Non profit
Nucleare, Berlusconi rilancia
Via ai lavori entro il 2013, impegno preso davanti a Putin
Annuncio ad effetto, ed effetto-annuncio: Silvio Berlusconi coglie l’occasione dell’incontro “di affari” con l’amico Putin per rilanciare il programma nucleare, promettendo l’inizio dei lavori entro il 2013. I giornali registrano e commentano.
- In rassegna stampa anche:
- ROSARNO
- SODALITAS DAY
- LA LEGA E GLI INNOCENTI
- CODICE CIVILE
- GRECIA
- ISLAM
- ACQUA
- ECOLOGIA
- DROGHE
- ONG
“Nucleare, cantieri entro il 2013” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, dedicato all’annuncio del premier Silvio Berlusconi dopo l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Due pagine, la 2 e la 3, dedicate all’argomento. Mara Gergolet racconta: “«Entro tre anni, ovvero nell’ambito della legislatura, partiranno i lavori per la costruzione della prima centrale nucleare in Italia». L’annuncio di Silvio Berlusconi con il premier russo Vladimir Putin a fianco – in risposta all’ultima domanda prima del congedo da Villa Gernetto – riporta il vertice italo-russo al centro della politica romana”. Già perché l’annuncio riapre un tema sul quale l’imbarazzo è trasversale, come testimonia il dossier di Sergio Rizzo a pagina 3: “Governatori freddi, Agenzia in ritardo. La partenza nel 2013 obiettivo difficile”. “«Il nucleare nessuno lo vuole»: parola di Renata Polverini, neogovernatore del Lazio. – scrive Rizzo – «Non lo voglio io e non lo vuole Roberto Formigoni», ha precisato. Si potrebbe aggiungere che non lo vuole nemmeno il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale la sua Regione «è autosufficiente». Autosufficiente, come presto sarà anche, dice Formigoni, la Lombardia. Mentre il governatore della Campania, Stefano Caldoro, sostiene che la sua Regione non è adatta a ospitare impianti atomici causa rischio sismico: identica motivazione addotta dal suo collega calabrese Giuseppe Scopelliti. Contrarissimi, e non poteva essere diversamente, sono poi i governatori del centrosinistra, dalla Liguria all’Emilia-Romagna”. E più avanti: “Il fatto è che, secondo chi ha fatto i calcoli del tempo necessario per tutti gli adempimenti, tre anni sarebbero appena sufficienti per avere tutte le autorizzazioni. Se naturalmente ce ne fossero le premesse. Prima di Natale del 2009 il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola si era sbilanciato: «Metteremo la prima pietra entro il 2013». Evidentemente però non aveva calcolato gli intoppi che già si manifestavano per la scelta dei siti, e non soltanto. La questione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, per esempio. Senza quell’organismo non si può fare nulla. L’Enel o le altre imprese interessate a fare le centrali non sono in grado di fare nemmeno un passo, perché tutto dipende dalle decisioni che saranno adottate dall’Agenzia. Che però ancora non esiste. Doveva essere operativa già da qualche mese. Perché non lo è ancora? Si può supporre che sia per i veti incrociati sui nomi che di volta in volta sono stati fatti per le tre poltrone da occupare”. E una infografica indica la mappa dei possibili siti, tredici località da nord a sud, isole comprese. Si vedrà. Di sicuro Berlusconi è consapevole delle perplessità dell’opinione pubblica, tanto da annunciare una vera e propria campagna mediatica di persuasione, attraverso la Rai: “Per questo ho già parlato con gli esponenti della tv di Stato – è la dichiarazione di Berlusconi riportata in un boxino a centro pagina – Un lavoro di convincimento dell’opinione pubblica che durerà almeno un anno”. Il “dietro le quinte” è dedicato invece alle facezie e al rapporto idilliaco fra i due leader, che si concretizza in una cena a base di risotti e barzellette…
