«Non è facile trasformare il dolore in solidarietà. Chi subisce una sofferenza come quella che ha colpito la nostra famiglia è portato a chiudersi in se stesso». Gilda Milani è la mamma di Milena Bianchi (nella foto), la ragazza di Bassano del Grappa scomparsa nel novembre del 1995 in Tunisia durante una vacanza studio e ritrovata sepolta nel letto di un fiume asciutto nel marzo del 1997. La signora Milani, presidente della sezione veneta dell’associazione Penelope Italia, la sua esperienza l’ha messa al servizio degli altri. Si sforza di dare alle famiglie delle persone scomparse il sostegno che non ebbe lei. Neanche dallo Stato. Basti pensare che solo grazie alle pressione del Comitato di amici e parenti pro Milena sull’allora presidente della Repubblica, la Tunisia accettò l’intervento dell’Interpol, fino ad allora non ammessa nel Paese. Quindici anni fa non c’erano organizzazioni come Penelope in grado di dare quel sostegno che solo chi ha patito sulla sua pelle la tragedia può comunicare. «Quando hai vissuto un’esperienza simile parli col cuore e le famiglie ti ascoltano perché hanno in fiducia in te. Due anni fa ho seguito il caso di un ragazzo veronese scomparso e poi trovato morto. Sono stata la prima persona a cui la mamma ha telefonato dopo il rinvenimento del cadavere», ricorda la mamma di Milena. L’unione, mai come in questi casi, dà la forza e fa la forza. «È l’unico modo per tenere viva l’attenzione e per avere notizie. Quando il clamore si spegne, tutto si blocca e le indagini vanno a rilento».
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