 anni. Lo scoop, presunto, è del tabloid National Enquirer e un gruppo conservatore offre un milione di  dollari per le prove. Sulla marea nera solo una foto notizia dove Obama commenta che la situazione  «è più grave del previsto, le perdite si sono triplicate». Sull’autobomba a New York la cronaca e due analisi. La prima di Gian Micalessin che scrive: «è l’ultima frontiera del terrore e sarà l nuova  prima linea della guerra ad Al Qaida, il nuovo obiettivo degli aerei senza piloti già usati per martellare i santuari pakistani di Bin Laden. Il fallito attento  accelererà  l decisione di utilizzare i Predatori per colpire lo Yemen sotto osservazione dal 23 dicembre scorso e dove ci sarebbero  36 americani di fede musulmana pronti a infiltrarsi  sul suolo statunitense. La rivendicazione pakistana quindi non convince». Fausto Biloslavo  allarga lo scenario dei “nemici giurati dell’America”  che va dai «noti bombaroli  della frangia pachistana dei talebani,  delle zone tribali al confine con l’Afghanistan, a quelli  della Rivoluzione musulmana che sono un gruppo di estremisti  radicati a New York». Un’altra serpe in seno degli Stati Uniti  si è rivelato David Headley, padre pachistano e madre americana arrestato perché in combutta con Laskhar Taiba, i terroristi di Mombay del 2008. Un altro nervo scoperto è la costola somala della guerra santa. Infine l’altra pista è quella dell’estremismo di destra che, secondo il  Dipartimento per la sicurezza,  sta nascendo «a  causa della crisi economica e dell’elezione alla casa bianca d un presidente di colore».

 

“Ora il nucleare farà meno paura”. E’ il titolo di un editoriale in prima pagina de LA STAMPA a firma di Vittorio Emanuele Parisi, che definisce Obama un presidente «pragmaticamente ecologista», che «si è definito favorevole al nucleare per ridurre l’inquinamento atmosferico e i rischi connessi alle trivellazioni sempre più “audaci”». L’editorialista parla dell’attuale sistema economico sempre più affamato di energia e scrive che «Proprio la magnitudine della tragedia ci offre però anche l’opportunità di chiedere con forza che si ricominci, finalmente, a riflettere con serietà e senza pregiudizi sul fatto se il mondo può permettersi di continuare a puntare in maniera quasi esclusiva sugli idrocarburi e i combustibili fossili», «o se invece all’inizio del XXI secolo il nucleare non sia alla fine l’investimento meno pericoloso». A pagina 6 e 7 un primo piano sull’arrivo di Obama nel Golfo “Obama: i petrolieri pagheranno” e un reportage fra i pescatori: “Con i pescherecci sul Delta in agonia”. La National Oceanic Atmospheric Administration ha decretato la sospensione della pesca commerciale e sportiva nelle acque interessate dalla maria nera. Enorme il danno economico ma senza paragone quello ecologico: «Se ci vorranno tre mesi per fermare la falla» scrive LA STAMPA, «occorrerà mezzo secolo per il ripristino dell’intero ecosistema, dicono gli esperti».”L’ambulante si scopre eroe: Da quel Suv esce fumo”. LA STAMPA pubblica ritratto e storia di Lance Orton, l’uomo che ha permesso di sventare l’attentato a New York: «A sventare l’attentato di Times Square è stato un venditore afroamericano di t-shirt bianche con impressa la scritta “I love NY”. Lance Orton è un veterano del Vietnam, al ritorno dalla guerra ha faticato molto a trovare un lavoro per reinserirsi nella sua città: alla fine l’unica scelta possibile è stata quella del banco ambulante…». Sabato pomeriggio Orton ha messo in pratica lo slogan di cui è tappezzata la città di NY: «See something, say something», «Se vedi qualcosa, dì qualcosa». La polizia di New York si è affidata a questo motto per far capire alla gente che la costante cooperazione di ogni cittadino costituisce la miglior difesa da possibili atti terroristici. Per i newyorkesi è diventato naturale attirare l’attenzione degli agenti se si imbattono in un pacco abbandonato o in individui con atteggiamenti sospetti. «Lance Orton ha dimostrato una volta di più che i newyorkesi si proteggono l’un l’altro con gestio quotidiani, banali, ai quali in molti non fanno neanche più caso» ha commentato Christoph Voss, ex agente Fbi nell’unità anti terrorismo di Manhattan.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

