«La nostra società è rotta, ma insieme possiamo ripararla e costruire una Grande Società». Parola dei Conservatori e del loro manifesto per le elezioni del prossimo 6 maggio. Nessuna parola è stata scritta a caso, a partire dalla società rotta (leitmotiv di David Cameron negli ultimi quattro anni) fino alla Grande Società, scritto con maiuscole per segnalare l’importanza strategica di questa nuova idea. Certo è che, anche grazie a questo slogan, in Gran Bretagna la società civile è stata messa al centro della campagna elettorale: più che un tema fra i tanti, una svolta radicale nel modo di governare. Lo spiega bene il titolo del programma di Cameron, Invitation to join the government of Britain: non si tratta più di dare il potere ma di condividerlo. Come? Qui entra subito in gioco la società civile. I Tories prevedono il trasferimento di alcuni servizi pubblici verso organizzazioni non profit e la creazione di cooperative di lavoratori del settore pubblico. Queste idee chiaramente hanno eccitato il non profit, anche se per legge le charity non possono esprimere preferenze politiche: basta però leggere i titoli della newsletter quotidiana di Third Sector Online. La società civile non è però stata dimenticata dagli altri partiti. Anche il partito Laburista ha fatto promesse simili al terzo settore. Quello che Brown ha proposto è una “shareholding society”: una società di cui ogni persona possiede una parte. Identico il valore dato alle cooperative di dipendenti pubblici e in generale allo sviluppo delle imprese sociali.
Entrambi i partiti, poi, si sono pronunciati su giovani e volontariato. I Tories propongono un “National Citizen Service”, una sorta di servizio civile di un mese per i sedicenni, mentre i Laburisti prevedono un “National Youth Community Service”, cioè 50 ore di volontariato che ciascun giovane dovrebbe dare alla propria comunità prima di compiere 19 anni. I Tories hanno parlato di un “Big Society Day” e di una “Big Society Bank” e previsto addirittura che ogni adulto del Regno Unito faccia obbligatoriamente parte di un gruppo di vicinato, una sorta di micro associazione per favorire l’attivismo di comunità. Un po’ più leggero il programma sul terzo settore dell’uomo-rivelazione della campagna elettorale, Nick Clegg. Anche lui parla di decentralizzazione, ma il modello è quello federale. Due i temi interessanti. Primo, sulle donazioni: prevede la creazione di “giving accounts”, conti bancari per facilitare le donazioni e una quota fissa del 23% nelle agevolazioni fiscali. Secondo, la scuola, con la totale emancipazione delle scuole dal governo. Per non parlare dell’abolizione delle tasse universitarie…
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