Tommaso scrive poesie che rivelano un universo profondo, però a parlarci sembra un po’ “fuori di testa”. Ed Enrico, dopo averlo intervistato, ha l’ansia di essere andato male, come se fosse a scuola. Per loro avere a che fare con gli altri è un po’ più complicato dell’ordinario, ma quando li incontri al mercatino delle scarpe e dei vestiti di Poggioreale, periferia est di Napoli, sembra invece che sia tutto a posto, tutto “normale”. Forse perché ci hanno messo un anno ad abituarsi all’idea di uscire dalle mura protette del centro di salute mentale vicino, e di mischiarsi tra la gente, per fare il “bookcrossing”. Enrico ci spiega cos’è: «È un libero scambio di libri tra le persone, che possono prendere quelli che vogliono e lasciarci i loro. Poi ci scrivono un commento andando sul sito, così noi possiamo rintracciare dov’è finito e commentarlo anche noi». Perfetto. Il sito è www.bookcrossing.com e i “bookcorsari” – una ventina di persone dai 20 ai 50 anni – ogni lunedì e venerdì fino a luglio si alterneranno alla “bancarella” di scambio libri allestita all’interno del mercato. Una postazione del tutto particolare: i libri, infatti, sono in mostra su un vecchio gozzo donato dai pescatori di Pozzuoli e riadattato dagli utenti del centro diurno di riabilitazione psicosociale Canone Inverso, gestito dalla cooperativa sociale Il Calderone.
Con loro usare il termine “sofferente psichico” e analoghi equivale a dire una parolaccia: il centro diurno è un luogo di vita e di cittadinanza e preferiscono definirsi cittadini. «Avere un rapporto con l’esterno ci sembra oggi il migliore strumento di cura», dice il presidente del Calderone, Massimo De Benedictis, che spiega: «Non a caso abbiamo utilizzato una barca: è il simbolo del viaggio negli oceani, dove a volte si è soli ma dove si possono fare anche degli incontri. Così i libri sono piccole isole che servono a creare un arcipelago di relazioni tra persone sofferenti e altri cittadini». In un anno sono stati raccolti oltre 500 libri di vario genere, e il bookcrossing integra competenze sociali e sanitarie grazie al Dipartimento di salute mentale dell’Asl Napoli 1, del gruppo di imprese sociali Gesco e della Quarta Municipalità del Comune di Napoli, oltre al contributo della commissione interna al mercato “Caramanico”.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.