“Berlusconi-Fini, patto nucleare- Fini ai suoi: leali col governo” è il secondo titolo della REPUBBLICA di oggi sotto l’Sos della Grecia. I servizi interni alle pagine 10 e 11. Leonardo Coen da Lesmo firma il pezzo di apertura (“Berlusconi, accordo con Putin sul nucleare: «Via alla prima centrale entro tre anni»): «”Con la Russia abbiamo stipulato un accordo che segnerà una svolta per il nucleare”. Questo il risultato più importante del vertice bilaterale fra Italia e Russia che ha visto protagonisti Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Il premier italiano ha voluto subito ricordare di essere legato al suo omologo russo “da molti anni da stima, amicizia e affetto”. A Villa Gernetto, la dimora settecentesca del premier appena ristrutturata, erano presenti tra gli altri anche il ministro Maria Stella Gelmini, Paolo Bonaiuti, Guido Bertolaso, Marco Tronchetti Provera, Fulvio Conti… In cima all’agenda dei colloqui c’è stata soprattutto la sicurezza energetica. Durante l’incontro a Lesmo è stato infatti siglato un accordo tra i due dicasteri della ricerca scientifica per un progetto di ricerca della fusione nucleare, con programma ‘Ignitor’. Il programma si avvale degli esperimenti realizzati dal professore Bruno Coppi e sostenuti da emeriti scienziati russi e italiani. “Abbiamo parlato molto del futuro dell’energia nel mondo, e siglato un accordo che può segnare una svolta per il nucleare. Un progetto che potrà cambiare gli scenari della produzione di energia per le generazioni future e aprire una nuova frontiera dell’energia nucleare'”, ha detto Berlusconi aggiungendo che i lavori per la prima centrale nucleare in Italia “saranno iniziati entro tre anni”. Il ministro Scajola, ha spiegato il premier, “è infatti intenzionato a far partire i lavori entro questa legislatura”. Prima di individuare un luogo in cui realizzare una centrale nucleare, ha concluso Berlusconi, “bisogna che cambi l’opinione pubblica italiana, dobbiamo fare una vasta opera di convincimento, guardando alla situazione francese”». Il dossier è invece affidato alla penna di Andrea Greco (“Energia, meccanica e ricerca la mappa dei miliardi sul tavolo”): «…le maggiori novità di ieri riguardano l’Enel (più dell’Eni comunque impegnata in prima linea nel progetto del gasdotto SouthStream, ndr). Il memorandum siglato ieri…prevede lo sviluppo di una nuova centrale nucleare a Kaliningrad, la prima partnership pubblico-privata nel nucleare in Russia…L’entrata in produzione è prevista tra il 2016 e il 2018 e una quota rilevante andrà nei mercati europei. Inter Rao dirà come costruire il nuovo reattore, Enel valuterà condizioni e modalità della partecipazione».
“Un patto atomico con Putin” è il titolo del GIORNALE che non è solo un gioco di parole. In questi giorni infatti Berlusconi e il premier russo Putin stanno firmando una serie di strategici accordi economici: Eni-Gazprom, Fiat Sollers e Pirelli Finmeccanica-Russia Tech. Sul nucleare è Putin che si è detto pronto entrare nel business che si aprirà in Italia con finanziamenti e supporto tecnologico, leggi forniture e smaltimento di scorie. IL GIORNALE mette in evidenza il bonus «di 10 milioni di euro l’anno destinati agli enti locali e ai residenti delle zone coinvolte». Il riflettore però si sposta su Berlusconi e sulle sue «amicizie impossibili». Paolo del Debbio scrive: «Il rapporto con Stati non troppo liberali come Libia, Russia e Turchia contribuisce a farli uscire dall’isolamento e li avvicina alla democrazia».
IL MANIFESTO non ha nessun richiamo in prima pagina e solo un articolo di taglio basso a pagina 5. «Nell’anniversario di Chernobyl, Berlusconi e Putin rilanciano il nucleare». Nell’articolo si sottolinea che: «con inarrivabile cattivo gusto nella scelta simbolica, Silvio Berlusconi non ha trovato di meglio che rilanciare i progetti nucleari italiani, per giunta facendosi sponsorizzare dall’amico Putin – il cui paese di nucleare ha una sin troppa vasta esperienza (…). Il collega russo, che fra l’altro era venuto a Milano per poche ore prima di una più importante visita in Ucraina, dove pure si è parlato parecchio di nucleare, ha buttato lì l’idea che la Russia possa in qualche modo partecipare ai progetti nucleari berlusconiani, magari con dei finanziamenti, oppure con forniture di combustibile, “si vedrà”». E prosegue «Naturalmente il Cremlino sarebbe ben contento di fornire all’Italia delle centrali “chiavi in mano”, come la Russia fa di solito, ma evidentemente questo non sarebbe molto gradito alla lobby nucleare di casa nostra, dunque Putin si è limitato a offrire una generica disponibilità a dare una mano». E sull’incontro osserva «Nessun accordo rilevante è stato firmato, salvo un’intesa tra i ministeri della ricerca scientifica per un progetto di ricerca sulla fusione nucleare da realizzarsi in Russia; anche la presenza nella delegazione dei capi di Eni ed Enel da una parte, Gazprom dall’altra, non ha prodotto novità particolari salvo una: Enel potrebbe essere interessata a partecipare in qualche modo alla realizzazione di una centrale nucleare in Russia, a Kaliningrad (…)»
