Non profit

Spagna e Grecia, si allarga l’Eurocrisi

Paura e tensione sui mercati finanziari

di Franco Bomprezzi

Paura del contagio, dalla Grecia alla Spagna, la finanza trema e l’euro vacilla. Giornata nera per i mercati e per l’economia del Continente, i giornali cercano di raccontare non solo la cronaca ma le possibili conseguenze nel futuro, e il pessimismo si fa strada.

“Spagna declassata, giù i mercati”, titola il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina. «Mentre la Germania esita sul salvataggio della Grecia, il contagio si allarga: dopo Atene e Lisbona, l’agenzia Standard & Poor’s ha declassato il debito di Madrid. In gioco c’è la stabilità dell’euro. Al termine di una giornata convulsa, il cancelliere Angela Merkel ha ripetuto che la Germania «darà il suo contributo» solo se il governo greco prenderà ulteriori misure di austerità. Ormai il tempo per intervenire è sempre più esiguo: per il salvataggio potrebbero essere necessari 100 miliardi di euro. Appello del governo Papandreu: «Non possiamo tagliare i salari». In grande evidenza anche una tabella con il rendimento dei titoli di Stato biennali (più sono alti, più alto è il rischio paese): la Grecia è al 22%, il Portogallo al 5,6%, la Spagna al 2,3%, la Germania allo 0,8%. Proprio sotto si legge l’incipit del corsivo di Federico Fubini “Tutti gli errori da non ripetere”: «Ora che il fallimento della Grecia è alle porte e l’euro è in bilico, le istituzioni finanziarie mondiali non devono ripetere gli errori americani: il governo Usa non volle salvare la Lehman per non premiare la gestione irresponsabile e si scatenò la recessione, oggi un mancato intervento in soccorso di Atene può innescare una catastrofe». Nel reportage di Antonio Ferrari (“Atene non brucia, ma attacca gli speculatori (e svuota i conti)”) parla di un paese che sta cadendo in «un diffuso scoramento» in preda  a insicurezza e depressione collettiva. Ferrari però segnala anche come ad Atene «l’evasione fiscale sia endemica. Sono appena 5 mila i contribuenti ellenici che dichiarano più di 100mila euro». Da Madrid scrive invece Elisabetta Rosaspina: “Lo choc del mito spagnolo: «Noi non trucchiamo i bilanci»” e su Standard & Poor’s il governo spagnolo commenta: «È la stessa che promuoveva Lehman Brothers».

 Alla giornata finanziaria europea di ieri, REPUBBLICA dedica tre pagine. La cronaca del crollo delle borse europee dopo che Standard & Poor’s ha annunciato il declassamento della Spagna è in seconda. Oltre ai numeri sotto il segno dell’orso, il pezzo “Anche la Spagna declassata Borse giù, l’euro va a picco” fa notare che l’annuncio è avvenuto una manciata di minuti prima della chiusura dei mercati. Il tempismo di Standard and Poor, si legge nel pezzo, ha innescato la reazione della commissione Eu, che per voce del commissario Barnier, ha chiesto alle agenzie di rating di comportarsi in «maniera responsabile valutando tutto dei paesi, anche gli sforzi per risanare». Nonostante il pessimismo della cronaca del pezzo, la speculazione incalza, gli spread volano, l’euro sobbalza, in fumo 225 miliardi in due giorni, l’Eu rimane ottimista. «La Ue assicura di non vedere attualmente nessun rischio contagio». Ottimista anche Prodi. «Il problema è assolutamente alla portata delle nostre capacità» ha detto l’ex premier in un’intervista rilasciata a Radio Capital che REPUBBLICA ha puntualmente ripreso. «In questa crisi, abbiamo visto di peggio. Il problema è la volontà politica non la dimensione del problema». Non la pensa così l’economista Jacques Attali. Intervistato da REPUBBLICA, l’economista ostenta pessimismo cosmico. «Ormai non è più questione di mesi, ma di settimane. Se non ci sarà un’azione estremamente forte e immediata, l’anno prossimo l’euro non esisterà più».  Nell’articolo-intervista “L’euro ora rischia davvero. Può scomparire in pochi mesi”, Attali, oltre a sostenere che è mancata «l’intelligenza politica» di agire «almeno due mesi fa», vede un rischio contagio globale: «l’effetto domino minaccia di andare al di là delle frontiere europee…La crisi finanziaria non è stata risolta. E’ stata semplicemente trasferita dalle banche ai governi». Per quanto riguarda le proposte, Attali auspica la creazione di un ministero delle Finanze comune e trasparenza. «Diciamo la verità:tutti i paesi oggi forniscono cifre fittizie, falsificano i bilanci…I vari debiti nazionali sono camuffati in mille modi».