LEGA
LA REPUBBLICA – Il ministro Calderoli ha detto in tv che non celebrerà i 150 anni dell’Unità d’Italia e si aprono le polemiche. Il titolare della Semplificazione, coerente con il suo mandato, ha detto: «La celebrazione in se stessa ha poco senso. Meglio dare soluzioni, sollevare la bandiera non basta, è inutile parlare di un totem sapendo che ci sono differenze nel Paese». Tra le reazioni, quella di Giulio Andreotti, intervistato di fianco: «celebrare l’Unità è un dovere non un’opzione facoltativa… Stiamo parlando di un traguardo della storia, non della cronaca. E guardando agli avvenimento di un periodo così lungo sono più le cose che hanno funzionato bene di quelle che sono andate male».

 

GRECIA
CORRIERE DELLA SERA – “Tutti gli errori dell’Europa” è il titolo del commento di Lorenzo Bini Smaghi al crac di Atene che oggi dà il titolo di apertura al quotidiano milanese. Scrive il membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea: «L’euro non è solo la moneta comune di una unione tra 16 Paesi e oltre 300 milioni di cittadini, ma comporta legami politici ben più stretti di quanto pensassimo. Le difficoltà di un Paese si riflettono direttamente sugli altri, con conseguenze non economiche e finanziarie. Come dimostrano i casi recenti della Lettonia e dell’Ungheria, se la crisi fosse avvenuta in uno degli altri Paesi europei fuori dall’area dell’euro, l’Unione avrebbe partecipato al salvataggio, insieme al Fondo Monetario Internazionale, senza particolari difficoltà. Una crisi all’interno dell’area dell’euro comporta invece dimensioni politiche di ben ampia portata. In secondo luogo, all’origine della crisi greca non c’è stato solo un problema di bilancio, ma una questione politica fondamentale, che molti hanno sottostimato. Se le difficoltà di bilancio della Grecia fossero state prodotte da un evento esogeno, come un terremoto, la crisi si sarebbe risolta rapidamente. La Commissione europea dispone peraltro di risorse finanziarie ingenti per far fronte ad eventi «fuori dal controllo degli Stati Membri». Conclude Bini Smaghi: «Anche la lunga crisi europea di queste settimane può servire da esempio per indurre gli altri Stati europei a risanare per tempo i propri bilanci pubblici e all’Europa per dotarsi di procedure e istituzioni più efficienti. Questa crisi può servire anche agli Stati che si vogliono dotare di strutture federali, affinché definiscano meccanismi rigorosi che evitino che lo Stato centrale (cioè le altre regioni) si trovi a dover ripianare i debiti creati a livello regionale».

 

SOLARE
IL SOLE 24 ORE – Cristiano Dell’Oste firma “Per il 55 per cento un successo solare” in cui si approfondisce il boom del solare italiano. «Il signor Rossi non esiste. Se esistesse, però, sarebbe proprietario di una villetta in Brianza, costruita tra gli anni 60 e i primi anni 80. Una casa di circa 160 metri quadrati, con il riscaldamento a metano e le finestre nuove di zecca: vetri ad alta efficienza installati grazie alla detrazione fiscale del 55% sul risparmio energetico. Il signor Rossi non esiste. Non “questo” signor Rossi, perlomeno. Ma il suo ritratto riassume bene le caratteristiche medie dei 590mila italiani che finora hanno sfruttato lo sconto fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio». Sfortunatamente gli incentivi sono validi solo fino al 31 dicembre di quest’anno e una proroga non sembra essere all’orizzonte. «Per ora, le cifre disponibili dicono che il 55% è una detrazione molto più “padana” di quanto si possa immaginare a prima vista. Dei 3,5 miliardi spesi nel 2008, praticamente la metà è riferita ai contribuenti di Lombardia, Veneto e Piemonte. E la percentuale sale al 61% se si include anche l’Emilia Romagna. Come dire: le quattro maggiori regioni del Nord hanno speso (e ricevuto, in termini di detrazioni) più di tutte le altre messe insieme. “Su questo dato influisce probabilmente una quota di sommerso, che nelle regioni meridionali è più elevato, ma bisogna sottolineare l’effetto positivo che il 55% ha avuto anche al Sud, dove pur nell’esiguità degli importi ha fatto emergere una fetta di mercato che era in nero, ad esempio nel solare termico“, commenta Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente. Oltre alla geografia della detrazione, bisogna considerare gli edifici coinvolti. Nel 2008 il 43% degli interventi ha riguardato immobili realizzati tra il 1961 e il 1982, cui va aggiunto un 21% di edifici più recenti. A ben guardare, dunque, meno della metà dei “cantieri verdi” ha interessato edifici costruiti prima degli anni 60».
 