“Enel svilupperà in Russia una centrale nucleare”. IL SOLE 24 ORE sceglie di puntare su uno dei punti dell’accordo italo-russo di ieri, cioè il progetto di centrale a Kaliningrad, in cui la nostra azienda energetica collaborerà con la russa Inter Rao Ues. All’impegno di Berlusconi a far partire il nucleare in Italia entro tre anni, IL SOLE dedica uno dei commenti di pagina 12, “L’annuncio di Berlusconi. C’è una data per il nucleare”, molto netto nell’appoggio alla strategia del premier: «Non sarà una passeggiata nel parco. Le reazioni di ieri sono lì a dimostrarlo: minacce di referendum, manifestazioni preventive, urla e strepiti. Tra i governatori e i sindaci – anche tra quelli amici – le opposizioni non mancheranno. Presidente Berlusconi non si lasci impressionare. Il nucleare è una strada obbligata per rendere il paese, le generazioni future, libere dalla schiavitù energetica. È un treno che il paese ha perso già una volta e non può permettersi di perdere ancora. È una grande opportunità per la crescita e per la ricerca scientifica. Tutto il resto è irresponsabile». Un altro commento è affidato a Stephen Tindale, consulente internazionale su clima ed energia, “Tecnologia ponte in attesa del boom delle rinnovabili”: «Dovremmo essere tutti a favore della costruzione di nuovi centrali nucleari, come tecnologia-ponte finché non saremo in grado di ricorrere unicamente a fonti rinnovabili per l’elettricità, il riscaldamento e il carburante. (…) Ho passato 18 anni, dal 1989 al 2007, a disquisire e a battermi contro l’energia nucleare, nel mio lavoro per Ong, think-tank e per il governo britannico. Nel 2006 ho letto dei rapporti sul permafrost che si sta sciogliendo in Siberia; nel processo vengono rilasciate quantità enormi di gas metano, che contribuisce in modo potente all’effetto serra, e questo mi ha indotto a riflettere con grande serietà sulla mia posizione. La crisi climatica oggi è talmente grave che dobbiamo fare tutto il possibile per tenerla sotto controllo. L’energia nucleare non è a emissioni zero di carbonio. Ma è a bassa emissione e, per questo motivo, è venuto il momento di accettarne l’uso come tecnologia-ponte».
“La prima riforma del Cav è nucleare” titola a pagina 2 ITALIA OGGI. ll pezzo di Roberto Miliacca è tutto schierato a favore di un Berlusconi capace di «riagguantare quel ruolo istituzionale e di statista che finora il presidente della camera Gianfranco Fini cercava di vantare solo per sé nel Pdl». «Prima lo ha fatto parlando di riforme e pacificazione nazionale», in occasione del 25 aprile. Poi sul tema delle centrali nucleari: «lo statista Berlusconi ha fatto capire che si faranno le cose con i tempi giusti: non sarà possibile scegliere la sede di una centrale prima di aver compiuto un’operazione di convincimento dell’opinione pubblica».
AVVENIRE a proposito dell’annuncio governativo del ritorno al nucleare sceglie di sottolineare la parola d’ordine «Convincere i cittadini» che fa parte del piano operativo messo in campo da Berlusconi. A partire da una campagna di informazione «con la Rai per spiegare che l’atomo è sicuro». Il controcanto è affidato a tre voci. Ermete Realacci, deputato Pd: « l’ennesimo annuncio denuncia tutte le difficoltà a fra digerire agli italiani una scelta sbagliata e antieconomica». Giovanni de Magistris, deputato IdV: Gli italiani non vogliono il nucleare e lo hanno confermato in un referendum. Così annuncia che è già pronto un bombardamento mediatico, una rieducazione forzata». Ferrero, portavoce della Federazione della Sinistra: «Bloccheremo le centrali se lo tolga dalla testa di farle in Italia».
