Politica
Il Carroccio? Prima l’ho studiato, poi l’ho battuto
Parla Virginio Brivio, a sorpresa neo sindaco Pd a Lecco
Dal partito di Bossi ha imparato la «concretezza», senza però acquisirne i toni propagandistici. «Ormai hanno una doppia faccia: per tutta la settimana a Roma sostengono misure centraliste, poi nel week end tornano qui con i loro slogan». Ma da noi
«la società civile ha capito
il loro bluff»
«Qui la politica si fa in mezzo alla gente, parlando dei loro problemi. E senza scadere nell’intellettualismo da snob di palazzo». In bocca a un esponente leghista queste parole suonerebbero musica nota, ma dette dal nuovo sindaco di Lecco, l’uomo del Pd Virginio Brivio (presidente della Provincia lecchese dal 2004 al 2009), hanno tutt’altro sapore, quasi rivoluzionario. Perché da 17 anni nel capoluogo lombardo dominava il centrodestra. Perché il candidato rivale portava il nome di Roberto Castelli, viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti. E perché nello stesso tempo in cui Brivio evitava il ballottaggio vincendo al primo turno con il 50,2% e staccando di sei punti il suo avversario, alle regionali il centrosinistra si fermava al 38% contro il 53% di Formigoni&co. Un abbaglio collettivo nell’urna dei 48mila lecchesi? Macché. Con il trionfo di Brivio vince un modello destinato a far parlare di sé, mix tra forte apprezzamento del personaggio (il cui impegno nel sociale e nel volontariato, iniziato da studente, ha traghettato non pochi voti) e un metodo operativo che ha rubato la scena alla propaganda leghista, smascherandone i cortocircuiti. Come racconta a Vita lo stesso neosindaco, nato a Lecco come lo sconfitto Castelli.
Vita: Battere la Lega “padrona a casa propria” nella sua terra. Come ci è riuscito?
Virginio Brivio: Nessuna ricetta magica, piuttosto la scelta è stata quella di andare oltre le divisioni tra destra e sinistra, sentite a livello nazionale ma non così forti nel locale, e si è partiti dal non avere tabù rispetto ai cavalli di battaglia della Lega Nord, reinterpretandoli. Un esempio, il binomio sicurezza-immigrazione: spopola nella comunicazione leghista, ma a Lecco, che non è via Padova a Milano, attecchisce poco. E la gente lo capisce, non si beve tutto quello che le viene proposto. L’altro tema è il federalismo: il governo attuale, di cui la Lega è parte, è uno dei più centralisti degli ultimi decenni. Tagli ai fondi comunali, patto di stabilità, ritardo nei rimborsi dell’Ici previsti dalle Finanziarie, potenziale privatizzazione dell’acqua: tutte decisioni che la Lega approva a Roma durante la settimana parlamentare, per poi tornare dalla propria gente nel week end togliendosi la giacca ma non il fazzoletto verde e tuonando contro il centralismo di “Roma ladrona”. Una strategia che altrove funziona ma non a Lecco, dove è stato premiato il nostro lavoro dal basso: durante la campagna elettorale con i 150 candidati della mia coalizione siamo stati molto in strada, personalmente ho partecipato a 28 incontri organizzati da gruppi apartitici in cui si discuteva di temi di quartiere, di cultura e sport del territorio. Il tutto nel tentativo di intercettare gli umori dei cittadini.
Vita: In perfetto “stile leghista”…
Brivio: Da loro abbiamo preso la concretezza, dando però una risposta diversa. La Lega cavalca gli umori solo in termini propagandistici, rispondendo di pancia, noi li riempiamo di contenuto politico, puntando a creare una città coesa che, senza buonismi, non esclude il diverso e non divide in buoni e cattivi. La società civile lecchese l’ha capito e s’è mobilitata come mai in passato.
Vita: A Mantova è successo l’opposto di Lecco. Perché?
Brivio: Astensionismo in primis, ma anche una sfiducia degli elettori dopo la batosta alle regionali. Inoltre, c’è stata qualche divisione interna al centrosinistra, da noi invece è successo l’opposto: durante gli anni all’opposizione, abbiamo rinnovato la segreteria del partito, aprendola a chi aveva nuove idee.
Vita: A livello nazionale, la soluzione sta in un Pd federalista?
Brivio: Sì, bisogna spingere in questa direzione. Un’esperienza sparuta come quella di Lecco dice che è possibile ridefinire la linea dal basso: meno presenza nei talk show, riti interni e argomenti che non sono nell’agenda dei cittadini, più ascolto della gente e del territorio.
Vita: Il suo candidato alla guida del Pd?
Brivio: Un leader che arrivi da gestioni amministrative forti e che quando metta piede a Roma non si dimentichi di queste radici. Penso a Chiamparino, sindaco di Torino, o più in là al giovane Renzi, primo cittadino a Firenze. Più che l’appartenenza a una corrente è importante l’esperienza concreta, fatta di risposte ai bisogni della gente e non di slogan politici che rischiano di rimanere vuoti di significato.
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