“Dopo la Grecia ora l’allarme arriva in Spagna” è il titolo in copertina  de IL GIORNALE a cui segue un intervento di Francesco Forte “Bisogna lasciare che Atene fallisca”  perché scrive Forte: «il salvataggio del Paese è l’ennesimo soccorso alle banche che hanno comprato il suo debito. La Germania  non vuole fare con la Grecia l’errore che abbiamo fatto noi con Napoli e altri comuni e con i debiti sanitari delle Regioni. Che sono stati ripianati  dallo Stato. Nello scenario attuale dopo la Grecia sarebbe la volta del Portogallo, poi della Spagna e dell’Italia. Nessuno però ha i mezzi per aiutare, occorre aiutarci da soli. L’euro non è un pasto gratis come aveva fatto credere Prodi. La burrasca sta montando e bisogna guidare la nave in modo fermo. Perciò non è tempo di liti nel Governo». Claudio Borghi analizza lo “Lo strano ruolo di Goldman Sachs” svelando che «la banca d’affari americana abbelliva i conti pubblici ellenici con appositi prodotti finanziari incassando  700 milioni di commissioni. Il Gruppo respinge ogni accusa ma ha avuto un doppio ruolo che pesa come un macigno sulla sua reputazione». Intervista allo scrittore Vassilis Vassilikos che indica fra i punti nevralgici della crisi greca la presenza di troppi  addetti pubblici. «Sono oltre un milione su 10milioni di abitanti».

IL MANIFESTO apre in prima con una foto che ritrae i leader Sarkozy, Merkel, Zapatero e Papandreou. Il titolo “Sangue e arena”. In alto la sintesi «l’Ue è un gioco al massacro. Dopo il Portogallo, tagliato da Standard & Poor’s il rating alla Spagna. L’euro ai minimi, borse in nero. Alla fine la Germania annuncia, sotto condizione, 8,4 miliardi di prestito. La Bce: agire in fretta. Atene all’Fmi: no a nuovi tagli dei salari. La Grecia verso lo sciopero generale del 5 maggio. Preoccupata la Casa bianca». A pagina 2 Francesco Piccioni firma “Gli avvoltoi sulla Spagna”. «Si allarga di ora in ora la frana del “debito sovrano” europeo. Ringalluzziti dall’assenza di risposta unitaria da parte dell’eurozona gli speculatori prendono d’assalto il “pesce grosso” iberico. Guida l’attacco Standard&Poor’s, che ha tagliato il rating di Madrid». Quali i problemi della Spagna? «Il debito pubblico è raddoppiato, in questi due anni di crisi, sia in termini assoluti che percentuali (anche se con il 67% sta decisamente dell’Italia attestata al 116%). Il deficit invece è balzato al livello stratosferico dell’11,2%  (secondo i parametri di Maastricht dovrebbe stare sotto il 3), mentre oltre 4 milioni e mezzo di senza lavoro danno un tasso di disoccupazione del 20%» senza dimenticare l’indebitamento privato che, sull’onda della crescita rapida «arriva ormai al 177% del Pil».  

“Piano di 120 milardi per Atene- Merkel: sì ai primi aiuti – S&P’s declassa anche la Spagna”. È il titolo di apertura del SOLE 24 ORE di oggi. La situazione finanziaria occupa le pagine dalla 2 alla 7. Della Spagna IL SOLE si occupa a pagina 5, con un servizio Michele Calcaterra, “S&P’s boccia anche Madrid”: «Visto il quadro generale, i principali osservatori, sono abbastanza  scettici sul fatto che la Spagna riesca nel giro di tre anni a ricondurre il disavanzo pubblico  nei limiti dei parametri di Maastricht. La debole ripresa dell’economia, ritardata di almeno sei mesi rispetto agli  altri paesi della Ue,  e la difficoltà nel varare riforme strutturali come quella  del mercato del lavoro e delle pensioni, fa sì che le prospettive siano poco chiare e che la speculazione  possa avere in futuro buon gioco».

Sulla Spagna solo un piccolo paragrafo alla fine del pezzo “Grecia, Marker accelera sugli aiuti”. Parlando della paura del contagio greco a livello europeo, ITALIA OGGI mette in evidenza che la riduzione del rating spagnolo è motivato dalle deboli prospettive di crescita del paese e riporta una dichiarazione del ministro dell’economia spagnolo Jose Manuel Campa sul futuro dell’economia spagnola:«La cosa importante è rafforzare le misure di medio lungo periodo per la crescita». Come? Attraverso la riduzione del deficit pubblico, dall’11,2% del 2009 al 3% entro il 2013. In tema di riduzione, buone notizie invece sul fronte italiano. Secondo il pezzo “Imprese, mortalità dimezzata. Battesimo per 4.7000 aziende” sono rallentate le chiusure aziendali nel primo trimestre 2010:poco più di 139.000 unità, 10 mila in meno sul 2009. Le aperture di nuove aziende sono in ripresa: 4.700 in più.

