Politica
Che disastro quel decreto
Parla Gabriele Toccafondi, rappresentante Pdl in commissione Bilancio. In edicola con Vita
«Il problema c’è, ma la strada individuata dal governo (cancellare le tariffe postali agevolate, ndr) non è la soluzione. In ogni caso, domani (martedì 19, per chi legge, ndr) raccoglierò le firme per presentare una nuova interrogazione al governo, sul punto. Specie dentro il mio partito, il Pdl».
L’onorevole Gabriele Toccafondi (fiorentino, classe 1972, sposato, due figlie), parlamentare da due legislature e membro del Pdl all’interno della commissione Bilancio e Tesoro alla Camera, fa fare bella mostra di sé a uno slogan, sul suo sito Internet: «Al servizio di tutti, servo di nessuno». Realista e concreto, non attacca il governo in cui si riconosce ma ha molto a cuore il vero dramma in cui le riviste diocesane e non profit sono cadute, dall’approvazione del decreto interministeriale Tesoro-Sviluppo Economico con cui sono state abolite, dal 1° aprile, tutte le tariffe postali agevolate.
L’interpellanza bipartisan che vedeva come primi firmatari gli onorevoli Bobba (Pd) e Lupi (Pdl), il governo per ora l’ha snobbata, mandando a rispondere non il sottosegretario competente (Paolo Bonaiuti) ma Guido Bertolaso. Bobba si è detto «profondamente insoddisfatto» della non-risposta, ma l’Intergruppo per la Sussidiarietà (di cui Toccafondi fa parte) ha allo studio nuove mobilitazioni.
Vita: Onorevole, anche lei ha firmato l’interpellanza bipartisan Bobba-Lupi. Con quali motivazioni?
Gabriele Toccafondi: Le agevolazioni tariffarie postali aiutano soprattutto chi se lo merita, a partire dagli enti non profit. Sono in molti ad usufruirne e lo fanno per far arrivare la loro voce agli abbonati in tempo utile. Non è un regalo per nessuno, insomma, ma il riconoscimento di una utilità sociale. Inoltre, il venir meno improvviso di queste agevolazioni va a incidere su un tessuto economico di micro-imprese come le piccole case editrici, che vendono via abbonamento postale le loro riviste, di enti religiosi e centri diocesani, che fanno sentire la loro voce attraverso una rete storica di associati-abbonati, e, appunto, di enti non profit, che rischiano di dover chiudere i battenti e lasciare a casa migliaia di persone. Si tratta di un’attività sociale e culturale, invece, cruciale e strategica per il nostro Paese.
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