“Nucleare, la centrale entro 3 anni” titola in prima pagina LA STAMPA. A pagina 6 un primo piano sull’incontro fra Berlusconi e Putin e la firma del pacchetto di accordi economici. «Fra una firma e l’altra, il premier Berlusconi ne ha approfittato per annunciare che “entro tre anni partiranno i lavori per la costruzione della prima centrale nucleare in Italia» scrive l’inviato de LA STAMPA Amedeo La Mattina. Prima di individuare un luogo dove realizzarla «deve cambiare l’opinione pubblica italiana» ha detto Berlusconi, per questo sta pensando anche a degli spot da trasmettere sulle reti Rai. In un’analisi a firma di Marco Sodano si legge che «Durante l’incontro con Silvio Berlusconi, Vladimir Putin ha portato a casa soprattutto una certezza: la conferma dell’appoggio dell’Italia a Gazprom e al progetto Southstream, al quale lavora anche Eni». Berlusconi ha annunciato che i lavori cominceranno nella prima metà del 2012. Il gasdotto farà arrivare in Europa il combustibile dall’Asia centrale attraverso il territorio russo. Insomma, il rubinetto sarà al Cremlino. Al progetto parteciperanno anche i francesi di Edf con una quota del 25. Il che significa che un’altra fetta del mercato è al sicuro: per Gazprom sono garantiti profitti giganteschi e per la Russia si apre «un periodo di serenità finanziaria» scrive LA STAMPA.
E inoltre sui giornali di oggi:
ROSARNO
IL MANIFESTO – Piccolo richiamo in prima pagina «Rosarno, nove caporali arrestati. Gli immigrati avevano ragione» e un’intera pagina (la 8) per raccontare che la procura di Palmi ha scoperto «un’organizzazione per sfruttare i lavoratori extracomunitari. Tra gli arrestati anche nove caporali, tra i quali una donna bulgara: prendevano tre euro per ogni immigrato per trasportarlo nelle aziende agricole dove lavorava 12 ore al giorno in cambio di 25 euro».
SODALITAS DAY
IL SOLE 24 ORE – “Meno fisco per il non profit”. Il SOLE registra la presa di posizione di Diana Bracco, ieri in occasione del Sodalitas Day: «Per sostenere la diffusione nel Paese delle buone pratiche di responsabilità sociale la via da seguire è il trattamento fiscale agevolato dei contributi destinati dalle imprese al non profit. Oggi bisogna fare sistema: queste imprese, che coprono tutti i settori, sono davvero degli straordinari elementi di catalizzazione della coesione sociale. Inoltre, le buone pratiche producono anche ottimi risultati aziendali». Alla Csr e ai temi emersi ieri nell’evento di Sodalitas poi il SOLE dedica un intero inserto di dieci pagine “Sviluppo sostenibile”, con i risultati della ricerca Gsk-Eurisko sulla responsabilità sociale di impresa e molti altri argomenti e storie legate alla Csr (divisi in sei sezioni: responsabilità verso i clienti, sui prodotti, verso l’ambiente, verso la comunità, verso i dipendenti, verso gli staskeholder).
LA LEGA E GLI INNOCENTI
CORRIERE DELLA SERA – “E il Carroccio rivuole la «ruota degli innocenti», titolo a piede di pagina 9, dedicato al progetto di legge presentato in Senato: “Combattere le forme di abbandono che mettono in pericolo i neonati”. In pratica la proposta di legge prevede di escludere il reato di abbandono di minore per quelle madri che affidino il figlio alle moderne ruote degli esposti. La proposta è del senatore Massimo Garavaglia, sindaco di Marcallo con Casone, in provincia di Milano.
CODICE CIVILE
IL SOLE 24 ORE – “Associazioni con spazio profit”. Giovanni Negri anticipa alcuni contenuti della riforma che riguarderà associazioni e fondazioni: «Alla Camera era già pronta per l’esame dell’aula una proposta di legge messa a punto dall’ex sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti (Udc). In quota opposizione, ma con un consenso trasversale, il disegno di legge delega è stato per ora rinviato a giugno. La ragione? Il ministero della Giustizia ha fatto sapere di avere ormai messo a punto e di essere pronto a presentare in Consiglio dei ministri una sua proposta del tutto compatibile con il testo preparato da Vietti. (…) tra i principi generali da rispettare in materia di persone giuridiche e associazioni non riconosciute è prevista, nell’ambito di un ampliamento complessivo dell’autonomia statutaria, la distinzione tra enti che hanno come obiettivo la realizzazione di un fine pubblico o collettivo e quelli caratterizzati dall’autodestinazione agli associati dell’attività svolta. Il provvedimento specifica che vanno inseriti nella prima categoria gli enti che ricevono contributi pubblici e utilizzano in buona parte lavoro volontario. (…) Associazioni e fondazioni potranno poi svolgere quell’attività imprenditoriale, oggi riconosciuta solo dai tribunali. Un’attività, però, che dovrà prevedere contabilità separata tra gestione sociale e imprenditoriale e limiti oltre i quali è obbligatorio un controllo legale dei conti».