 
RIMESSE
IL SOLE 24 ORE – “I cinesi guidano la multinazionale delle rimesse” di Francesca Padula con richiamo in prima sottolinea come Prato guidi la graduatoria delle rimesse degli immigrati. «Da qui l’anno scorso ogni straniero (regolare residente) ha mandato a casa ben 16.760 euro, mentre Biella è proprio in fondo alla graduatoria con meno di 429 euro pro-capite. Il “bastimento” più carico di risparmi è quello che parte alla volta della Cina, dove è destinato quasi un terzo delle rimesse spedite dall’Italia, poco meno di 2 miliardi. Al secondo e terzo posto quelli per la Romania e le Filippine, rispettivamente 823 e 800 milioni, poi con somme molte più basse arrivano gli invii destinati a Marocco, Senegal, Bangladesh e Perù». Si tratta di una crescita esponenziale. «Gli immigrati che lavorano in Italia hanno costruito in dieci anni un grattacielo di risparmi. Mattonella dopo mattonella, quella che era una palazzina a tre piani è diventata un colosso di oltre trenta piani: le rimesse che valevano meno di 600 milioni di euro nel 2000 sono diventate una “multinazionale” che supera 6,7 miliardi. Una cifra che eguaglia il fatturato del settore biotech, cioè è pari al valore della produzione di quella fetta di giovani aziende italiane innovative che danno lavoro a 50mila persone». Come si è arrivati a queste cifre? «A spiare in queste cifre ci ha pensato la veneta Fondazione Leone Moressa, che ha suddiviso i dati ufficiali rilevati da Bankitalia a livello regionale e provinciale. Quanto vale un “mattone” del grattacielo? Ben 1.735 euro (la media 2009) è la cifra che ogni immigrato (solo regolari residenti) manda a casa. Un po’ meno di quanto riusciva a inviare prima della crisi: nel 2007 erano poco più di 2mila euro».

 

8 PER MILLE
IL GIORNALE – In sordina,  nelle ultime righe Vittorio Feltri commenta la notizia che sarebbe un prete, tal Evaldo Biasimi di anni 83,  a essere coinvolto nel giro di «tangenti e tangentine attorno all’imprenditore Anemone con il ruolo, si “bancomat”». Nell’editoriale Feltri ripercorre la vicenda ampiamente illustrata all’interno del quotidiano, e afferma: «Fra scandali piccoli e grossi  l’organizzazione religiosa rischia di perdere in parte la fiducia dei cittadini. Ai quali  in ogni caso mi permetterei di ricordare che la Chiesa nonostante abbia le sue macchie, come tutto ciò che è umano, va sostenuta senza indugi perchè  il bene che fa è nettamente superiore al male. Continuerò a darle il mio otto per,mille. E voi? Il dibattito è aperto».

 

USA
ITALIA OGGI– Non è una grana ma è un motivo di preoccupazione per Obama e per l’economia americana. Secondo il pezzo “Sempre più emigrati rinunciano alla cittadinanza Usa” nell’ultimo trimestre 2009, 502 americani che lavorano all’estero hanno rinunciato alla nazionalità americana, più del doppio rispetto agli espatriati di tutto il 2008.  Oltre a quelle approvate, migliaia di domande di rinuncia, secondo il pezzo, sono depositate nei consolati Usa sparsi in tutto il mondo. Il motivo? L’america costa troppo. Gli Usa tassano i cittadini americani emigrati all’estero che devono anche denunciare i conti correnti nei paesi dove vivono e lavorano il cui importo supera i 10.000 dollari. La notizia è pubblicata nella sezione info.mondo.

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