Non profit
Cosa abbiamo fatto con la vostra firma
Una rendicontazione giornalistica della destinazione del primo 5 per mille

Dove sono finiti i soldi
degli italiani? All’inizio
il fisco non ha imposto alcuna rendicontazione, ma
il non profit è comunque pronto a darne conto, euro dopo euro. Dal microscopio del ricercatore all’accoglienza del bambino soldato, passando per l’ambiente e le famiglie
in difficoltà L’obbligo di rendicontazione per il 5 per mille scatterà solo da quest’anno, per i fondi in erogazione, legati alle dichiarazioni del 2008. Eppure non c’è realtà – piccola o grande che sia – che abbia anche solo un filo di esitazione dinanzi alla domanda: «Cosa avete fatto con i soldi del 5 per mille?». Tutti pronti e scattanti. Ecco una rendicontazione, sotto forma di racconto, di quel che ha prodotto il 5 per mille destinato con le dichiarazioni del 2006, visto che i soldi della seconda edizione sono stati erogati solo a dicembre 2009.
È andato all’estero anche parte del 5 per mille raccolto da Mcl, che sta contribuendo alla costruzione della nuova Università Cattolica di Madaba, ad Amman (Giordania), un campus che accoglierà più di 8mila studenti, e quello di Amnesty International Italia: «Nel 2008 abbiamo utilizzato le risorse principalmente per sollecitare il miglioramento dei diritti umani in Cina, in vista delle Olimpiadi, e per rafforzare l’impegno della comunità internazionale nella Repubblica democratica del Congo», dice Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Ma abbiamo lavorato intensamente anche per le campagne “Più diritti più sicurezza”, in particolare contro la tortura e per il rispetto dei diritti umani nella guerra al terrore, “Mai più violenza sulle donne” e “No alla pena di morte”».
Doppio fronte per la Fondazione don Carlo Gnocchi, presente sia negli elenchi della ricerca sanitaria sia in quelli delle onlus, per un totale che nel 2006 ha sfiorato i 620mila euro. «La quota assegnata alla ricerca va alla ricerca dei nostri Irccs, orientata alla riabilitazione», dice Stefano Malfatti, responsabile Fund raising. La quota per il volontariato, invece, ha sostenuto un centro di riabilitazione in Bosnia e un programma pilota in Sri Lanka. «La ong è la nostra branca più strutturata a lavorare per progetti», spiega Malfatti. Ma il 5 per mille ha cambiato il modus operandi: «Quello del 2010 andrà al progetto “I Bambini nel Cuore2, per il primo centro di riabilitazione cardiologica pediatrica».
«Sosteniamo le attività rivolte ai trenta bambini delle nostre comunità», dice invece Tiziana Macciò, ammistratore delegato di Caf onlus, «soprattutto per le cure sanitarie, come la logopedia, o il sostegno al percorso scolastico, con degli educatori». Arché ha usato il suo primo 5 per mille, 88mila euro, soprattutto per contribuire alla gestione della sua Casa di accoglienza per nuclei mamma-bambino: «Ma abbiamo anche aperto una nuova sede, a San Benedetto del Tronto», dice Mirella Savegnago. «Impensabile senza un finanziamento così».
I tre milioni di euro destinati ad Ail sono stati ridistribuiti tra le 80 sezioni provinciali, che hanno puntato soprattutto sull’assistenza domiciliare dei malati e sul sostegno delle Case Ail, che ospitano i pazienti che devono affrontare lunghi periodi di cura lontani da casa. I quattro destinati a combattere la sclerosi multipla, cioè ad Aism e Fism, hanno finanziato progetti triennali complessi, tra cui uno sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e uno sul nesso tra sclerosi multipla e virus di Epstein Barr. E quest’anno, grazie anche al 5 per mille, almeno 900mila euro andranno all’ultima frontiera della ricerca, il legame tra sclerosi multipla e Ccsvi.
Il gigante Airc, infine, che con la sola dichiarazione del 2006 portò a casa 32 milioni di euro. «Nel 2008 Airc ne ha utilizzati 9 per completare il finanziamento di tutti i progetti presentati nel bando di ricerca 2008 e giudicati eccellenti», spiega Piero Sierra, presidente di Airc. Gli altri 23 milioni sono in cassaforte, per il programma «Molecular Clinical Oncology – 5 per mille», che nei prossimi cinque anni vuole portare il meglio della ricerca oncologica direttamente al letto del paziente.
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