Welfare

Poggioreale, così la vita dei detenuti si è ridotta all’osso

di Redazione

Ma quante ore di coda per i familiari?
I detenuti di Poggioreale sono 2.690, dovrebbero essere 1.400. Un detenuto si è ucciso in cella un mese fa, tre i suicidi nel 2009 con una decina di tentativi falliti. A Poggioreale la vita dei detenuti è ridotta all’osso, possono fare solo tre docce a settimana, non hanno spazi di socialità, le celle sono di pochi metri quadrati con letti a castello e spazi soffocanti. Il direttore Cosimo Giordano però ha annunciato che ci sono già i soldi, un milione e mezzo, per cambiare le cose, a cominciare dalle interminabile attese per i colloqui. La promessa è quella di istituire un call-center per la prenotazione telefonica dei colloqui. I familiari telefoneranno, gli operatori fisseranno il giorno e l’ora della visita. Ma quando?
Il carcere vissuto dal direttore-detenuto
Il dirigente sanitario dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, Adolfo Ferraro, si è trovato improvvisamente a “stare dall’altra parte”, e ha raccontato il carcere visto con questo doppio sguardo, da direttore e da detenuto: «Favoreggiamento, si chiama. Per questo motivo sono stato ospitato in carcere per 17 giorni, fin quando il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di carcerazione, riportandomi allo stato di uomo libero e con il pieno reintegro nel mio lavoro. Ma la mia forzata assenza di questi giorni ha prodotto nella struttura in cui lavoro una recrudescenza carceraria spaventosa: dagli ossessivi veti e controlli con inasprimento di regolamenti penitenziari, a una rigidità burocratica ancora più drastica. Per questo avere vissuto la carcerazione “dall’altra parte”, dalla parte dei reclusi, mi ha particolarmente colpito. Mi ha costretto a fare un viaggio di scoperta, e ad avere nuovi occhi. E la solidarietà che ho trovato tra i reclusi mi è sembrata a volte molto più straordinaria di quella che si trova nel mondo dei cosiddetti liberi».

Intervista agli ergastolani
Molti ergastolani non godono di alcun beneficio penitenziario, ora vogliono far conoscere l’ergastolo ostativo attraverso la pubblicazione di un libro. Per questo invitano giornalisti, uomini di cultura e chiunque desideri porre loro delle domande, a scrivere all’indirizzo email

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