GRECIA
LA REPUBBLICA – Bel reportage di Ettore Livini dal paese sul baratro della bancarotta: “«Poche settimane per cambiare tutto!, così ad Atene si corre contro il tempo»: Scrive l’inviato nell’incipit: «La nuova Odissea della Grecia è iniziata ieri – come tutte le avventure epiche che si rispettino – con una burrasca (sui mercati) e una grande battaglia navale. Epicentro, il Pireo.Protagonista la flotta ateniese contro gli invasori stranieri (italiani compresi). Ma soprattutto Grecia contro Grecia. I sanguigni portuali del porto ellenico in sciopero contro il premier Giorgos Papandreou, reo di aver aperto da quest’estate le acque dell’Egeo alle navi da crociera forestiere. Una delle prime liberalizzazioni varate dal governo – “garantisce 800 milioni in più al nostro turismo”, spiega il primo ministro – diventata un banco di prova cruciale per testare la tenuta del sistema sociale nazionale, messo a dura prova dai sacrifici imposti dalla crisi e dal tandem Ue-Fondo monetario… malgrado le proteste (“continueremo a scioperare”, minaccia Gratsos), il governo non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. E l’impressione è che la Grecia, messa davanti al baratro del fallimento, abbia deciso di dare un po’ di tempo a Papandreou. Oggi torneranno in piazza i sindacati dei dipendenti pubblici dell’Adedy, i piloti dei jet militari si sono messi in malattia diplomatica per protestare contro i tagli in busta paga, dieci militanti del Pame hanno occupato ieri il ministero del Lavoro. Ma all’ultima manifestazione anti-austerity di giovedì scorso i presenti erano “solo” (si fa per dire) in 10mila, cifre bonsai per gli standard ellenici. E il Pasok di Papandreou gode ancora nei sondaggi di un vantaggio dell’8,2% sul centrodestra».
ISLAM
IL SOLE 24 ORE – “Perde pezzi il comitato per l’Islam di Maroni”. Mario Scialoja se ne va sbattendo la porta. Il punto sono le nomine: ««Sono stati nominati come sostenitori, e neanche relatori, solo 2 musulmani su 8 – dice Scialoja –. Ma la cosa più vergognosa è che i due più importanti temi, la formazione degli imam e le moschee in Italia, siano stati affidati a relatori non musulmani come Carlo Panella e Andrea Morigi che hanno sempre avuto atteggiamenti notoriamente islamofobi. Ci sono un’infinità di articoli a riprova del loro pensiero. Questo io lo considero vergognoso, inaccettabile e insultante per la comunità musulmana». Anche il professor Paolo Branca «conferma che effettivamente la composizione stessa dei membri del comitato non è stata proprio azzeccata e, facendo un po’ i conti sui relatori (2 musulmani su 8), non dà tutti i torti a Mario Scialoja. Ma evidenzia che viene a mancare al tavolo soprattutto «la futura classe dirigente fatta di seconde generazioni di musulmani che ormai sono effettivamente attivi nella comunità. Era davvero strategico avere anche loro perché sono loro i futuri leader, sono gli interlocutori con cui avere un dialogo continuo nei prossimi anni».
ACQUA
IL MANIFESTO – In prima pagina campeggia il manifesto del film “Niagara” con Marilyn Monroe e il titolo «Acqua pazza». Si osserva: «100mila firme nei primi due giorni. Parte col botto la mobilitazione per il referendum contro le privatizzazioni. “Un successo oltre ogni aspettativa”. La sinistra si ritrova unita dietro i banchetti come non accadeva da anni. La “base” del Pd disobbedisce ai diktat di partito e lavora con il Forum». Sempre in prima è pubblicata la lettera di Stefano Rodotà «Beni comuni, un buon inizio» che inizia: «Cari compagni del manifesto, poiché sono convinto che il vostro giornale possa e debba avere un ruolo importante nella vicenda referendaria sul diritto all’acqua, e poiché in questa vicenda ho deciso di starci, vorrei segnalare alcune questioni che dovrebbero essere tenute presenti nella campagna appena iniziata e che ci accompagnerà nei mesi prossimi». E prosegue osservando che si tratta di un tema globale «(…)Un grande studioso, Karl Wittfogel, ha descritto il dispotismo orientale anche attraverso la costruzione di una “società idraulica”, che consentiva il controllo autoritario dell’economia e delle persone (…)». Sette i punti sottolineati da Rodotà: non si è di fronte alla tradizionale alternativa proprietà pubblica e privata; non significa nulla insistere sulla proprietà formale (l’acqua rimarrebbe in mano pubblica); gli indubbi limiti della gestione pubblica non possono portare a dire che l’unica soluzione sia nel privato; favorire la diffusione dei quesiti referendari in modo semplice e chiaro; evitare l’ennesima polemica interna alla sinistra; parlare della pubblicizzazione dell’acqua della vicina Parigi e «meno di Evo Morales, con tutto il rispetto per la sua azione». E infine: «Dobbiamo essere consapevoli che una battaglia è già stata vinta, che la campagna per la raccolta delle firme e poi quella referendaria produrranno una mobilitazione che, qualche che sia l’esito finale, non lascerà le cose come prima».
