Non profit

Il pacifismo popolare sa scaldare i cuori

Parla Lella Costa, testimonial e amica

di Franco Bomprezzi

«Riesce a portare alla luce lo scandalo della guerra. E lo fa difendendo la sua indipendenza. Per questo conquista la gente. E per questo a qualcuno dà fastidio» Lella Costa, attrice e scrittrice, a Roma sabato 17 aprile a piazza Navona ci sarà, per testimoniare il suo attaccamento ad Emergency. Un legame antico, che risale al 1995, cioè praticamente dall’inizio della storia della ong di Gino e Teresa Strada.

Vita: Perché è così forte il legame della gente con Emergency?
Lella Costa: Perché Emergency riesce a rendere visibile e forte il rifiuto della guerra, un rifiuto che non ha inventato Gino Strada, ma che aveva sintetizzato prima di lui don Milani. Il 90% delle vittime di guerra sono civili, solo il 10% militari. La guerra è uno scandalo intollerabile, e negli ultimi tempi sono saltate tutte le regole, e la guerra si è sempre più avvicinata. Il ricorso alla guerra è ritenuto intollerabile da tutti. Emergency si è rapidamente radicata nel territorio, io faccio tournée negli angoli più sperduti del Paese, e trovo sempre un banchetto con i volontari, pronti a dare informazioni, a raccogliere fondi, a testimoniare il lavoro svolto dagli operatori.
Vita: Quali sono le caratteristiche di Emergency che la rendono così popolare?
Costa: Sicuramente il terreno specifico nel quale si impegna, che è quello della cura alle persone civili vittime delle guerre, e poi l’altissimo livello di autonomia economica e operativa dai governi. Emergency non accetta alcun contributo pubblico per la sua azione. E chiaramente si tratta di una organizzazione scomoda, che dà anche fastidio per la sua indipendenza.
Vita: Lei conosce gli operatori di Emergency protagonisti di questa vicenda?
Costa: Sì, conosco bene Marco (Garatti, ndr), ci siamo incrociati più volte anche negli spettacoli che porto in giro per l’Italia. Lui, come gli altri, sono persone speciali, dall’altissimo senso etico nel loro lavoro. Ora, oltre alla preoccupazione per la loro sorte, è gravissimo che la conseguenza sia l’abbandono dell’ospedale, perché i civili continuano a morire e ad essere feriti in Afghanistan, assai più dei militari.
Vita: Come ha sentito Gino Strada in questi giorni?
Costa: Addolorato, e anche stupefatto della reazione in Italia. Fa fatica a credere che sia successo veramente. Quello che è successo lo allontana dal nostro Paese, si sente cittadino di un altro mondo, anche se indubbiamente c’è stata una grande reazione popolare di affetto e di solidarietà. Ma è sicuramente un periodo molto duro, specie dopo la morte di Teresa. Ora è un osservatore stupito di un mondo che non sente più come suo.

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