Non profit

scomparsi

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di Redazione

Solo nell’ultimo anno hanno fatto perdere le tracce oltre 1.300 persone. Ad oggi in Italia ne mancano all’appello 25.871. Il 41% di loro sono minori, in grande maggioranza stranieri. Cifre da allarme. Eppure, a parte le associazioni di familiari, sono in pochi ad accorgersi del fenomeno. E così
le proposte di legge finiscono nel dimenticatoio
C’è chi, è la storia di un sessantatreenne milanese, è stato ritrovato dalla polizia ferroviaria a Bologna in una mensa della Caritas. Seduto ai tavoli a rimuginare sul quel congedo forzato dal lavoro, il licenziamento, che non aveva accettato e che lo aveva spinto prima nel vortice della depressione e poi a salire su un treno senza una meta precisa. C’è chi, è il caso di Elisa Claps, la sedicenne scomparsa a Potenza nel settembre del 1993, invece non voleva fuggire. È stata ritrovata, mummificata, nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità della città lucana. C’è chi, purtroppo, non è stato ancora ritrovato né vivo né morto. E forse non sarà mai rintracciato. Quasi 26mila persone secondo l’ultima relazione del Commissario straordinario di governo, il prefetto Michele Penta (il conteggio parte dal 1974). Un esercito che finisce nel nulla e che ingrossa sempre più le sue fila.

I numeri
Nell’ultimo anno le nuove reclute sono aumentate di 1.300 unità. Un’armata di italiani (10.755) e di stranieri (15.116) composta di vecchi, adulti e bambini. I minori, ben 10.768, rappresentano il 41% del totale degli scomparsi e sono nella stragrande maggioranza stranieri (8.774). Ragazzini ospiti delle comunità di affido e degli istituti che spariscono perché vittime di reati o per disturbi psicologi (raramente in entrambi i casi) ma soprattutto perché sottratti dai genitori o dai congiunti o, ancora, perché decidono volontariamente di far perdere le tracce.
Un dato, quello delle fughe volontarie dei minori stranieri, allarmante. A fronte di una flessione del dato complessivo degli allontanamenti (da 755 nel 2008 a 439 nel 2009), dovuto in parte al calo degli sbarchi, il numero di ragazzi di origine straniera che è scappato dalle comunità è raddoppiato, passando in un anno da 88 a 151 unità. Fuggono per ricongiungersi ai parenti o per tentare la fortuna. A volte riescono a costruirsi una vita normale, altre finiscono nelle mani di profittatori.
In questo caso, una volta segnalato l’allontanamento, non ci sarà nessuno (o quasi) che li reclamerà. Che lancerà l’allarme ai media, che darà a vita comitati o che affiggerà nelle stazioni manifestini con la foto. Che riuscirà, cioè, a creare quella pressione dell’opinione pubblica sulle forze dell’ordine utile a rendere più fruttuose le ricerche. Se nel caso dei minori, infatti, le indagini partono sempre in tempi stretti, nel caso dei neo-maggiorenni e degli adulti, lamentano le associazioni dei familiari degli scomparsi, talvolta partono con ritardo per leggerezza degli inquirenti o in quanto la fuga potrebbe essere frutto di una libera scelta. Talvolta, va detto, sono i parenti che tardano a sporgere denuncia nella speranza che il “fuggitivo” torni presto sui suoi passi. È fondamentale, invece, che le battute delle forze dell’ordine e dei volontari partano subito.

I malati di Alzheimer
Non tutti gli scomparsi, peraltro, sono in grado di provvedere a se stessi. Nell’audizione di aprile 2009 alla commissione Affari Costituzionali del Senato sulle proposte di legge per favorire la ricerca delle persone scomparse, la presidente nazionale dell’associazione Penelope Italia, Elisa Pozza Tasca, una lunga esperienza nel non profit, nell’impresa e per due legislature nel Parlamento, ha sollevato ad esempio il caso degli anziani malati di Alzheimer che escono di casa e muoiono di fame e di sete perché non sanno più come rientrare. In Puglia, per citare un episodio riportato proprio nell’ultimo rapporto ministeriale, nell’estate 2008 un anziano affetto dal morbo di Parkinson è stato ritrovato morto sul ciglio di una strada statale fuori città alcuni giorni dopo la scomparsa.
«Penelope», interviene la Pozza Tasca, «ha rappresentato un punto di riferimento per le famiglie e, ancor prima, per lo Stato. Il problema delle persone scomparse è stato sottostimato e sottovalutato per un trentennio. Non è un caso se le relazioni semestrali del Commissario straordinario considerino i dati a partire dal 74. L’associazione ha legato le famiglie e l’unione ha permesso di esercitare il ruolo di forza di pressione che compete alla società civile. Non è stato facile neanche trasformare il loro dolore in solidarietà». Anche perché ««se il volontariato pensasse di sostituirsi allo Stato significherebbe che non ha chiaro quale deve essere il suo ruolo nella società».
Anche nei rapporti fra associazioni c’è ancora molto da costruire: «Ci muoviamo sempre, anche negli incontri istituzionali, in collaborazione con l’associazione Alzheimer uniti. Ci accomuna la battaglia per il braccialetto satellitare. Sarebbe un modo innovativo per non smarrire le tracce degli anziani che hanno perso la memoria. Per quanto riguarda invece il rapporto con le associazioni e le comunità di minori purtroppo siamo all’anno zero».

Un parlamento in sonno
La presidente di Penelope ha proposto, fra l’altro, l’uso immediato della tracciabilità delle celle telefoniche per individuare gli scomparsi. Un suggerimento che però non ha trovato spazio nel testo unificato elaborato. Così come, del resto, si sono persi lungo l’iter parlamentare l’istituzione del Fondo di solidarietà a favore delle famiglie e del servizio di assistenza legale e psicologica per i parenti di chi ha fatto perdere le tracce. È stata prevista, invece, la creazione della banca dati sulle persone allontanate e sui cadaveri non identificati.
Un passaggio importante ma, di fatto, inutile. Il governo, per superare l’inerzia parlamentare, ha già istituito infatti in via amministrativa il sistema di ricerca degli scomparsi “Ri.sc”. Grazie poi all’adozione del Trattato di Prum sull’acquisizione dei reperti biologici, le forze di polizia disporranno di un ulteriore strumento di indagine e, soprattutto, potranno iniziare a dare degna sepoltura agli 800 cadaveri non identificati conservati nelle celle frigorifere. Il testo unificato, infine, dà il via libera alla trasformazione dell’attuale Commissario da straordinario a ordinario. Tutte misure importanti. Il punto, tuttavia, è un altro. Le proposte in materia sono ferme in Parlamento da due legislature. Riusciranno mai ad arrivare sulla Gazzetta Ufficiale?

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