Politica

Michele Penta, prefetto in cerca d’aiuto

Parla il commissario straordinario del governo

di Redazione

Aumentano sia le persone rintracciate che quelle scomparse. «La sinergia con il terzo settore e le forze di polizia è fondamentale»«La figura del Commissario non è ancora molto conosciuta dall’opinione pubblica. Nei primi due anni e mezzo di attività, tuttavia, l’ufficio ha compiuto grandi passi in avanti e si iniziano a vedere i primi buoni risultati». Il prefetto Michele Penta, commissario straordinario del governo per le persone scomparse, è soddisfatto della strada percorsa finora dall’unità che dirige. Nell’ultimo anno, come documentato dall’ultima relazione semestrale da poco presentata, a fronte di un incremento del 9% delle persone che hanno fatto perdere le tracce (volontariamente o meno), si è registrata una crescita di quasi il 13% delle persone rintracciate.
Vita: Commissario, quali sono i suoi compiti?
Michele Penta: Due, sostanzialmente. Il monitoraggio delle persone scomparse e dei cadaveri non riconosciuti e il coordinamento delle strutture che si occupano a vario titolo del fenomeno: dalle forze di polizia alle procure, dagli enti locali ai ministeri con cui abbiamo sottoscritto protocolli. Nel caso delle persone affette da Alzheimer, ad esempio, il ministero della Sanità.
Vita: Ci sono resistenze da parte delle forze dell’ordine o delle procure a raccordarsi con il suo ufficio?
Penta: Siamo stati ben accolti. In due anni e mezzo di attività, inoltre, l’ufficio ha aperto autonomamente circa 300 fascicoli per interventi diretti. Casi, cioè, di familiari di persone scomparse che, dopo aver sporto denuncia, hanno contattato direttamente i nostri uffici. In altri casi, invece, sono direttamente le forze di polizia che chiedono il nostro sostegno dopo la denuncia dei parenti. Lavoriamo in sinergia anche con il mondo del volontariato. Penso all’associazione Penelope Italia, ad Alzheimer uniti e, per quanto riguarda i minori scomparsi, a Telefono Azzurro.
Vita: Ci sono procedure standard per le attività di ricerca? Si ha l’impressione che talvolta gli organi inquirenti procedano in modo difforme a seconda dei casi e dei luoghi…
Penta: Puntiamo ad omogeneizzare le procedure attraverso delle linee guida che abbiamo già abbozzato e che attualmente sono al vaglio del Comitato tecnico per raccogliere i suggerimenti delle forze dell’ordine. Si prevede, ad esempio, l’individuazione dello scenario in cui è avvenuta la scomparsa, l’intervento delle unità cinofile e degli elicotteri e dei gruppi del volontariato organizzato: soccorso alpino e gruppi speleologici.
Vita: Il suo ufficio ha anche compiti di prevenzione?
Penta: Non si può certo nel caso degli allontanamenti volontari o degli “scomparsi inconsapevoli”, di chi cioè è andato a raccogliere i funghi ed è caduto in un crepaccio, mentre ci stiamo muovendo sul fronte degli anziani con disturbi psicologici. Speriamo, in accordo con il ministero della Sanità e con il terzo settore, di riuscire ad avviare entro quest’anno la sperimentazione del braccialetto. Il punto è che quelli attualmente in commercio hanno un raggio d’azione che non va oltre i cinque chilometri mentre servirebbero sistemi in grado di controllare gli spostamenti sull’intero territorio nazionale, magari attraverso l’aggancio a sistemi satellitari.


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