Welfare

Mamme straniere, più alto il rischio di depressione post partum

Il dato nell'indagine sul percorso nascita in Italia dell'ISS

di Sara De Carli

L’Istituto Superiore di Sanità  presenta oggi l’indagine che fotografa il percorso nascita in Italia, otto anni dopo l’ultima, del 2002. Un focus specifico è dedicato, per la prima volta, a un’indagine supplementare dal titolo “Sperimentazione di un modello di assistenza post-partum alle donne straniere” che fornisce un quadro dello stato di assistenza alle donne straniere e su come vivono gravidanza e puerperio fino a 40 giorni dopo il parto.

Dall’indagine risulta che le mamme in Italia fumano meno, assumono acido folico e seguono i corsi pre-parto. Ma resta ancora alto e anzi in lieve aumento il numero di tagli cesarei e di ecografie. Il parto con taglio cesareo è aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8 del 2008. Diminuisce, invece l’abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende più se allatta al seno. «Rispetto alla precedente indagine i dati sono sicuramente migliorati», spiega Michele Grandolfo, del Reparto Salute della Donna e del bambino in età evolutiva dell’ISS. «Le mamme sono più attente e più informate ma resta ancora alta la medicalizzazione e l’allattamento al seno non è ancora adeguatamente promosso».

I dati rilevano che l’82% delle donne viene assistita da un ginecologo, il 3% da un’ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al 10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo privato (rispetto al 75% del 2002).  Rispetto all’ultima indagine del 2002 aumenta anche la partecipazione ai Corsi di Accompagnamento Nascita (CAN) che passa al 35,5% rispetto al 30% di 8 anni fa. Aumentano le donne che assumono acido folico, nel 2004-05 rappresentavano solo il 4%, nel 2008 sono passate al 20,8%.

 

Il focus sulle mamme straniere  rivela che queste, prima della nascita, fanno più fatica ad inserirsi nel circuito di monitoraggio della gravidanza: il 13% di loro arriva alla prima visita solo dopo il terzo mese di gravidanza, contro il 5% delle italiane. E dopo la nascita, tra loro, il disagio psicologico tocca punte del 30%. L’indagine sulle donne immigrate si è basata su due gruppi: uno di intervento, che ha previsto assistenza domiciliare, e uno di controllo, senza assistenza. I dati hanno dimostrato che le donne assistite nei 40 giorni dopo il parto presentavano un minore disagio psicologico (21,6 contro il 32,6) e una maggiore consapevolezza nella scelta del pediatra (l’82,3% delle assistite contro il 73% di quelle non assistite). Il dato più preoccupante riguarda l’informazione sulle vaccinazioni: il 19,1% delle straniere non assistite non sa quando vaccinare i figli, contro il 13% delle assistite. Ampio divario anche sulla conoscenza della salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi: il 30% del gruppo di controllo non sa di poter restare incinta nel periodo di allattamento, contro il 7,1% del gruppo di intervento. Dati significativi nell’ottica di una maggiore pianificazione di piani di assistenza del percorso nascita per le donne straniere.

 

 

 


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