L’apertura di AVVENIRE è sull’economia, “E ora nel mirino entra la Spagna”. All’interno il titolo parla di “rischio contagio in Europa”. «La mannaia di Standard&Poor’s non era mai sembrata così implacabile», attacca il pezzo di Pietro Saccò, tanto che già all’ora di pranzo, dopo l‘abbassamento dei giudizi su Portogallo e Grecia, il commissario Ue Michel Barnier aveva invitato le agenzie di rating ad essere «responsabili». E invece nel pomeriggio è arrivato anche il declassamento della Spagna (e tuttavia il giudizio sulla Spagna, AA, resta migliore di quello dell’Italia, A+, precisa AVVENIRE): «per le Borse terrorizzate dal contagio greco è stata un’altra mazzata». Di spalla un pezzo sull’«offensiva» di Bruxelles contro le agenzie di rating, invitate a guardare di più ai piani di risanamento. Ad Atene, invece, «è lotta contro il tempo», con la paura che dilaga tra i dipendenti pubblici e i giovani e chi comincia a portare all’estero i propri risparmi. Tra gli editoriali, quello di Giancarlo Galli dice che «la fase festosa della moneta unica europea è finita e s’apre per tutti una stagione di sacrifici».

“Aiuti alla Grecia, sì di Berlino”. L’apertura de LA STAMPA di oggi è ancora incentrata sulla crisi della Grecia e sugli aiuti messi in campo. Solo citato il declassamento del rating della Spagna. Sul piano di salvataggio della Grecia si focalizza anche l’intervista al ministro degli esteri spagnolo Angel Moratinos Cuyaubé in quanto presidente di turno dell’Unione europea fino a giugno. Parla della crisi, e dello scarso entusiasmo con cui la Germania la sta affrontando, senza menzionare troppo né l’una né l’altra. Di fronte a una domanda esplicita sulle reticenze di Angela Merkel ad aderire al piano di salvataggio risponde: «La Germania ha una convinzione. E’ quella di essere stata per molti anni il paese che ha più sostenuto l’Europa, il maggior contribuente anche finanziario alle sue politiche di crescita. Ora si interroga sulla natura di questo nuovo sforzo. Dal loro punto di vista è naturale». «Noi abbiamo fatto tutto quello che si poteva» dice a riferendosi all’Ue. «Il paradosso dei mercati è che penalizzano anche chi è aiutato. E’ la contraddizione del sistema neoliberale».

E inoltre sui giornali di oggi:

ADOZIONI
CORRIERE DELLA SERA – “«Chi adotta un bimbo non scelga il colore»”. È la linea del procuratore della Cassazione: sarebbe discriminazione razziale. Smentito il tribunale di Catania che aveva detto sì alle coppie che esprimevano preferenze. Ora tocca alle sezioni unite. La denuncia è partita dall’Associazione amici dei bambini. Spiega il presidente Griffini: «Adesso con questo pronunciamento del procuratore generale della Cassazione ci sentiamo decisamente sollevati. Anche perché eravamo convinti che queste discriminazioni fossero finite ed invece sono ancora in vita, persino al Tribunale dei minori di Roma: i decreti vincolati da lì sono roba di questi giorni». 

IL GIORNALE – Il quotidiano dedica una pagina al caso nato al Tribunale di Catania su una supposta “riserva razziale” all’esame delle Sezioni Unite della Cassazione per  fare chiarezza sul fatto «che i genitori adottivi  non potrà esprimere preferenze riguardo all’etnia e nemmeno rifiutare chi ha disabilità. Le associazioni,  si cita Aibi e Marco Griffini, commentano positivamente. E Giovanardi ribadisce l’importanza di valutare le coppie».

LA STAMPA – “Vietato discriminare i bimbi da adottare”. La procura della Cassazione ha bocciato la decisione del Tribunale di Catania che aveva accolto la richiesta di una coppia che si era dichiarata disponibile «all’accoglienza fino a due bambini, di età non superiore ai 5 anni senza distinzione di sesso e religione» e «non disponibile ad accogliere bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea o in condizione di ritardo evolutivo». Ad aver presentato ricorso era stata l’associazione Ai-Bi Amici dei Bambini. Carlo Giovanardi, presidente della Commissione adozioni internazionali, si è dichiarato d’accordo con la bocciatura da parte della procura della Cassazione. Ma ha aggiunto che il problema è la verifica della effettiva capacità delle coppie di accogliere «quelle differenze che costituiscono l’essenza stessa dell’adozione internazionale». Linda Marmetto dell’associazione Cifa racconta che la potenziale madre adottiva aveva motivato così la sua scelta: «La pelle scura è un handicap per il bambino. Quando esce da scuola e la gente fa domande io non so cosa rispondere. Non per me, ma per lui. Meglio zoppo che nero. Cerchiamo di non andarcela a cercare, così sarebbe un problema in meno». Le sue parole sono citate nella relazione psico-sociale che accompagnava il decreto di adozione della coppia italiana. 

