Economia

Responsabilità sociale a misura di persona

di Redazione


i valori cooperativi di Manutencoop.
«Il nostro impegno quotidiano è tradurre
in buone pratiche i valori che ci guidano»,
dice Luca Stanziani, responsabile CsrManutencoop Facility Management S.p.A, è la società leader in Italia nel settore dell’Integrated Facility Management ovvero l’attività di gestione e di erogazione di servizi integrati rivolti agli immobili, al territorio ed a supporto dell’attività sanitaria. Un insieme variegato di servizi ad alta intensità di manodopera che vanno dal cleaning alle manutenzioni passando per gestione del verde, la gestione impianti e attività altamente specialistiche quali la sterilizzazione dello strumentario chirurgico. Controllata da Manutencoop Società Cooperativa ha mutuato dalla capogruppo insieme ai valori cooperativi la medesima spiccata attenzione alle tematiche della responsabilità sociale d’impresa, come racconta a Vita Luca Stanzani, responsabile Csr per il Gruppo.

Vita: Lei è il responsabile Csr per il Gruppo Manutencoop da tre anni. Che bilancio fa?
Luca Stanzani: Manutencoop Società Cooperativa (Manutencoop facility management S.p.A. è nata nel 2003, ndr) ha avviato il processo di rendicontazione sociale nel 1992, con un documento allegato al Bilancio di Esercizio che si chiamava «Bilancio di responsabilità sociale», che fissava per la prima volta la missione dell’impresa. A partire dal 2002, a dieci anni dall’inizio del processo di rendicontazione sociale, il documento è diventato completamente autonomo dal Bilancio di Esercizio. La responsabilità sociale è, insomma, nel dna di Manutencoop. Il nostro impegno quotidiano è tradurre in buone pratiche i valori che ci guidano e, per farlo, abbiamo puntato sulla valorizzazione della persona, mettendo il lavoratore al centro.
Vita:Che nel concreto come si declina?
Stanzani: Manutencoop ha tra i punti della sua missione la valorizzazione del lavoro come fattore di libertà e fondamento della società e la promozione di nuove opportunità occupazionali e di affermazione sociale, con particolare attenzione alle categorie esposte alla disoccupazione, alla sottoccupazione e a situazioni di sfruttamento. Questo si traduce, concretamente, in una continua crescita del numero dei dipendenti con la garanzia di condizioni contrattuali solide e certe.
Vita: Quali sono i vostri numeri?
Stanzani: Il Gruppo Manutencoop impegna oltre 15mila dipendenti, di cui il 94% assunti a tempo indeterminato. Si tratta certamente di un tratto distintivo della nostra azienda: non è facile, infatti, trovare percentuali analoghe nel mercato del Facility Management e in particolare nel segmento del cleaning, settore in cui è impiegata la maggior parte dei nostri lavoratori. Tra gli elementi caratteristici, mi preme sottolineare che Manutencoop impiega prevalentemente donne (58%) e conta un numero significativo di lavoratori stranieri (13,6%). Per quanto riguarda le qualifiche, gli operai rappresentano l’87,4% della forza lavoro, gli impiegati il 12% e i dirigenti lo 0,6%.
Vita: Concentriamoci sulle donne…
Stanzani: Le donne sono la maggioranza della nostra forza lavoro, peraltro il 25% delle nostre dipendenti ha meno di 35 anni. È logico e naturale che a loro siano dedicati particolare impegno ed attenzione. Oltre alle normali tutele contrattuali, stiamo predisponendo strumenti che favoriscano la conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita delle nostre lavoratrici. La difficoltà principale risiede nel fatto che i turni di lavoro, in particolare nel settore delle pulizie, spesso non possono coincidere con gli orari dei servizi educativi. Abbiamo inizialmente valutato la possibilità di aprire asili aziendali, ma non avendo Manutencoop una concentrazione industriale si sarebbe trattato di una misura inefficace. Abbiamo allora avviato un dialogo con le cooperative sociali gli enti locali per progettare dei servizi per l’infanzia rivolti alle nostre lavoratrici.
Vita: E per quello che invece concerne i lavoratori stranieri?
Stanzani: In tutto contiamo 70 diverse nazionalità di provenienza, in particolare marocchini, filippini e ghanesi. È evidente che, in questi casi, il primo problema da affrontare è, senza dubbio, quello della lingua, perciò i manuali e le nostre pubblicazioni, anche l’house organ aziendale, vengono tradotti e divulgati in inglese, francese e arabo. Cerchiamo poi, se possibile, di indirizzare il lavoratore verso corsi di studio della lingua italiana. Quello che ci preme maggiormente è, tuttavia, contrastare, attraverso il rapporto quotidiano e fianco a fianco sul posto di lavoro, diffidenze e pregiudizi.
Vita: In che modo pensate di veicolare quest’immagine?
Stanzani: Intanto contribuendo a demolire i cliché comuni dell’immigrato: da un?indagine conoscitiva interna è emerso che moltissimi nostri lavoratori hanno conseguito nei Paesi di provenienza titoli di studio molto alti. Inoltre, vi è il capitolo della legislazione italiana sull’immigrazione. Per un’azienda come la nostra, la trafila burocratica per la richiesta e il rinnovo del permesso di soggiorno imposta dalla normativa vigente rappresenta un problema. Su questo cerchiamo di sensibilizzare e stimolare politica e istituzioni.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA