Mondo

Il giudice non può scegliere il colore della pelle del bambino

Il Pg della Cassazione favorevole al ricorso di AiBi

di Sara De Carli

Nessuna discriminazione ci può essere nelle adozioni. La Cassazione dice stop ai decreti di idoneità razzisti, che dicono cioè nero su bianco che una coppia è idonea ad adottare ma a patto che, per dire, il bambino non sia nero.

Il procuratore generale della Corte di Cassazione, davanti alle sezioni unite, ha espresso parere favorevole all’accettazione del ricorso contro i decreti di idoneità razzisti presentato nel luglio 2009 dall’associazione Amici dei Bambini per denunciare un decreto razzista emesso dal Tribunale di Catania, che appunto prevedeva per la coppia in questione niente bambini di pelle scura, o comunque diversa da quella tipica europea; niente bambini di età superiore ai 5 anni; niente bambini con ritardo evolutivo (leggi qui l’articolo di Vita di allora).  «Non è ancora una sentenza», precisa Marco Griffini, presidente di AiBi, che combatte questa battaglia da quasi dieci anni. «Tuttavia è un fatto estremamente positivo, finalmente un organo dello Stato prende posizione su questo problema. Fin’ora invece l’ha sempre tenuto in sordina, come se questi decreti razzisti fossero una cosa normale». La sentenza dovrebbe arrivare in poche settimane, non cambierà nulla nell’adozione della coppia catanese da cui il ricorso è nato, ma «stabilisce un importante precedente per il futuro», spiega Griffini.

Per Griffini, infatti, un decreto di idoneità all’adozione internazionale che discrimina alcuni bambini è una contraddizione in termini. Di più, «equivale a una non idoneità all’adozione internazionale, che per definizione è accoglienza di un bambini straniero. Se non accetti questo, vuol dire che devi rivolgerti all’adozione nazionale, che è un’altra cosa».

Quanti siani questi decreti, nessuno lo sa. «L’impressione è che siano molto frequenti, anche se bisognerebbe stupirci che esistono». Anche perché, continua Griffini, «il colore della pelle è solo un simbolo della discriminazione. Dietro ai decreti razzisti ci sono quelli che discriminano i bambini grandi o quelli malati. Mentre invece un bambino è sempre un bambino». La cosa più grave, secondo Griffini, è che questi paletti non sono nemmeno messi per volere delle coppie, che anzi a volte restano quasi «intrappolate» in decreti che non autorizzano abbinamenti con bambini sopra gli otto anni, rendendo di fatto molto più lungo l’iter adottivo: «sono i Tribunali a imporli, di loro iniziativa, per evitare adozioni che semprerebbero più difficili».


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