MORTI BIANCHE
AVVENIRE – 358mila vittime ogni anno nel mondo: tante le vittime del lavoro contate dall’Ilo-Organizzazione internazionale del lavoro ieri, in occasione della Giornata internazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro. 6300 persone al giorno muoiono per incidenti sul lavoro o per malattie professionali. Il costo economico di questi infortuni è pari al 4% del Pil mondiale. In Italia il 54% degli incidenti sul lavoro si è verificato sulla strada. Un focus sui pvs e uno su Cina e India: con più di 200mila morti, la crescita dei colossi dell’est «è rosso sangue».  

AFRICA
IL SOLE 24 ORE – “Ruanda da inferno a paese modello”. Roberto Bongiorni inviato a Kigali racconta il boom del paese africano: «Oggi, 16 anni dopo il genocidio, il Ruanda è un paese modello per l’Africa. La sua metamorfosi è sorprendente:  una delle migliori reti stradali della regione e moderne infrastrutture. I mezzi pubblici funzionano bene. I richiestissimi moto-taxisti indossano una divisa verde con casco anche per il viaggiatore  e numero telefonico sulla  schiena. Nel quartiere di Kacyru, dove le schiere di moderne villette  striano le pendici delle colline, è in corso un boom edilizio. A Remera  i mercati sono affollati. Le banche sono aperte alle sette di sera,  ed è domenica, giorno festivo nel più cattolico paese d’Africa. (…)  Negli ultimi dieci anni la crescita media è stata del 7-8%, nel 2009, nonostante la crisi internazionale,  del 5,5 per cento. Beninteso, il Ruanda del presidente Kagame resta  un paese povero – metà delle entrate pubbliche arriva dalle donazioni internazionali –  ma è quello  che sta compiendo i migliori progressi. Lo conferma il rapporto  della Banca mondiale “Doing Business 2010”, che ha scelto il Ruanda come miglior posto al mondo per il clima degli affari e la facilità per gli investitori. 

RELIGIONE
ITALIA OGGI – La finanza islamica ha un degno concorrente. Secondo il pezzo “Borsa, nasce l’indice cristiano. Investire a Dio piacendo” Stoxx, la società emittente di indici borsistici, ha lanciato lunedì scorso lo Stoxx Europe Christian Index, il primo indice cristiano di azioni europee. Nel comitato degli esperti anche rappresentanti del Vaticano. Le società interessate a quotarsi non possono fatturare da business relativi alla pornografia, al commercio delle armi, tabacco, gioco d’azzardo e scommesse. 

MINORI
AVVENIRE – Bella storia di Alfredo Tonelli, 66 anni, ex autista di pullman in pensione, da poco insignito del IX Premio Leonardo Murialdo, Una vita per la gioventù. Da vent’anni si dedica anima e corpo (e anche portafoglio) ai bambini del Laurentino, con un campo da calcio e la Polisportiva Joyce. Al Laurentino non c’è un altro posto dove andare. La sua casa è diventata una sorta di casa-famiglia. Storie difficili, di genitori in carcere, tanta droga e violenza in cui anche i piccoli rischiano di cadere. Salvati da quattro calci a un pallone e da «sor Tonelli». 

ONG
LA STAMPA – “Messico, attacco alle Ong: 5 morti”. Anche un italiano è stato rapito durante l’assalto avvenuto ieri nello stato dell’Oacaxa, in Messico, perpetrato con molta probabilità dalle milizie della “Union de Bienestar Social de la Region Triqui” (Ubisort). Un gruppo di volontari delle ong “Cactus” e “Vocal” stava portando aiuti agli indigeni triqui della città di San Juan Copala, che nel 2007 ha proclamato l’autonomia dallo Stato dell’Oaxaca accusando il governo di «discriminazioni e molestie». L’autonomia non è mai stata riconosciuta dalle autorità messicane, innescando una guerriglia che vede contrapposti la Ubisort, espressione del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), all’opposizione a livello nazionale ma al potere nell’Oaxaca, e il “Moviminto de la Unificacion y Lucha Triqui-Indipendente”. «Non è la prima volta che Ubisort impedisce a convogli di aiuti di raggiungere la città “autonoma” mettendo in atto quello che assomiglia a un assedio teso a piegare la resistenza delle comunità che si sono sollevate contro il governatore Ulises Ruiz» scrive il corrispondente dagli Usa Maurizio Molinari. Del gruppo di cooperanti ora 12 risultano dispersi e almeno 5 sono morti.

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