ECOLOGIA
LA STAMPA – “La marea nera minaccia la Louisiana”. Un disastro ecologico minaccia il Golgo del Messico. Il 20 aprile un’esplosione accidentale ha investito la piattaforma off-shore “Deepwater Horizon” al largo della Lousiana. In mare sta finendo l’equivalente di mille barili al giorno. Sotto critica la politica estrattiva di Obama. LA STAMPA sente Aaron Viles, direttore del “Gulf restoration network”, che parla di «incidente annunciato», perché «è ovvio per tutti che trivellare vicino alle coste espone a enormi rischi». E aggiunge: «Speriamo che Obama si accorga di quanto sta avvenendo e ripensi al piano di trivellazioni che ha annunciato il 31 marzo». Il pericolo di un disastro ambientale imbarazza anche l’opposizione repubblicana che, con John McCain e Sarah Palin, nel 2008 sostenne la necessità del piano di nuove trivellazioni.
DROGHE
IL GIORNALE – Pubblicati i dati di Europol e commentati da Florinda Maione della società italiana intervento patologie compulsive : “In un anno 24 nuove specie di droghe: boom tra i giovani”. Dall’indagine che si riferisce al 2009 emerge che «costano poco, si trovano facilmente e creano enormi danni alla salute».
ONG
IL SOLE 24 ORE – “Sir Fazle, il bengalese re delle Ong”. Marco Masciaga racconta la storia di Fazle Hasan Abed. Molto interessante: «Brac, la creatura di Sir Fazle Hasan Abed, pur senza essere la Ong più ricca del pianeta, è quella che impiega il maggior numero di dipendenti, insegnanti e volontari (52mila, 64mila e 7mila rispettivamente). E che, con i propri programmi, ha raggiunto in quasi 40 anni di attività in Bangladesh l’incredibile cifra di 110 milioni di persone, a cui se ne sommano altre centinaia di migliaia in otto diversi paesi del mondo dove oggi l’Ong opera». Un modello di Ong innovativo, partito dal microcredito e approdato all’impresa sociale: «Tra queste spiccano Aarong (un colosso del tessile e dell’artigianato che dà lavoro a 65mila persone) e i progetti nel settore caseario, editoriale,dell’allevamento, della pesca, dell’agricoltura, del tè e delle energie alternative. Assieme a Brac University, Brac Bank, bracNet (telecomunicazioni), Documenta (software) e Delta Brac (mutui), queste attività consentono a Brac di dipendere soltanto al 27% dalle donazioni e per il restante 73% dalla propria capacità di fare cassae finanziare progetti nei settori dello sviluppo, della salute, della scuola e dei diritti umani». «Dopo qualche anno di lavoro nel settore del microcredito – spiega Sir Fazle ci siamo resi conto che fornire piccoli capitali non è sufficiente. Molti nostri creditori usavano i prestiti per comprarsi una mucca, ma non in tutti i villaggi c’è bisogno di un nuovo piccolo produttore di latte. Così abbiamo creato centri dove conservare e pastorizzare la produzione in eccesso per poi rivenderla al dettaglio a Dhaka». Una volta trovata una formula per dare uno sbocco commerciale al latte dei propri ex-creditori/neo-fornitori quelli di Brac si sono posti, come avrebbe fatto un’azienda, il problema di aumentare i volumi. La soluzione è stata l’ibridazione delle razze locali con le frisone europee, così da produrre più latte. Un’idea che non solo ha migliorato le condizioni di vita dei proprietari di bestiame, ma ha anche creato duemila posti di lavoro nel settore dell’inseminazione artificiale».
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