Non profit

Stabilizzare il 5 per mille

di Redazione

Fino ad oggi il 5 per mille è introdotto di anno in anno nella legge Finanziaria (scelta che ha provocato di volta in volta numerosi intoppi burocratico-amministrativi). Dalla società civile, dal mondo accademico e da quello politico è fin da subito stata avanzata la proposta di stabilizzare il 5 per mille. Il perché lo spiega con chiarezza Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Padova e membro dell’Agenzia per le onlus: «nessuno sapeva come sarebbe andata. C’erano dei precedenti: ad esempio il 3 per mille ai partiti politici era stato un fallimento. Invece la risposta è stata straordinaria, un vero plebiscito a favore del non profit che ha surclassato tutte le categorie ammesse. Il 5 per mille è uno strumento di democrazia: voti ogni anno e in questo modo contribuisci a far sì che le organizzazioni non profit abbiano fondi per le loro iniziative. Non solo. Favorisci uno sviluppo virtuoso del settore: ogni realtà è spinta a dimostrare come ha utilizzato le risorse. È importante stabilizzare la misura: le non profit avranno la certezza di una fonte stabile di finanziamento». 

Il disegno di legge per la stabilizzazione
Presentato all’inizio di febbraio 2009 da un nutrito gruppo di senatori e deputati di entrambi gli schieramenti facenti parte dell’Intergruppo per la Sussidiarietà (tra i firmatari il vicepresidente del Senato Vannino Chiti, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri e l’onorevole Ugo Sposetti della Commissione Finanze), il disegno di legge 1366 che stabilizza il 5 per mille è composto da un solo articolo. Saranno ammessi al beneficio le onlus, le associazioni di promozione sociale, le associazioni e le fondazioni, gli enti di ricerca scientifica e sanitaria, le università, nonché le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Comitato Olimpico. È previsto un decreto annuale (di natura non regolamentare, del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei titolari dell’Istruzione e del Lavoro, di concerto con il ministro dell’Economia) che dovrà «le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme». Nella presentazione al ddl, si precisa che specialmente in una fase di crisi come l’attuale «il cosiddetto “terzo settore” rappresenta un settore decisivo per la tenuta del nostro modello sociale».

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