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Il capo dipartimento: no allo smantellamento
Bruno Brattoli, in audizione al Senato, valuta come "critica" la riorganizzazione voluta dal Ministero della giustizia, che ridurrà da tre a due le Direzioni Generali
La giustizia minorile italiana? Un fiore all’occhiello anche a livello internazionale. Così il Capo del Dipartimento per la giustizia minorile, Bruno Brattoli, ha illustrato la situazione del sistema penale minorile ai senatori della Commissione Giustizia.
Un sistema che funziona, con numeri sotto controllo:ogni anno i minori denunciati sono circa 38 mila, quelli entrati nel circuito penale circa 18 mila ed infine quelli entrati negli istituti penali per i minorenni circa 500, di cui il 90 per cento di sesso maschile e il 41 per cento di nazionalità non italiana, fra i quali prevalgono i minori romeni e quelli provenienti dall’area maghrebina.
Con riguardo al funzionamento della giustizia minorile italiana, Brattoli ha osservato come sia a livello internazionale che a livello nazionale sia riconosciuta l’efficienza del sistema, tanto che è allo studio l’estensione dell’applicazione di taluni istituti sperimentati nella giustizia minorile, anche al sistema penale ordinario. Al riguardo ricorda il disegno di legge, attualmente all’esame della Camera, in materia di messa alla prova.
Le criticità: carenza di personale e un regolamento pronto al Ministero
Nel sistema, ha dichiarato Brattoli, si profilano però due elementi di “profonda criticità”. In primo luogo lamenta la sostanziale carenza di personale sia civile che di polizia penitenziaria. Sarebbe infatti necessaria l’assunzione di circa 120 unità tra educatori ed assistenti sociali, in quanto l’attività da essi svolta appare fondamentale per il reinserimento dei giovani.
Con riguardo al personale di polizia penitenziaria, Brattoli ha osservato come manchino dalla pianta organica circa 150 unità (per assicurare, tra l’altro, una maggiore sicurezza dei detenuti minorenni evitando così anche il rischio di morti nelle carceri. Al riguardo, Brattoli ha ricordato che si sono verificati nel corso del 2009 tre drammatici episodi).
Riorganizzazione o de-regulation?
Altro tasto dolente, poi, è lo schema di regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia, ancora in corso di adozione. Esso prevede infatti la riduzione da tre a due delle Direzioni generali, in particolare prevede il mantenimento della Direzione generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari; la soppressione delle altre due Direzioni generali; l’introduzione in sostituzione di queste ultime della “Direzione generale per le attività internazionali” ed infine l’incorporazione dei centri per la giustizia minorile nelle costituende direzioni regionali. A parere di Brattoli, considerando che la struttura così come attualmente articolata ha dato buona prova di sé, sarebbe preferibile il mantenimento dello status quo.
La giustizia minorile: la struttura
Il Dipartimento per la giustizia minorile è stato costituito nel 2001, ed è fra i dipartimenti di più recente istituzione del Ministero della giustizia.
Tale Dipartimento presenta un’articolazione amministrativa centrale e territoriale, la quale provvede ad assicurare l’esecuzione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile, garantendo la certezza della pena, la tutela dei diritti soggettivi, la promozione dei processi evolutivi adolescenziali e perseguendo la finalità del reinserimento sociale e lavorativo dei minori entrati nel circuito penale.
In particolare l’articolazione amministrativa centrale è composta da tre Direzioni generali. La prima, la Direzione generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari, la Direzione generale del personale e della formazione, la Direzione generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi.
Più complessa è invece l’articolazione amministrativa territoriale del Dipartimento. In essa sono ricompresi:
12 Centri per la giustizia minorile;
18 Istituti penali per i minorenni (i quali assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria);
29 Uffici di servizio sociale per i minorenni (i quali forniscono assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale);
25 Centri di prima accoglienza (i quali ospitano i minorenni in stato di arresto, fermo o accompagnamento fino all’udienza di convalida);
12 Comunità (le quali assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria nei confronti di minorenni autori di reato).
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